Nick Cave - Skeleton Tree (Aperta parentesi...

di Maurisio Seimani

Ricordo ancora quando nel 1992, avevo 17 anni, mi recai in un piccolo negozio di dischi del mio paesello natale per chiedere se avessero una copia di Henry’s Dream di Nick Cave. Il negoziante fece una faccia un po’ dubbiosa, poi si avviò verso gli scaffali ed infine mi si ripresentò con in mano un disco di Nick Kamen. A quel punto lasciai perdere e questo fece sì che il mio primo incontro con il cantautore australiano si rimandasse d'altri due anni, perché persa quell’occasione mi dimenticai di lui per riscoprirlo solo con il successivo Let love in

In verità l’annedoto di cui sopra altro non è che una nota di colore, che però c'entra poco con quello che sarà il nocciolo di questo post. Il punto fondamentale è infatti la ragione che mi portò a recarmi in quel negozio per richiedere il disco di Nick ("emh…Cave"). Fu una recensione di quell’album che lessi su una rivista, la quale prendeva le mosse dai primi versi della sua prima traccia: “la luna sembrava esausta come qualcosa di cui si ha compassione, sfinita e coperta di macchie senili, sopra i fili elettrici carichi della tensione della città”. "BUM!", mi dissi "Cazzo! Chi è 'sto tizio?" 


Il 1992 si diceva. All’epoca sugli scaffali dei negozi di libri si potevano trovare anche alcune pubblicazioni che si preoccupavano di raccogliere e di tradurre tutti i testi dei maggiori cantautori internazionali. Prima di raggiungere la maggiore età di quei libri io ne possedevo già quattro: Springsteen, Tom Waits, Dylan, The Doors. Verrebbe da dire: beh, oggi una collana simile non avrebbe alcun senso, oggi si può trovare tutto su internet, se non fosse che generalmente su internet si trovano in realtà solo traduzioni fatte da cani senza appello, che dunque giustamente non legge quasi più nessuno. 

Il nocciolo dunque. Ultimamente ho letto diverse recensioni dell’ultimo di Cave, Skeleton Tree, ho avuto anche l’occasione di sentire alcuni pareri di diverse persone che conosco. Alla fine ho realizzato come nel 80% dei casi sia chi si fosse espresso in senso negativo, sia chi si fosse dichiarato entusiasta dell'opera, si stesse in verità quasi sempre esprimendo solo sul lato strumentale della stessa. Mi sono dunque chiesto: "...ma anche Henry's Dream, The Good Son, Let love in saranno piaciuti a tutta questa gente solo perchè erano belle le musiche????". Possibile? 

La sorte che tocca oggi a Cave non riguarda in verità solo lui. Se si parla di artisti stranieri, il pubblico sembra ormai completamente disinteressato al contenuto di un album e la critica pure. La regola vale ormai anche per Dylan, Cohen, Springsteen, Bill Fay, Neil Young, ma anche per artisti relativamente più “recenti” come Sufjan Steven, Elliot Smith, Eeels, Wilco, fino agli attualissimi Jesse Malin, John Grant, Bon Iver o Father John Misty: è grottesco come, sia che si discuta fra amici o che si legga una recensione, i giudizi non contemplino in nessun moto il messaggio eventualmente espresso dai loro testi. Oh, sono catautori questi!

Sia chiaro: anche tempo fa non è che si conoscesse alla perfezione ogni singolo verso delle tracce di un album, anzi…ma anche non riferendosi prettamente a songwriters, fino agli anni 90 si dava ancora un certo peso al contenuto extra-musicale racchiuso in singoli quali Looser, Lithium, Jeremy, Creep giusto per citarne alcuni. Probabilmente anche il fatto che quasi ogni CD contenesse un libretto con i testi scritti in inglese al suo interno in tal senso aiutava.  

Sono questi quei discorsi alla fine dei quali salta sempre su qualcuno a dirti: “Beh? è solo il mondo della musica che cambia come sempre, che c’è di male? Tutto sotto controllo in fondo”. 
Ok, ma a fronte di quanto hanno significato per tante persone, e proprio per il messaggio di cui erano portatrici, canzoni come Like a Rolling Stone, Born to run, Anarchy in the UK, Wish you were here, Sunday Bloody Sunday, Help!Hey Hey My My, Boys don’t cry, Waiting for the man, My GenerationThe End, Hey YouLondon Calling ecc ecc ci si limita a constatare come il rock abbia perso un’altra pietra angolare del suo aspetto più leggendario. 

E dunque, a chiudere, il mio brevissimo giudizio su Skeleton Tree: l’ ho trovato nel complesso toccante, una di quelle opere tanto intime e delicate da riuscire ad assottigliare la distanza fra artista e pubblico fino al limite ultimo possibile. E’ condivisione di malinconia, di tristezza e di dolore profondi ("una fessura viscida che striscia a ritroso per il tappeto e si scontra con qualsiasi cosa"), che dalle parole di Cave si trasmettono nelle note suonate da ogni singolo musicista fino ad uscire tremendamente cristalline dalle casse dello stereo. Le parole appunto: probabilmente le liriche più intense che Cave abbia scritto dai tempi di The Good Son: lo spleen ha qui quei toni profetici sempre cari al cantautore australiano, ma sembra srotolarsi come il sommesso sfogo di una persona che si stia confidando con il suo migliore amico all'angolo di un pub fumoso e deserto.("Sediamoci vicini, nel buio...finché arriva il momento...con la mia voce...ti sto chiamando" è l'invito avanzato da Jesus Alone, prima traccia dell'opera). 

Ora: ognuno è libero di non essere per nulla interessato ad un'esperienza simile (ad essere onesto io stesso non so quante altre volte mi ricalerò nello spleen sconfortante di Skeleton Tree), come ognuno è invece libero d’affermare che certe note l’hanno toccato dentro nel profondo. Ma se il giudizio segue un ascolto di sottofondo, mentre nel frattempo vi leggevate un libro, facevate le pulizie domestiche o stavate bighellonando sui social networks, almeno stiate zitti. Non si deve per forza esprimere un’opinione su qualsiasi cosa.

Men che meno in questo caso.



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1 commento:

  1. pensando alle tante critiche che si potevano fare alle traduzioni dell'Arcana editrice, adesso penso a quale abisso di disperazione siamo costretti dalla libbbbertà del webbe con le sue insulse traduzioni (peggio ci sono solo i siti in cui tutti si sentono autorizzati a filosofeggiare sui significati nascosti di ogni canzone...)

    non so se mi riprendo...

    comunque sono praticamente d'accordo su tutto e vedo un corollario: oggi finisce che un disco " ci piace" ancora prima di averlo masticato bene con più ascolti solo prendendo le misure da come è stato accolto sui nostri nuovi media di riferimento
    dove normalmente peraltro si fa un uso improprio e sconsiderato di termini quali "genio", "capolavoro assoluto", "sconvolgente"....

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