La libertà non è star
sopra un albero,
non è neanche il volo
di un moscone,
la libertà non è uno
spazio libero,
Per iniziare il nuovo anno non potevamo
che scegliere un artista unico: un musicista, un cantante, un autore
indimenticabile e grandissimo come Giorgio Gaber. E' molto difficile parlare di un personaggio di tale caratura senza scadere nelle banalità più ovvie e ancor piu' complesso mettere insieme una carriera sterminata e importante come la sua. Sono passati ormai
dieci anni da quando ci ha lasciato un primo gennaio dell'anno 2003,
ma sembra un secolo, sembra un secolo perche' per pensare al mondo quando
c'era Gaber e soprattutto pensare all'Italia quando c'era Gaber si fa
molta fatica, bisogna fare uno sforzo di memoria.
Ricordo sul finire del secolo uno dei
suoi ultimi spettacoli: “E pensare che c'era il pensiero”. Un
Teatro Grande a Brescia ricolmo di gente, pieno fino all'impossibile
giunto ad ascoltare un artista che con la consueta serietà
intellettuale e grandissima ironia raccontava e disegnava quel
periodo di fine millennio del Belpaese con l'immenso talento che era un tratto caratteristico del cantautore milanese; erano liberatorie risate
amare quelle con le quali il pubblico accompagnava ogni strofa ogni pensiero ogni atto
recitativo di Gaber.
Per lui il teatro non era che la summa delle
innumerevoli forme attraverso le quali riusciva ad esprimere la
propria molteplice natura di artista assoluto. Il luogo in cui si trovava più a suo agio malgrado lo avesse conosciuto ben dopo il suo esordi artistico.
Gaber infatti prima del teatro e' stato uno dei primi autori di rock
n' roll in Italia insieme ad un altro mostro sacro come Celentano, e'
stato a fianco di Mina protagonista della televisione e della canzonetta italiana
degli anni sessanta.
Sarebbe tedioso e inutile ripercorrere
la lunghissima e importante carriera del cantautore milanese per
questo, come sappiamo, c'è sempre wikipedia. Come succede per altri
grandi come lui, penso a De Andre' su tutti, ognuno ha il proprio e
intimo Gaber.
Io me lo ricordo in vecchi repertori della Rai, alto,
elegante con una voce profonda ma un aspetto fragile, debole con quel
gran naso cosi italiano mentre duetta in compagnia di Mina. Sono gli
anni del grande successo soprattutto televisivo un successo pero'
considerato da Gaber come effimero, la svolta sara' il teatro.
E' la nascita del Signor G. la
rappresentazione di se stesso, non del personaggio televisivo ma della
persona. Insiema a Luporini investiga l'animo umano in tutti i suoi
aspetti sociali, culturali e politici e le sue paure.
«Guardo molto
dentro me stesso. Non è rabbia: è autoanalisi. Serve a farmi capire
gli altri, ma serve anche a me per resistere all'omologazione
imperante.»
Dapprima
Gaber porta a teatro solamente le canzoni poi con il passare degli
anni inserisce anche monologhi ma al centro c'e' sempre la persona:
Un lungo elenco di capolavori: Libertà obbligatoria, Far finta di essere sani, Dialogo tra un impegnato e un non so, E pensare che c'era il pensiero.
Questo e' l'altro Gaber che io ricordo e che amo: una cassetta nel
registratore, le cuffie e la luce spenta prima di dormire con il
Teatro Canzone nelle orecchie, una voce vera e profonda gli applausi
sinceri e composti di sfondo...quando tutto aveva senso, anche
l'amore.
Si può, si può, si può, siamo liberi come l'aria, si può, si può, siamo noi che facciam la storia, si può.
Si può, io mi vesto come mi pare, si può, sono libero di creare, si può, son padrone del mio destino, si può, ho già il nuovo telefonino, si può.
Si può, occuparsi di agriturismo, si può, fare il tifo per il buddismo, si può, con un gioco televisivo, si può, inventare ogni giorno un divo, si può.
Basta uno spunto qualunque e la nostra fantasia non ha confini, basta un talk-show un po' scadente e noi perpetuiamo allegramente la creatività dei popoli latini.
Si può, far miliardi con l' Enalotto, si può, esser vittima di un complotto, si può, far la guerra per scopi giusti, si può, siamo autentici pacifisti, si può.
Si può, trasgredire qualsiasi mito, si può, invaghirsi di un travestito, si può, fare i giovani a sessant'anni, si può, far riesplodere il sesso ai nonni, si può.
Con alle spalle una storia esaltante di invenzioni e di coraggio è naturale che poi siamo noi che possiamo cambiar tutto a patto che ogni cosa vada sempre peggio.
Si può, siamo liberi come l'aria, si può, si può, siamo noi che facciam la storia, si può.
Libertà, libertà, libertà, libertà obbligatoria.
Sono assai cambiato, sono così spregiudicato, sono infedele, sono matto, posso far tutto.
Viene la paura di una vertigine totale, viene la voglia un po' anormale di inventare una morale, utopia, utopia, utopia-pia-pia.
Si può, ricoprirsi di gran tatuaggi, si può, far politica coi sondaggi, si può, liberarsi e cambiare ruolo, si può, rinnovarsi le tette e il culo, si può.
Per ogni assillo o rovello sociale sembra che la gente goda, tutti che dicon la loro, facciamo un bel coro di opinioni fino a quando il fatto non è più di moda.
Si può, far ginnastica un'ora al giorno, si può, collegarsi coi siti porno, si può, a ridosso delle elezioni, si può, insultarsi come coglioni, si può.
Si può, far discorsi convenzionali, si può, con il tono da intellettuali, si può, dare al mondo un messaggio giusto, si può, a livello di Gesù Cristo si può.
Contro il gran numero di ideologie che noi abbiamo rifiutato l'unica grande invenzione davvero efficace e che ci piace è questa dittatura imposta dal mercato.
Si può, siamo liberi come l'aria, si può, si può, siamo noi che facciam la storia, si può.
Ma come? Con tutte le libertà che avete, volete anche la libertà di pensare? Utopia, utopia, utopia-pia-pia. Libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà libertà.
Grande Giorgione, ci manchi...
RispondiEliminaYattaman è Dio.
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