Furore: Ten Years After

di RSK
Ci sono giorni in cui vorresti spaccare il mondo o semplicemente fare qualcosa per miglioralo. Sono giorni in cui un fremito di orgoglio e di amore per la giustizia ti da ancora la forza di alzare il culo dalla poltrona, di fregartene della crisi economica, di spegnere quel cazzo di computer che ti tiene inchiodato al nulla o a Musicanidi per ore, di alzare la testa dal tuo telefonino di ottava generazione che ti fa anche il caffè e che non ti fa piu' guardare negli occhi la gente, a sua volta prona su quell'aggeggio infernale, di alzare la testa verso il cielo e di urlare con tutte le tue forze anche solo un po' della tua malcelata rabbia. Ok, non serve a niente, direte voi. Forse non serve a niente, ma, a parte che fa bene ai polmoni, a parte che fa bene al cuore, la fortuna e' che possiamo accompagnare il tutto...con dell'ottima musica.


De la cabeza – Bersuit Vergarabat – 2002

Porque en la selva, se escuchan tiros
y son las armas de los pobres
son los gritos del latino...


I Bersuit sono un gruppo rock argentino di fondamentale importanza nel loro paese e molto amato nel continente latinoamericano, famoso soprattutto dalla' seconda meta' dei '90 in poi. La loro musica si basa su una grande dose di energia, il rock appunto, felicemente coniugato a generi musicali popolari e tanto apprezzati in quel continente: la cumbia, il tango o il candombe di origine africana. I testi, poi, sono spesso e volentieri caratterizzati da aspre critiche sociali e rivendicazioni di identita' nazionale o condanne ironiche e rabbiose contro la classe politica tutta, argentina, soprattutto nel periodo del tracollo economico del 2001, e non.
La dimensione che meglio rappresenta l'energia, la vitalita' e l'esplosivita' musicale del gruppo e' quella dal vivo e il disco del 2002 De la Cabeza, registrato in Argentina, e' proprio un live che raccoglie i piu' grandi successi della band come Yo Tomo, La Bolsa, Señor Cobranza e El Viejo de Arriba e due inediti tra cui spicca Perro Amor Explota tratto dalla colonna sonora del bellissimo film messicano Amores Perros.



RATM - Rage Against The Machine - 1992


«Quando si vive in una società capitalista, l'accettare la diffusione dell'informazione passa per reti televisive capitaliste. Noam Chomsky obbietterebbe sui suoi lavori se fossero venduti su Barnes & Noble? No, perché ciò avviene dove le persone comprano i loro libri. Non c'importa di predicare per chi si è convertito. È bello occupare illegalmente case abbandonate guidate da anarchici, ma è bello anche saper raggiungere la gente con un messaggio rivoluzionario, da Granada Hills a Stoccarda.»
Tom Morello

Virgin Megastore – Parigi 1992.
Questo posto e' un tempio della musica, si lo so e' anche un simbolo del capitalismo ed e' la morte dei negozietti di dischi con i 45 giri impolverati protetti da borsine di plastica pero' e' pieno zeppo di musica, di dischi noti e sconosciuti, di facce di tutti i colori, di generi di tutti i tipi. Saranno 4 o 5 piani solo di dischi! Tra loro eccone uno che attira la mia attenzione, in copertina un uomo seduto prende fuoco. E' Tchiq Quang Duq che nel 1962 sceglie di morire per protestare contro il governo vietnamita che gli vieta di professare il proprio credo Buddista.
Il disco e' in esposizione e disponibile all'ascolto. Mi metto le cuffie. Play. BOOOOOOOOOM!!!
Esplode una bomba. Bombtrack. L'inizio e' devastante e prosegue senza respiro per 52 minuti. Musica hardcore a volte metal; incalzante, micidiale, un pugno al fegato. La voce di Zack de La Rocha che recita, vomitando fiumi di parole, il suo rap contro il sistema. L'esordio dei Rage Against the Machine e' semplicemente perfetto: Killing in the name, “uccidi nel nome di qualcuno...e ora fai quello che ti hanno detto...sono i bianchi eletti” "Fanculo, non faro' quello che mi dici, figlio di puttana", Bullet in The Head “Questa volta la pallottola ti ha freddato Nastro giallo invece di una svastica Niente di vero nella tua propaganda I folli seguono le regole quando lo ordina la tv Hanno detto che era blu Quando il tuo sangue era rosso Ecco come hai avuto una pallottola in testa”, Freedom ”Ecco il poeta militante, un'altra volta ascolta!”. Ritmo forsennato liriche pungenti e militanti una formula di successo soprattutto perche' sincera, vera, una formula che negli anni ha permesso loro di vendere 25 milioni di dischi.  



Iggy Pop – Zombie Birdhouse - 1982


Un'iguana negli anni 80! Che cosa ci fara' mai un'iguana negli anni '80? Effettivamente questo e' il decennio meno ispirato di James Newell Osterberg Jr. ovvero sia Iggy Pop. Appare pero' doveroso rendere omaggio ad uno dei piu' grandi e longevi animali da palcoscenico della storia del rock. Figlio dell'infatuazione a David Bowie, con il quale avrebbe collaborato nel '86 nel disco Blah Blah Blah, negli stringatissimi e gnecchissimi 39 minuti di Zombie Birdhouse la consueta attitudine punk del nostro si mescola a rimandi di Joy Division e The Doors, oltre che del gia' citato Duca Bianco; non sorprendetevi poi se improvvisamente, ascoltandolo, vi sembrera' di avere a che fare con un disco country. Lo spacciatore dell'iguana in quegli anni era un tipo strano!

Adriano Celentano – I mali del secolo – 1972

Direi che anche i sassi conoscono il molleggiato e molte delle sue canzoni più famose ma forse non tutti conoscono i mali del secolo, disco del 1972 che per la prima volta vede un completo coinvolgimento del nostro dai testi alle musiche e soprattutto si ricorda per essere un concept album in cui ogni canzone rappresenta una tematica sociale cara al cantautore milanese: dall'ecologismo di Un albero di trenta piani (contro il pirellone), a L'ultimo degli Uccelli, dalla parte degli animali passando per la Siringhetta che affronta il problema della droga fino a Forse eri meglio di lei sulle coppie in crisi. Un album non foriero di successi ma interessante per capire cosa frulla nella testa dell'Adriano nazionale...almeno qui parla, anzi canta! L'album si conclude con un brano il lingua celentana, Quel signore del piano di sopra, il particolare linguaggio che avrebbe permesso pochi mesi dopo al molleggiato di sfondare nel mercato nordamericano con la celeberrima Prisencolinensinainciusol.

Nina Simone – At The Village Gate – 1962

Una delle piu' grandi voci della storia della musica “leggera”: Eunice Kathleen Waymon, oltre ad aver egregiamente rappresentato e interpretato sia la musica jazz, il blues, il soul e il gospel e' stata anche una testimone vivente del razzismo e della segregazione imposta dai bianchi alla gente di colore negli Stati Uniti nel secolo appena trascorso. Nativa della Carolina del Nord, Nina Simone, fin dall'infanzia, ha vissuto sulla propria pelle l'ingiustizia sociale a tal punto da diventare negli anni sessanta una figura di spicco del movimento nero al fianco di gente come Malcolm X o Martin Luther King.
Per questo motivo a fine anni '60 decise polemicamente di abbandonare il proprio paese di origine. In questo disco dal vivo registrato a New York in un noto locale del Greenwich Village, suona anche il pianoforte oltre ad interpretare con una profonda e suadente voce una manciata di brani blues e jazz come House Of The Rising Sun. Black Power!

A presto...

15 commenti:

  1. Ma che fine hanno fatto i RATM ? Si sono riuniti ?

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    1. Si i RATM si sono riuniti e hanno suonato dal vivo fino all'anno scorso poi silenzio. Quest'anno in occasione del ventennale di RATM che appunto si ricorda qui, hanno pubblicato moltissimo materiale tra cui anche video.

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  2. Bersuit Vergarabat ? Gli argentini sanno solo giocare a calcio.

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    1. si pero' non vincono mai niente...comunque non e' vero, dai!

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  3. E'sempre un piacere trovare Celentano apprezzato per quello che fu

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  4. Mi verrebbe da dire " cazzo " ma mi sembrerebbe tutto un po' troppo semplice. Complimenti

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  5. Un ventaglio intereZZnte e quanto mai curioZo.

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  6. Grande Merolone, anche se SEIMANI, per via delle sceneggiate, ti supera ampiamente.

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  7. E'possibile avere il numero dello spacciatore dell'iguana ? Grazie

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  8. The ghost of Tchiq Quang Duq13 novembre 2012 alle ore 11:02

    Seimani, Seimani, datti fuoco

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    1. 'sti link a perdere di repubblica.it mi hanno ampiamente rotto le palle, intendevo dire che la copertina descrive bene il clima che si e' respirato oggi nelle strade d'europa. Fortress Europe!

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