BRISTOL, fine anni '80
Non mi ricordo esattamente quando, e soprattutto il perche', arrivai a Bristol nell'inverno del 1988. No, ma cosa scrivo ? Ricordo bene il perchè: ero da parecchio tempo a Londra, citta' meravigliosa, ma avevo voglia di mare, di odore marcio di pesce dei porti, di schiuma salata nei piedi. Alcuni amici mi consigliarono di visitare il sud ovest dell'Inghilterra dove l'Oceano Atlantico sembra incunearsi a fatica nel cuore dell'entroterra albionico. Andai a Bristol, citta' tranquilla, dove la vita pareva scorrere placida sulle sponde dell'Avon. Il quartiere di St.Pauls, dove avevo affittato una camera, pullulava di fumosi pub dove la birra, ahime' calda e poco gasata, era la mia compagna silenziosa ma divertente. Il mio sorriso, verso sera, diventava sempre smagliante; solo un dente d'oro poteva rendermelo piu'splendente !
Eran circa le dieci di sera di un normalissimo Giovedì (ma perché, a volte, ricordo certi inutili particolari ?) quando giunsi vicino a un locale che improvvisamente riattivo' la mia attenzione celebrale, offuscata da un’ambrata killer. Furono i bassi a calamitarmi sulla soglia d'ingresso di un locale dove, appena entrato, con gran stupore, mi avvolse un drumming lento, molto lento e sotto tempo. Ma what is it dissi a bassa voce fra me e me, Bristol Sound rispose schietto un armadio mezzo mulatto. Il downbeat appesantiva e trascinava l'atmosfera verso territori molto oscuri e malinconici. Assurdo ! Dall'altra parte dell'oceano si accellerano i ritmi (ma questa è un’altra storia) e qui si rallentano ! Sono pazzi, dove pensano di arrivare ?
Mi feci largo fra i presenti per arrivare ai piedi di un minuscolo palco dove un gruppo di dj proponeva questo strano hip-hop buio e misterioso. Thank You urlava dal microfono Mr.3D, this is Wild Bunch Soundsystem. Wild Bunch ? Di Mucchio Selvaggio ricordavo solo un bellissimo film e una ricca rivista musicale. Soundsystem ? Dove ne avevo già sentito parlare ? Forse in Giamaica ? Gia', forse in qualche old reggae tale.
Alcuni ballavano, anzi, arrancavano mollemente mentre altri preferivano godersi il viaggio onirico su grossi divanoni vellutati. I suoni inquieti si mescolavano a una tensione ritmica che ricordava un "reggae senza sole", un dub visionario. I campionamenti "old film style" seguivano sinuosi il cantato rap, a tratti addirittura soul. This is not hip hop, ripeteva ossessivamente sottovoce un certo Tricky Kid, this is not hip hop, this is not hip hop...this is…TRIP-HOP urlai come investito da una folgore divina squarciando il sottovuoto che si era creato. Mille occhi si girarono verso di me. Trip-hop ? disse il bestione rasta dai grandi labbroni sul palco. Yeah guy, good idhea, it' a trip-hop ! In un attimo fui circondato da strani personaggi estratti a caso dal melting pop britannico. Ora mi uccidono, pensai. Iniziai a ricevere sonore pacche ma di approvazione, fortunatamente ! It’s a massive attack, dissi sorridendo. Massive attack ? Iniziarono a ripetermi Robert "3D" Del Naja, Grant "Daddy G" Marshall e Andrew "Mushroom" Vowles. Erano alla disperata ricerca di un nome per lanciare il loro primo singolo “Any Love” e Massive Attack faceva veramente paura, in tutti i sensi. M’invitarono a un tavolo per brindare, l’attacco massivo questa volta fu lanciato dal fiume in piena di birra che annebbiò del tutto la mia serata.
Non mi resi conto di quanto avevo seminato fino a quando venne alla luce nel 1991 il loro primo album “Blue Lines”. Quasi tutti iniziarono a riempirsi la bocca, e le orecchie, di trip-hop e di Massive Attack, Tricky, Portishead (nome derivato dalla piccola cittadina vicino a Bristol), Amon Tobin e così via…
E se per caso ci fosse ancora in circolazione qualche verginella del trip-hop, faccia molta attenzione al prossimo video “Safe From Harm” (pezzo d’apertura dell’album dei Massive Attack “Blue Lines).
La prima volta è sempre la più bella.
ok
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