Ten Years After: Musica per Domani

di RSK
Tornerà la moda dei vichinghi,
torneremo a vivere come dei barbari.
Friedrich Nietzsche era vegetariano,
scrisse molte lettere a Wagner
ed io mi sento un po' un cannibale e non scrivo mai a nessuno...
 Franco Battiato

Friends Of Dean Martinez: Lost Horizon (2005)

Sembra quasi impossibile associare il nome dei Friends of Dean Martinez e la loro onirica e svarionante musica alla violenza e al sangue che scorre a fiumi lungo il Rio Bravo, tra Messico e Stati Uniti. Questo concetto già espresso qui da TTT stride enormemente con le note psichedeliche e quasi sempre trasognanti di Lost Horizon, disco del 2005 di questo interessante combo formatosi dall'unione sperimentale, forse cazzara di componenti di Giant Sand e Calexico. La musica evoca il cinema e la letteratura tra un David Lynch e un Sergio Leone. Purtroppo lo fa in un mondo sbagliato, cosi' sbagliato da non avergli nemmeno permesso di rendere omaggio a un grande personaggio della "cultura" mainstream americana come Dean Martin. Siamo sicuri che da vivo l'attore e cantante americano non gli avrebbe impedito di omaggiarlo facendogli portare il suo nome, ma non c'è spazio per i sentimenti in un mondo come questo e tanto vale allora immaginarsene un altro fatto di praterie che esistono solo nella nostra mente e di fiumi che portano solo pesci con la corrente e non cadaveri di uomini e donne spinte dentro dalla miseria e dalla cattiveria.


Smashing Pumpkins: Mellon Collie and the infinite sadness... (1995)

C'è stato un tempo in cui Billy Corgan e soci erano veramente la band del momento. Uno dei due-tre gruppi rock in voga capaci di riempire le copertine di tutti i giornali specialistici e organizzare tour sold out in quindici minuti. Nel momento di maggior splendore e successo gli Smashing Pumpkins si giocarono tutto con la controproducente pubblicazione di un doppio monumentale disco. Era il 1995. A distanza di ben 20 anni il disco mostra inaspettatamente i segni del tempo. Chi l'avrebbe mai detto? In realtà il fenomenale mix di rock, hard rock, metal e ballate che strizzano l'occhio a certa musica sintetica e sintetizzata sembrano non reggere il confronto se tolti dal contesto degli anni '90. Fuori dalle mode del "grunge" gli Smashing erano piuttosto figli del hard rock anni '80, avevano dato il meglio di se finché non prese il sopravvento la figura iconica e ingombrante del front man che con gli anni ne sarebbe diventato padre-padrone. Più dei fantastici e necessari Gish, Siamese Dream e il b-sides solo di nome ma non di fatto Pisces Iscariot, il doppio esagerato Mellon Collie servi' a placare la sete di egolatria del buon vecchio Billy. Da li' in poi il gruppo sarebbe diventato una one man band. Certo con il senno di poi e la distanza di 20 anni è più facile trovare il peletto nell'uovo. Ma nel 1995, semi adoranti, ci crogiolavamo nelle ninne nanne di Tonight Tonight, Porcelina of the Vast Oceans e Thru the Eyes of Ruby, nell'electro pop fighetto di Galapogos, 1979 (con tanto di video alla moda), nel furore di Zero, Bullet with Butterfly Wings e tante altre tratte da un disco assolutamente divorato. 


Jesus and Mary Chains: Psychocandy (1985)

Per questo disco gli anni invece sono 30 ma la sua caratura e importanza è tale che non ha senso in alcun modo contarli. Psychocandy è un disco d'esordio estremo e irripetibile nel quale i giovani e selvaggi scozzesi condensano rabbia e sballo creando un suono unico e una pietra miliare. Echi di Velvet Underground e psichedelia da un lato e rock selvaggio dall'altra creano un mix che nei decenni a seguire numerose band avrebbero copiato. La caratteristica principale del disco è la compattezza monolitica che rende praticamente impossibile scegliere un brano o un pezzo rappresentativo. Va ascoltato e assimilato tutto d'un fiato in 43 minuti alla fine dei quali nelle nostre orecchie rimarrà indistinto il suono abrasivo delle chitarre distorte, estremamente distorte che caratterizzano il muro sonoro dei Jesus and Mary Chains.

 

Patti Smith: Horses (1975)

La maggior parte della fama e del successo quarantennale della sacerdotessa del rock lo si deve a questo folgorante disco d'esordio, immediato successo soprattutto negli ambienti intellettuali e alternativi della New York d'epoca. Horses si apre e chiude con due cover che sono come due manifesti e rappresentano la quintessenza dell'arte della cantautrice di Chicago. In Gloria, ultracoverizzata hit di Van Morrison, Patti Smith presenta le credenziali interpretative e una voce indimenticabile, mostra la coscienza di sè e della propria poetica della controcultura mentre My Generation degli Who, ci fosse casomai bisogno di specificarlo, è naturalmente il manifesto ideologico e politico di un'epoca che fu e che sarebbe stata con il punk del quale questo disco viene considerato a sua volta chiaro iniziatore. Insomma ci sono tutte le premesse per ritenerlo il classico e ennesimo disco epocale, importantissimo, fondamentale ecc.ecc. A distanza di 40 anni ci possiamo però permettere di prenderne le distanze e giudicarlo freddamente per il contenuto musicale che presenta. Personalmente rimane, al di là dei meriti extramusicali, un gran bel disco. Covers a parte Patti Smith e la sua band giocano con i generi: tra un'improvvisazione e l'altra si posano i versi della poetessa.
Giocano con i generi in un mix che alla fine riconduce per attitudine al rock, caro vecchio, amato.

The Beatles: Rubber Soul (1965)

1965, Rubber Soul, Fab Four. Che altro si puo' dire? Bastano due o tre parole per intendersi in certi casi. Non è un caso che fino ad oggi nessuno abbia voluto minimamente accennare ai Beatles su questo blog. Forse perchè tutti ci saremmo aspettati che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato a toglierci le castagne dal fuoco dedicandogli una retrospettiva di 36 pagine da dividere in 15 puntate vero Jebediah
Così pero' non è stato ecco perchè arrivati al 50 anniversario di questo disco tocca a me parlarne. Diciamo subito una cosa, secondo me i Beatles cominciano ad essere tali a partire da Rubber Soul, fino ad Help! sarebbero potuti diventare solamente una delle tante boyband dell'epoca e oggi forse li ricorderemmo come degli One Direction degli anni '60 (chi cazzo sono gli One Direction?). Sto esagerando? Non lo so, sicuramente c'è un sacco di gente pronta a saltarmi addosso ma secondo me è proprio da questo disco che i Fab Four spiccano il volo e cominciano la metamorfosi che li porta a comporre negli anni successivi i capolavori per cui sono considerati mostri sacri intoccabili della musica moderna.
Arcinoto per Michelle, Drive My Car e Girl il disco contiene la spettacolare Norvegian Wood, con George al sitar, oltre che due brani firmati Harrison a interrompere la monotona sequela dell'accoppiata più prolifica di hits della storia del rock McCartney/Lennon. Ovviamente noi da bravi cani non possiamo che tifare rivolta e affermare senza indugi, che fa rima con segugi, che il nostro scarrafone preferito è senz'altro Ringo Starr, non foss'altro per il nome canide che si ritrova.

7 commenti:

  1. indigestione di pasquetta6 aprile 2015 alle ore 22:49

    Selezione ricca e bulimica anzicheno'

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  2. Musicanidi si libera finalmente del tabù Beatles!

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  3. Un affezionato lettore8 aprile 2015 alle ore 09:01

    Sono vicino a tutta la redazione per la tragica scomparsa dell'inviato RSC

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    1. Vorremmo tranquillizzare tutti i nostri cani lettori: RSK sta bene, è vivo e vegeta.

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