Perle rare: Cat Power & Piperita Patty

di Wildcatter

Per vari motivi a cui è meglio non pensare, siamo già nella retta finale del 2016 e, contrariamente ai miei usuali standard, per quest’anno ho assistito ad un solo concerto rilevante (non me ne vogliano i Turin Brakes, unico altro caso in cui mi sono trovato davanti a un palco, se ai fini di questo scritto non li considero). 

Nella bella cornice di Villa Arconati, poco fuori Milano, una sera di luglio ho ascoltato la mia amata Cat Power esibirsi, accompagnata semplicemente da una chitarra, evidentemente a lei fedele da molti anni, e da un pianoforte. 
Non saprei dirvi quanto sia stato bello “tecnicamente” questo concerto, caratterizzato dai sinceri e ripetuti momenti in cui la cantante faceva trasparire tutte le sue insicurezze, aggrappandosi di volta in volta, una piccola incespicatura dopo l’altra, alla sua straordinaria voce. Dopo un’estate passata a lungo al volante, con le casse dello stereo della macchina che facevano uscire quasi sempre le note di alcune e, come cercherò di spiegare, assai ben selezionate canzoni di Cat Power, posso però cercare di farvi capire cosa mi ha lasciato nel cuore quell’esperienza, cosa l’ha resa del tutto speciale. Si tratta di un processo sperimentato già in altre rare e speciali occasioni e che ritengo rappresenti una prova di quanta magia sappia sprigionare la musica ascoltata dal vivo, capace come è di legarsi dispettosamente e inafferrabilmente alle sensazioni di un periodo particolare della vita. 


Si parte dal finale, dai bis di quel concerto e dal pubblico che finalmente abbandona le proprie sedie e si avvicina al palco per trasmettere il suo ideale e simpatetico abbraccio a Chan Marhall, in uno spontaneo moto di gratitudine per la musica offerta. Conquisto la primissima fila e i miei occhi incrociano lo sguardo della cantante, visibilmente emozionata dagli incoraggiamenti che provengono dalla non gremitissima platea. Le sue dita sfiorano i tasti del pianoforte e poi parte una canzone, già sentita ma che non ricordo bene. Poco a poco le note si susseguono. Percepisco nettamente quanto possa essere bella e speciale una canzone. Il giorno successivo, una volta appurato che quella canzone si intitola “Colors and the kids”, la cerco nelle trackilst dei miei CD di Cat Power. La ascolto, la riascolto di nuovo dall’inizio, la ascolto ancora. Ogni volta qualcosa di inspiegabile mi convince sempre più a “fare mia” quella canzone. Deve trattarsi di una sfumatura oppure di un ricordo riaffiorato oppure ancora di un pensiero istantaneo ancora da mettere bene a fuoco. Quasi subito faccio anche una delle mie incomprensibili associazioni mentali. La prepotente riscoperta di una canzone ormai quasi dimenticata mi fa infatti pensare a una vignetta dei Peanuts in cui la mitica Piperita Patty riesce a mettere almeno momentaneamente da parte tutte le sue insicurezze, orgogliosa di essere per il suo papà una “perla rara”. Decido immediatamente di eleggere le mie “perle rare” tra tutte le canzoni che possiedo di Cat Power. 

Scopro che farlo è facilissimo. Eppure, probabilmente, non esiste una corretta definizione di quello che nella mia testa corrisponde alla nozione di “perla rara” in abbinamento ad una canzone. Oltre naturalmente alla già citata “Colors and the kids”, in questa speciale “shortlist” prendono posto, dopo breve ma ben ponderata scelta, King rides by”, “Bully”, “Nude as the news” e “Metal Heart”. Nei giorni successivi le riascolto spesso e ben presto colgo quanto quelle canzoni mi piacciano, quanto siano belle “in assoluto”, quanto alcune parole si leghino ai miei pensieri del momento. Il processo di cui parlavo si conclude quando mi rendo conto che proprio quella manciata di canzoni e non altre, quelle riscoperte grazie al finale di quel concerto, diventano per distacco le canzoni che ho più ascoltato, a casa e in macchina. Si sono tutte e meritatamente ritagliate un posto speciale nella mia contorta e stanca mente. Finisce che quelle stesse canzoni mi accompagnino piacevolmente anche per tutto il giro d’Italia che ha contraddistinto le mie vacanze agostane e di cui accennavo poco sopra. Diventano, appunto e, in una parola, “speciali”. Ancor più speciali, visto che fino ad allora e per un lungo periodo lo stereo di casa è stato molto spesso spento. 

Non vi tedio sui colori (quanti diversi e spettacolari ne hanno i paesaggi e le città e i paesi italiani dalle Alpi alle Marche e agli Abruzzi e poi giù in Puglia, per poi risalire passando da Roma e poi fino in Toscana e Liguria!) e sui bimbi (quanti amici con i loro splendidi pargoli ho incontrato lungo il percorso!) e sulle mie elucubrazioni. Qui ho una valvola di sfogo, ma, per fortuna, molto rimane solo dentro di me. Vi lascio solo con qualche estratto dei testi di queste canzoni. Anche loro sono diventanti un po’ … “miei”.
Grazie, Chan Marshall. 
Grazie per quel tuo concerto a Villa Arconati. 
E per tutto il resto.

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