Una questione di stile. Miles Davis Dio del mese

di Johnny Clash

"Per me la musica e la vita sono una questione di stile."
Miles Davis

Questo mese, circa 25 anni fa, per la precisione il 28 settembre 1991, ci lasciava Miles Dewey Davis III. Se lo ricorderemo qui scrivendo solo poche righe e lasciando parlare la musica, non prendetelo come atto dettato da mera comodità. Il punto, vero, è che i tempi di un blog e della rete crediamo non possano comunque in alcun modo essere adatti a sintetizzare una figura tanto sconfinata, sempre che possano farlo un libro o un film. Miles Davis non è semplicemente uno dei più grandi jazzisti di sempre. Come un capotreno vestito di sgargianti colori ha semplicemente dettato tempi e direzioni verso cui il la locomotiva del jazz dovesse dirigersi: dal cool al rock, passando per l'hard bop ed il jazz elettrico. Insomma, se non andremo oltre con le parole è perchè già rileggere quanto appena scritto fa apparire ogni vocabolo semplicemente inutile.
E allora, citando di nuovo il Dio: "Alla gente piace ascoltare musica e pensare a quello che vuole. Quando suoni come suoniamo noi puoi pensare a quello che ti pare... oppure rilassarti e basta".

Ecco dunque una selezione super-essenziale dalla sua discografia, alcune piccole finestre dalle quali affacciarsi per ammirare il mondo della musica da una prospettiva un po' diversa. La prospettiva di Miles.



La "Nascita" (1949/1950)



Gli anni alla Columbia Records (1956 - 1985) - Man at the top









Alla Warner Bros (1985-1991) - Jazz SuperStar



Best Live - At The Plugged Nickel 1965

3 commenti:

  1. Bitches Brew è assieme a Blue train di Coltrane l'album jazz che ho ascoltato più volte e sono i due album jazz che non mi stancherei mai di ascoltare.

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  2. Kind of blue è magia. Personalmente invece non ho mai "capito" il blasonatissimo On the corner. Grande Miles, non tornerà mai più un genio così.

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