Toccata e Fugazi - I Gioielli della Corona

FUGAZI - END HITS
di TommyThecaT


Fugazi "End Hits", pare di avere tra le mani un diamante grezzo, appena estratto da una profonda miniera del Lesotho, un pezzo unico, da mille carati, che potrebbe far gridare al miracolo migliaia di gioiellieri. Schiacci “play” e da ogni angolo e sfaccettatura si sprigiona una luce potente e abbagliante, l'album scarica sull’ascoltatore un’energia infinita e dirompente. E’ musica di rottura, dove le due chitarre di Ian MacKaye e Guy Picciotto disegnano qualsiasi linea o vibrazione, tratteggiano dei passaggi elettrici incendiari, dove il basso di Joe Lally e la batteria di Brendan Canty riescono a far sobbalzare anche il più ciccione dei ciccioni. Ogni canzone è un ricamo certosino, una scultura perfetta, aggressiva ma pulita nei lineamenti. Ogni ascolto è diverso, la musica ti si incolla addosso secondo le tue esigenze e le tue estemporanee emozioni. Mille idee concentrate in 50 minuti indimenticabili, mille atmosfere urlanti, incazzose, ossessive, graffianti.



Son passati oramai 15 anni da quando questo gioiello dal valore incommensurabile uscì per la Dischord Records, casa discografica ultra indipendente, specializzata nella pubblicazione di musica hardcore gestita da Ian MacKaye, frontman del gruppo. “End Hits”, strano titolo. Per i fan più accaniti “suonava” un po’ sinistro nel ‘98 perché poteva sembrare come imminente lo scioglimento dei Fugazi (che avvenne poi ufficiosamente solo nel 2002), attivi sulla scena americana post-hardcore dalla fine degli anni ’80.
La critica l’ha etichettato come manifesto definitivo del post-hardcore, dove l’irruenza punk viene dilatata in pezzi mediamente più lunghi (3/4 minuti) e amalgamata con l’esecuzione post-rock svincolata da ogni struttura classica della canzone (strofa, ritornello, strofa). Può essere vero (ogni critico dice una sola verità) ma della critica non ce ne fotte un cazzo: quest’album è come un gigantesco masso che piove dall’alto, da chissà dove, un masso che si sgretola in mille schegge impazzite che vanno dal classic-punk all’hardcore, dal classic-rock al post-rock. La batteria suona jazz d’avanguardia, le chitarre sono compresse psichedeliche, il basso corre alla velocità della luce. I quattro sembrano viaggiare ognuno per la propria strada, ognuno con le proprie idee ed è assurdo crogiolarsi nella perfezione dei passaggi e nella sincronicità nell’esecuzione.

E’ musica per tutti, per vecchi rockettari o mocciosi agitati, per donne isteriche o ragazze inkazzate, per uomini sanguigni o adolescenti che han voglia di giocare alla rivoluzione. E’ musica per chi ama la musica, una scoperta sconvolgente che rimarrà a lungo “in loop” sul vostro stereo.


Vale una Gioconda se solo qualcuno riuscisse a stimare quel minuscolo capolavoro appeso al Louvre.


P.s. Se hai voglia di ascoltare l'album completo, QUI lo trovi.
       Video: "BREAK"

9 commenti:

  1. Un lettore inkazzato17 gennaio 2013 alle ore 09:35

    Seimani, sei il solito caprone e ti spiego pure il motivo.

    L'altra sera ho deciso di fare il figo con una bella topa e in autostrada, mentre sfrecciavamo verso Cortina d'Amplesso, le ho fatto ascoltare l'ultimo dei Maserati. Arrivati a "Solar Exodus" non sono riuscito più a trattenere la "gioia" nelle mutande e mi sono sporcacciato tutto.
    Immaginati il mio imbarazzo e l'incazzatura della tipa che pensava già a una notte bollente.

    Pertanto, nelle tue CAZZO DI RECENSIONI SFIGATE, sei pregato di scrivere quando certa musica rischia di farti "venire" precocemente.
    Grazie

    p.s.
    E'stato comunque bellissimo. Molto probabilmente il godimento con la tipa non avrebbe raggiunto certe vette, nonostante le tette !

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    1. Grazie, è il miglior complimento che abbia mai ricevuto.

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    2. Comunque inkazzato sono andato a rileggermi la recensione di Seimani e ce l'ha un po' della recensione di uno che si è appena venuto nelle braghe, se scavi tra le righe.

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  2. 1990 - Repeater
    1991 - Steady Diet of Nothing
    1993 - In on the Kill Taker
    1995 - Red Medicine
    1998 - End Hits
    2001 - The Argument

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  3. I Fugazi seguivano l'ideale del DIY (Do It Yourself).

    Ad esempio non vendevano merchandise (magliette, dischi ed altro) ai concerti, perché ciò implicava avere una persona che si occupasse di questo, e di conseguenza la persona doveva avere un posto dove dormire, da mangiare ed altri costi. Per non avere questi costi il gruppo decise di non vendere merchandise durante i tour.

    Un'altra considerazione era quella dei prezzi dei concerti che il gruppo tentava di tenere sempre il più basso possibile. Il loro obiettivo era quello che i prezzi dei concerti si aggirassero sempre intorno ai 5 dollari, cosa che però non fu semplice da effettuare, soprattutto nelle coste est ed ovest degli Stati Uniti, dove riuscirono a tenere i prezzi solamente intorno ai 10 dollari. Questo perché in qualche maniera il gruppo doveva comunque avere un profitto seppur minimo. Ad ogni modo, il gruppo non affermò mai che la regola dei 5 dollari a concerto fosse inviolabile, e tentò sempre di utilizzare prezzi che fossero abbordabili per il pubblico e remunerativi per il gruppo. I concerti del gruppo furono comunque quasi sempre remunerativi, anche grazie ai costi di gestione dell'organizzazione molto bassi.

    I primi tour fecero guadagnare al gruppo una buona reputazione grazie al passaparola, sia per le loro esibizioni potenti, sia per la loro predisposizione a suonare in posti non convenzionali.

    Il gruppo (MacKaye in particolare) tentò sempre di scoraggiare i violenti pogo e le risse che si sviluppavano durante i concerti, affermando che erano ricordi del periodo fine anni settanta-primi anni ottanta dell'era hardcore punk. Occasionalmente il gruppo prendeva uno spettatore protagonista di qualche rissa e, prima di allontanarlo dal concerto, gli consegnava una busta contenente 5 dollari come rimborso del prezzo del biglietto.

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  4. Tutto in Seimani è olezzo e disperazione.

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  5. Ma il masso non poteva cadere in testa a Seimani ???

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  6. Gruppo del quale giammai mi stancherò di tessere e ritessere infinite lodi; niente e nessuno riuscirà a replicare il loro suono: potente, unico, inarrivabile. FUGAZI: la band che a parer mio può vantare la classica "carriera perfetta", non avendo sbagliato un singolo passo della loro formidabile corsa musicale. Visti al Leoncavallo proprio per il tour del disco che magistralmente descrivi, caro Tommy; è inutile che ti racconti come andarono le cose nei pressi del palco!!! IMMENSI...

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