Ten Summer After: Dinosaur Jr, Gov't Mule, Neko Case, Laura Veirs, k.d. Lang

di RSK 

GIVE A GLIMPS OF WHAT YER NOT - Dinosaur Jr.

Il fottuto rock n' roll è morto. Viva il fottuto rock n' roll. E così in piena estate, in pieno trip da megaipersuperstra festival, quando i critici sono impegnati a prodigarsi in piroette improbabili per essere contemporaneamente in cento posti diversi e criticare a tutto spiano la fallimentare performance del vecchietto di turno, degli ex-sballoni di una volta o dei nuovi divetti del cazzo che dureranno due minuti e un quarto, i Dinosaur Jr. sfornano un disco nuovo. Così, giusto per non gradire, fuori stagione. Loro che fuori stagione lo sono sempre stati anche quando era il loro tempo, quello giusto; loro che il rock n' roll l'hanno sempre preso un po' in giro reinventando obliquamente dei canoni classicissimi sulla scia del Cavallo Pazzo e facendo di una passione un lavoro vero! Come solo nel mondo stelle e strisce è possibile. Loro che l'ultimo l'avevano pubblicato quattro anni fa e in mezzo soprattutto progetti solisti con un ottima prova di J.Mascis nel 2013 (recensione qui!). Loro che si erano estinti ancor prima di cominciare affibbiandosi un nome così. Loro che "chi gliel'ha fatto fare" ma in fondo loro, sempre loro, che "viva l'indie rock e i Pixies i Pavement e le Breeders" e tutta quell'ondata alternativa a cavallo tra gli '80 e i '90, miracolosa, irripetibile.
Loro perché no? Se il disco è bello! Ma se invece è brutto? Perché?
Secondo voi per i Dinosaur Jr. è più facile fare un bel disco o un disco brutto?
Ascoltatelo: i riff sono quelli giusti e sono parecchi; la voce di J.Mascis è sempre la stessa, per fortuna, così perfetta nella sua imperfezione lo-fi. Le canzoni pigliano immediatamente e fanno saltare scompostamente, ma senza lasciare quel gusto di retrò, segno che il genere è in salute e non è né vecchio né invecchiato. Un disco vitale, vivo, sghembo, parecchio accelerato. Ma perché dovrebbero essere Mascis e Barlow a inventarsi qualcos'altro di nuovo? Che cosa volete da loro? Che cosa volete da un "critico musicale" in pieno agosto?
Allora statevene buoni e tranquilli, se ci riuscite muovendovi al ritmo dei Dinosauri, alzate il volume e via. Non ve ne pentirete!




THE TEL-STAR SESSIONS - Gov't Mule

Se il nome Allman's Brothers per voi non significa nulla allora tanto vale che smettiate di leggere queste righe subito. Presentiamo infatti qui l'ennesima rivisitazione del Southern Rock reso famoso da Gregg e Duane "Free Bird" Allman e soci negli anni '70 e che nei '90 ha portato alla genesi di una costola chiamata Gov't Mule o Government Mule guidata dal fido Warren Haynes uno che con la chitarra ci sa fare alla grande e che, per dire, ha fatto parte dei Dead il gruppo sorto dalle ceneri dei mostri sacri Grateful Dead
Ok la psichedelia qui c'entra poco però credo che sia sufficiente per farvi un'idea di cosa vi aspetta nell'ora scarsa di musica che offre questo disco di inediti con registrazioni invero risalenti al 1994, anno della formazione della band. Il buon vecchio rock al massimo della forma ad uso e consumo di appassionati vecchi e piccini che non si stancano della musica del diavolo! Un esempio di virtuosismo chitarrista mai sbracato che porta alla mente il periodo d'oro del genere dai '60 in poi quando questo tipo di musica era considerata, a torto o ragione, rivoluzionaria e filtrava, alzando il volume, l'esperienza primigenia del blues! Direttamente dai famosi campi di cotone della segregazione sudista made in USA alle divagazioni sballate dei figli dei fiori bianchi! Un genere intramontabile e che manco a farlo apposta trova il massimo del consenso durante l'estate nei mille festival disseminati in giro per il mondo dove le vecchie glorie, sempre più vecchie, sfoderano la chitarra, immortale. Rock'n Roll never die...


 ATOMIC NUMBER - Case/Lang/Veirs

In un epoca di volumi a palla, rumori scomposti e grida sguaiate un disco come questo non può che passare inosservato ecco perché ci piace menzionarlo e cercare, in qualche modo di farlo conoscere. Anche solo semplicemente per dire che esiste ancora chi cerca di comunicare senza gridare, senza scomporsi, senza, insomma, esagerare. Questo al di là del fatto che il disco meriti o meno sperticate lodi. In effetti le premesse sono in parte disattese visto che pronti via si tratta di un disco a tre voci, a sei mani, che vede come protagoniste tre artiste con la A maiuscola come Neko Case (10 minuti di standing ovation), k.d. Lang (sperticate lodi) e Laura Veirs (Warp & Weft del 2013 qui). Tre artiste vere, capaci in epoche diverse e attraverso diverse e personali traiettorie di farsi apprezzare e amare in lungo e in largo (soprattutto negli USA, ad essere sinceri). Un disco che, quindi, ancor prima di un ascolto approfondito, darebbe l'idea di un classico, di uno "standard" alla voce songrwiting. Per certi versi è proprio così: le tre artiste cercano e trovano una compattezza che fa proprio pensare ad un lavoro fatto in congiunto e non a tre teste pensanti e indipendenti che si trovano solo per registrare dei brani. La personalità di ognuna viene ben fuori senza soffocare l'altra, ma il punto è proprio questo: alla fine l'opera risulta eccessivamente compatta e scorre via senza un sussulto importante, senza un pezzo memorabile, senza, si direbbe nella musica pop, un hit. Poco male, vale comunque la pena prendersi del tempo e magari in compagnia di un buon libro scoprire le note, le liriche e le sfumature di tre artiste uniche.

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