Radiohead - A Moon Shaped Pool (2016)

Se non siete più disposti ad ascoltare la musica, diteci almeno perché. Perché quello che prima aveva un senso improvvisamente smette di averlo e semplicemente cessa di esistere. Cosa succede realmente? Le molecole si dissolvono, si polverizzano e tutto ciò che fino a poco prima aveva un senso, quasi assoluto, non ne ha più? Non capisco. Io stesso sono parte di questo gioco, al massacro. Io stesso, mosso dalle migliori intenzioni, ho smesso di farmi le domande giuste e ho cominciato a dimenticare, lasciare alle spalle quello che prima era il mio tutto, il mio universo. Adesso non c'è più e non capisco perché. Definitivamente, è questo il nuovo medioevo, l'epoca dell'incomprensione assoluta del megafono che distorce tutto, ogni significato, ogni logica. I tasselli che fino a poco fa erano al posto giusto, sembravano al posto giusto, sono scoppiati, esplosi, dissolti nel nulla o meglio in qualcosa che sembra il nulla.
Ecco perché ci vorrebbe più tempo per capire, per giudicare, per comprendere. Ma invece nessuno è disposto ormai ad aspettare nemmeno un secondo. Ecco perché ci arrendiamo, mi arrendo. Mi rifugio nella caverna? No ripiego, scappo, vengo relegato nella caverna. Non posso uscirne, in alcun modo. La violenza, l'ignoranza, la fallacia, l'ignavia mi mantengono isolati alla ricerca della sopravvivenza. Il fuoco mi scalda, il ricordo mi mantiene in vita...almeno...fino...al crepuscolo.

di RSK

E così è accaduto l'inevitabile. I Radiohead non sono più, è ufficiale, la più grande e importante rock band del mondo. Semplicemente hanno smesso di esserlo. Un po' se la sono cercata, un po' è successo ciò che era inevitabile. Poco importa stabilire se è la musica che va stretta ai Radiohead se è questo mondo che non se li merita o se semplicemente hanno smesso di esserlo perché era naturale, era giusto così. Sono lontani i tempi delle rivoluzioni musicali, delle sperimentazioni intergalattiche, dei miracoli inattesi. Sono lontani i tempi dei capolavori popular che mettono d'accordo tutti (Ok Computer (1997) quasi 20 anni fa). Sono lontani i tempi dei capolavori assoluti (Kid A - Amnesiac dal 1999 al 2001). I Radiohead hanno segnato e si sono legati ad un epoca, travalicandola andando oltre, dimostrando che accontentarsi non è mai la strada giusta. Palesando un gusto e una sete unici per l'inesplorato, ciò che non si conosce. Nel 2016 essere e rappresentare tutto questo non è facile, per niente. Ecco perché un disco, un qualsiasi disco di questa grandissima band dell'Oxfordshire, oggi come oggi può, d'acchito, suonare come stantio, vecchio, perfino noioso. Sicuramente fuori moda. Ecco perché ci è voluto, giustamente e rispettosamente del tempo, prima di poter, a mente lucida o per niente lucida esprimere due o tre giudizi sul loro nono album: A Moon Shaped Pool.



Disco che ha fatto più rumore per le modalità attraverso le quali è stato presentato al pubblico piuttosto che per i contenuti; dimostrazione, una volta di più dell'epoca vuota e inconsistente che stiamo attraversando. In realtà a cominciare dai singoli di lancio, tra cui l'epocale Daydreaming merita sicuramente una menzione speciale, ci saremmo tranquillamente potuti accorgere come questo sia un disco di assoluto rispetto nella discografia, estesa ed immensa della band. Un disco di canzoni che si rivelano con una certa "goffa" lentezza, contravvenendo alle regole dell'immediato, alle regole del pop. Per questa ragione non, sicuramente, un disco di musica pop. Piuttosto un'ulteriore capitolo nell'epopea della sperimentazione musicale innamoratasi, improvvisamente, del jazz. Il jazz come approccio, come filosofia musicale. Il jazz come ricerca di uno stile analitico dentro l'assoluta e profonda gioia dell'improvvisazione. Superate le due prime hit, della seconda si è già detto, la prima Burn The Witch, che rimane in testa più per il suo accostamento al video che per altro, si entra comodamente nella caverna dei Radiohead. Una caverna inaspettatamente accogliente e decisamente avvolgente: da Decks Dark che mi ricorda certe costruzioni sonore indie care ai Blonde Redhead, alla bellissima Desert Island Disk che fin dal titolo è un omaggio e un ritorno al rock anni '70, quello psichedelico.

Sommessamente Ful Stop riporta a galla l'elettronica cara alle ultimissime produzioni, anche quelle che hanno apertamente fatto cilecca, di Yorke e soci. Una ritmica incalzante e paranoica, una voce appena sovrapposta e un letto musicale ipnotico che poi sfocia nel consueto apogeo chitarristico. Un tantino già sentito, mi sembra. Le belle sorprese ritornano con l'intermezzo gustoso di Glass Eyes una breve ma intensa poesia; bellissimo il testo che parla di una persona spaesata appena giunta in un luogo apparentemente ostile. Il panico prende il sopravvento. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Identikit sembra un viaggio a Bristol, con una chitarrina psichedelica che alla fine ti entra nella testa inevitabilmente. Altro gran pezzo. Seguire questa scia di delicati frammenti di suite sembra essere la chiave di lettura necessaria per comprendere questo disomogeneo disco. Ricercare gli hit ad alto volume risulta improduttivo. The Numbers, la parola agli alieni: incipit Seventies, nessuno mi può convincere del contrario, un pianoforte che si diverte a fare capolino qua e là e un altro pezzo avvincente a lungo andare. Con Present Tense è l'ora di aprire gli occhi di nuovo di fronte alla realtà, i messaggi disseminati qua e là come al solito sono parecchi:"Non farti buttare giù,  resta leggero e cerca di non fermarti". Il pezzo che può essere ricondotto all'idea di ballad (per i Radiohead) in un crescendo, soprattutto dei cori, è molto bello, e direi che i punti notevoli del disco a questo punto sono già tanti.
Guardiamoci intorno, le pareti strette, l'oscurità che incombe. Fuori è un mondo buio ma dentro la caverna che destino ci attende? Il coraggio va preso a due mani, che cosa cerchiamo di tenere lontano accendendo il fuoco? (Tinker, Tailor, Soldier...)
Il disco si chiude con una pseudo nenia: True Love Waits, che per gli amanti del gossip a tutti i costi, potrebbe essere un omaggio personalissimo di Thom Yorke al matrimonio naufragato. Il pubblico è anche privato e viceversa.

Inutile scomodare termini inflazionati come capolavoro o opera d'arte. Piuttosto teniamoci strette le parole che il linguaggio sembra essere un'arma fondamentale nella "guerra" che incombe prima di tutto dalla bocca degli stolti. Inutile esprimere giudizi affrettati per un lavoro che invita e richiama alla calma. Invita a respirare profondo, a scollegarsi dagli orpelli di un mondo in connessione; folle, ignorante e perpetua connessione. Invita a riflettere se davvero quella caverna nella quale ci siamo ficcati per volontà o per forza sia il posto più sicuro. Utile invece sottolineare che un disco come A Moon Shaped Pool richiede un lavoro lungo, pensato, faticoso, difficile, sudato e appassionato. Aggettivi da rivalutare e apprezzare più di ogni singola nota, di qualsiasi azzeccato ritornello o di una strofa più incisiva di un'altra. Come sempre i Radiohead, in questo non solo una rock band, sono artisti creativi dell'immagine e del marketing oltre che del suono e della musica; creano un'opera a tutto tondo. A noi decidere se questo abbia ancora un senso oppure no.

Voto: 8

 

16 commenti:

  1. Il problema è proprio questo: NO, non ha più senso. E in merito a questo bisognerebbe porsi delle domande. Mai ciò che un tempo si definiva indie-rock è stato così distante dalle persone e dal pubblico più giovane, a questi festival estivi e nei locali in cui si fa musica dal vivo l'età media si alza di anno in anno in maniera preoccupante. Se va avanti così la prospettiva è che fra 10 anni quei festival sembraranno simili a quelle ultime decadenti Feste dell'Unità prive d'anima e quei locali alle balere del liscio dei nostri giorni. E anche i Radiohead, nonostante il loro talento, sono diventati tra i traghettatori di questa tendenza anzichè la via di fuga per svincolarsi da essa. Dagli anni 90 ad oggi abbiamo spurgato il rock di tutto: del suo carattere ribelle, del suo messaggio politico, della sua indole strafottente ed eccessiva, del suo piglio rivoluzionario, del suo essere mezzo di rivincita sociale...e dunque che resta? Ok, all'inizio era una forma di reazione al divismo degli anni 80, ma oggi ci si chiede se non si sia esagerato e quale fosse il fine se la fine è stata giungere a questo. La pura estetica, approcci pseudo-concettuali spesso fuoriluogo e non richiesti.Vogliamo questo? Ma c'è una domanda peggiore: volevamo questo allora? Personalmente, se mi avessero chiesto, non avrei mai voluto che i miei idoli invecchiassero così, nè che la musica che ho sempre amato facesse questa fine. No, mi dispiace, stante questo contesto, le ultime opere di Afterhours, Verdena, Radiohead, Blonde Redhead, Motorspycho, Pearl Jam e compagnia bella non hanno alcun senso. Se ne stanno lì, appese al muro come certi capolavori d'arte moderna, immobili baluardi di una bellezza che all'infuori dei loro vernissage di fatto non esiste. E' orribile.

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  2. Direi che potevi scrivere solo questo ed avresti completamente centrato il punto: "Dagli anni 90 ad oggi abbiamo spurgato il rock di tutto: del suo carattere ribelle, del suo messaggio politico, della sua indole strafottente ed eccessiva, del suo piglio rivoluzionario, del suo essere mezzo di rivincita sociale...e dunque che resta?"

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    1. E non si parla neanche più di figa e anche questo non va bene, diciamolo.

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    2. Potreste voi di musicanidi inventare il figa-rock-festival da tenersi ogni anno naturalmente a Figarolo

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  3. oh ci state facendo venire l'angoscia...

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  4. Beh sono d'accordo fino a un certo punto. Intanto non mi sembra corretto per esempio mettere insieme Verdena e Aferhours non foss'altro per una questione generazionale e poi, comunque, se è vero e diciamo pure che sia vero, che i vecchietti hanno dato tutto e oggi se ne stanno lì appesi a un muro un po' come noi che amiamo comunque continuare a godere di quest'arte moderna prolungata, d'altro canto manca, eccome il ricambio generazionale. Dove sono i nuovi rockers? Ribelli e rivoluzionari? Non mi va di sentire risposte tipo hip-hop e menate varie. A me non piace l'hip hip, io amo il rock e se oggi il genere non ha più la spinta rivoluzionaria di un tempo, se non trascina i ggggiovani, beh non credo proprio sia colpa dei Radiohead o dei Pearl Jam. Loro la storia l'hanno fatta ed oggi con alti e bassi continuano a fare il loro "sporco lavoro". Se sentite qualcosa di sconvolgente, fresco, nuovo e rock, per favore scriveteci!!! musicanidi@gmail.com

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    1. Infatti io parlavo sia delle nuove proposte che dei "pezzi da 90" (mi si consenta il gioco di parole ;-D)
      Anzi come dite voi i "pezzi da 90" sono anche più giustificati, perchè la storia l'hanno già fatta (solo uno spunto di riflessione: avete notato che ad un concerto di una vecchia star anni 60 0 70 ci si trova ancora gente di tutte le età ed a quelli di gruppi dei 90 solo gente che era giovane nei 90? Fa riflettere o no?).

      Comunque chiudo con questa nota di colore: Mick Jagger dei Rolling disse: "Eravamo giovani, belli, stupidi. Ora siamo soltanto stupidi". E questo è il rock.
      Questi nella maggior parte dei casi si presentano già vecchi, sfigati ed intelligentoni. Un giorno saranno solo intelligentoni. Praticamente è più affascinante la vita di mio nonno idraulico.

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    2. almeno per la categoria "fresco" e "rock" segnalo Courtney Barnett!

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  5. per me, parte (e sottolineo parte), del "problema" è rappresentato anche dalle modalità con cui si fruisce la musica: una volta si comprava il cd e lo si ascoltava tutto, calibrando sulle aspettative che ci eravamo immaginati, il nostro giudizio personale.
    pensate a un disco come Monster dei REM: ora verrebbe dimenticato al volo e non lascerebbe traccia, all'epoca, pur tra qualche lato d'ombra, potevamo convincerci - a ragione - che era proprio quello che volevano dirci, proprio in quel momento Michael Stipe e compagni. e a vent'anni di distanza, togliendo la polvere al cd, possiamo ancora cogliere la grandezza di alcune canzoni (io sono tuttora ipnotizzato quando riascolto Let me In).

    Insomma, ascoltando un disco "alla vecchia maniera", si potrebbe riuscire a cogliere quelli che hanno ancora "qualcosa da dire".
    il problema dei problemi di oggi che è difficilissimo trovare qualcuno che faccia qualcosa che suoni al tempo stesso come "nuovo" e completamente ispirato, tanto da essere "perfetto qui e ora". Qualcosa come poteva essere Ok Computer o il disco dei Massive Attack.

    per quanto vale ultimamente provo sincera simpatia per i prolissi Car Seat Headrest.
    in ogni caso nulla per il quale stracciarsi le vesti o aspettarsi che diventino idoli di giovani illuminati che rifuggono Fedez e JAx...

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  6. Ecco, il fatto che non si vendano più dischi e che i diritti scaturenti dallo streaming (se non ti chiami Rolling Stones, Springsteen, Radiohead o REM) siano pressochè ridicoli è un aspetto importante.
    Anche da un altro punto di vista, che riguarda invece l'approccio dell'artista.

    Intendo: oggi il 99% degli album rock sono pressochè autoprodotti, peraltro senza alcuna speranza di ricavarci cifre considerevoli, quindi assolutamente incuranti dell'aspetto commerciale. L'artista dunque si affranca dando almeno libero sfogo alla sua creatività, ma il prodotto che ne scaturisce è migliore di un tempo? Sarò cinico, ma la mia risposta è: non sempre, anzi quasi mai, perchè il tutto sfocia in un atteggiamento incurante verso il pubblico ai limiti dell'altezzoso (il classico odioso piagnisteo: "Sono tutti capre, non vengo capito!!!"), sia quando si va sul prodotto ricercato, sia quando si rimane su quello più orecchiabile.
    Oltretutto: non trovate che oggi sia molto facile gettarsi su prodotti spigolosi e "ricercati", visto che tanto l'aspetto commerciale della faccenda è morto da mò? Non parlo del disco in questione dei Radiohead che non ho ancora ascoltato con attenzione, ma a me in alcuni casi sembra solo una via comoda per strappare plausi dalla solita critica allo sbando.
    E intanto: quanto tempo è che non si sente invece qualcuno capace di sparare fuori un singolo che vada a toccare le giuste corde? Una Smells like teen spirit, una Karma Police, una Loosing my religion, Looser...questo sarebbe il vero genio dei nostri tempi.

    L'artista smonetato che si autoproduce si crogiola spesso nella sua libertà fino a dimenticare di chiedersi: ma questo album, questa canzone, dicono qualcosa? Basta leggere le biografie di tutti i grandi del passato per scoprire come tanti grandissimi classici del rock siano scaturiti da litigi o accese discussioni con manager o case discografiche...

    Ripeto, sarò poco poetico e molto cinico, ma è un fatto oggettivo (perchè frequentemente raccontato dagli stessi artisti nelle loro biografie appunto) che tante grandi opere del rock siano nate da un neccessario interscambio di scontri ed opinioni tra artista, produttore artistico, etichetta.
    In sintesi? Credo che oggi a molti artisti manchi un datore di lavoro con cui mettersi alla prova, qualcuno che possa permettersi di dirgli come un tempo: "Amico, questa roba fa cagare", "Questa è buona", "Amico, qui migliorerei qui...", "Questa la andiamo a registrare in questo studio che esce meglio..".
    Brutto dirlo, ma anche il soldo diceva la sua.

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  7. tante parole, ma a me il discorso sembra solo che la musica rock (classic, rock, indie rock, alternative rock, ecc... ecc... ecc...) non sa più di che cazzo parlare e non si capisce più che esista a fare. anzi sì: serve a movimentare un po' i festival di musica in estate, dove comunque la gente sarebbe contenta anche se si suonasse tutt'altro.

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  8. Comunque non è che ci sia in giro nemmeno tanta gente che ne capisca di musica, voglio dire se si riempiono le arene per fenomeni da baraccone come i rockin 1000 allora la musica rock diventa una pagliacciata bella e buona. Fanculo i festival pieni di drogati e ubriachi che saltano e gridano qualsiasi tipo di stronzata gli proponi. Almeno i Radiohead fanno gli sfigati da sempre...questa è coerenza.

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  9. Leggo con piacere i commenti dei vecchi che conosco e di quelli che (forse) non conosco. Il punto vero è che - semplicemente - tutto invecchia. Dal swing al blues fino al punk e al rock, così come invecchiano e/o cambiano le persone, succede alle correnti artistiche di ogni forma e tecnica. altrimenti saremmo ancora qui con le mostre di impressionisti e cubisti a raccontarci di quanto siano rivoluzionari.

    tutto viene lentamente inglobato, masticato, mescolato e digerito dal sistema umano.

    Anche i Radiohead sono umani e dunque finiti (nel senso che hanno limiti e confini per quanto altissimi e vastissimi essi siano) come lo sono per loro natura tutti gli esseri viventi che nascono e muoiono.
    Quindi, credo, non si possa pretendere infinita qualità di produzione artistica.

    Detto questo, concordo con la critica esposta nell'articolo a me l'ultimo è piaciuto, ma mi ha lasciato "quell'ovo sodo che non va nè su nè giù..."

    PARENTESI SULLA FIGA - Come si fa a parlare di figa cercando di sconvolgere il pubblico nell'era di youporn?
    Lo fai nel modo del rap o dell'Hip hop che è la musica dei giovani e che la mia compagna di 40 anni odia ascoltare perchè le parole contenute nei testi la disturbano... provocando quell'effetto che i Led Zeppelin facevano ai 40enni dei Seventies.

    Tra 20 anni probabilmente toccherà al rap il ruolo di musica dei vegliardi (te l'immagini Fabri Fibra rappare a sessant'anni?).

    Tutto invecchia e passa, niente è infinito. Lo diceva Giovanni Falcone a proposito della Mafia e mi sa che vale un po' per tutto, per i Nirvana, i Radiohead i Pearl Jam e pure per noi.
    Siamo motorini nel Garza, Materassi abbandonati per la strada.

    Duriamo per il tempo che ci viene concesso, ma non mi sembra il caso di farne un dramma (lo dico a Jeremy che pare disgustato), anche perchè farne un dramma non risolve nulla. Per questo non mi farei troppi problemi: ognuno suoni quel che gli pare, per chi vuole ascoltare...
    e a culo tutto il resto!

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    1. E infatti il mio voto al disco è 8 e non 10 che è Ben Diverso. Sono d'accordo praticamente su tutto quello che dice MdC e come non potrei esserlo visto che lui è un po' il DexM di tutti noi branco di musicani...su tutto meno che su una cosa: la figa!
      Eh si perché se è vero che l'effetto shock che i Led Zeppelin provocavano nei '70 puo' essere paragonabile all'effetto shock che i pischelli hippoppari provocano nei 40enni di oggi il motivo è sostanzialmente diverso. I primi professavano la rivoluzione culturale e musicale della loro epoca parlando di sesso libero, menaggi a tre, amore amore amore fuori dal matrimonio scandalizzando la bigotta società della doppia morale borghese del tempo. I secondi invece professano fiumi di ultra violenza sessista, lanciando messaggi tutt'altro che rivoluzionari (reazionari se maik) lo fanno utilizzando un genere e relativi sottogenere che, almeno per i latinoidi che conosco io, sono chiaramente figli della cultura sessista e omofoba più retrograda e ignorante. C'è una bella differenza tra il sesso e youporn come ben sappiamo e la differenza è la violenza (sulle donne ovviamente). La violenza dell'immagine, del messaggio e la giustificazione della stessa. In questo caso quindi l'indignazione è un dovere e non una questione anagrafica. In definitiva: viva i led zeppelin...sempre!

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    2. OFF COURSE MAN! VIVA GLI ZEPPELIN

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