di Sir Old John Pajama
Difficilmente i Third World si troveranno citati in qualche classifica relativa ai migliori esponenti del roots reggae, nè sarà facile trovare qualche loro canzone nelle relative playlist che è ormai facile trovare ogni dove in rete. Eppure non si capisce bene perchè. Certo è possibile che alla base di questo vi sia quel grezzo purismo ai limiti del reazionario che spesso contraddistingue l' "appassionato tipo" del genere citato, perchè la musica di questo gruppo giamaicano trova invece la sua forza nel suo essere poco convenzionale e particolarmente raffinata rispetto al resto, ma il dato resta comunque singolare a fronte di una proposta mai stucchevole o patinata. Andiamo dunque di seguito a scoprire chi erano i protagonisti di questa band ed a ri-scoprire uno dei migliori dischi sfornati da questa formazione.
I Third World nascono a Kingston nel 1973 per iniziativa del tastierista Michael "Ibo" Cooper e del chitarrista Stephen "Cat" Coore, precedentemente membri dei celeberrimi Inner Circle, peraltro normalmente conosciuti anche dai non appassionati di musica in levare grazie al loro fortunatissimo ritorno nelle TOP TEN di tutto il mondo ad inizio anni 90 con il singolo Sweat (A La La Long) (non fate finta di non conoscerla su...). Al progetto si uniscono a seguire anche altri membri del gruppo citato: il cantante Milton "Prilly" Hamilton ed il percussionista Irvin Carrot Jarrett. Completeranno poi la banda il bassista Richard Daley, proveniente dai Tomorrow's Children del leggendario Ken Boothe ed il batterista Carl Barovier. Il debutto dal vivo avviene nel 1974 e la compagine ottiene fin da subito un buon consenso locale, tanto da essere scelta quale gruppo spalla (con gli Wailers) per il concerto dei Jackson Five al Jamaican National Stadium di quell'anno. Messi quindi sotto contratto dalla Island, i ragazzi vengono spediti in tour per l'Europa con gli stessi Wailers nel 1976, anno che segna anche il loro omonimo debutto discografico.
Dell'anno seguente è invece 96 Degrees In The Shade, che assieme al seguente (e commercialmente più fortunato) Journey to Addis ne rappresenterà per sempre l'apice ed il manifesto. Il sound dei Third World ha in realtà veramente poco di terzomondista ed ascoltando l'album citato si può capire perfettamente perchè la Island scelse proprio loro come gruppo di supporto per la tournè europea di Marley e soci. Il loro sound è molto più pulito e quindi meno grezzo di quello che si trova in altre opere giamaicane dello stesso periodo: basso e percussioni tracciano delle ritmiche precise e suadenti, le voci fraseggiano trasognanti ed impeccabili, tastiere e chitarre sono sempre misurate e puntuali. La musica, irrinunciabilmente reggae, raccoglie influenze che giungono però anche dal pop inglese, dalla prima disco dei 70, dal dub, dall'RNB, senza comunque perdere mai un piglio profondamente afro ed esotico. Un disco impeccabile, molto soft, molto "occidentale" che forse piacerà proprio per questo a chi normalmente il reggae non è abituato ad ascoltarlo, ma che forse per lo stesso motivo si ritrova appunto normalmente meno apprezzato da chi la musica in levare la consuma quotidianamente. Per il sottoscritto, comunque ed inconfutabilmente, un gran disco. Enjoy!
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