Il Mississippi, Huckleberry Finn & John Lee Hooker

di Thelonius Mork

"Ci siamo detti che non c'era una casa migliore della zattera, dopo tutto.
Tutti gli altri posti sono così stretti e chiusi, ma la zattera no. 
Sulla zattera ti senti libero, tranquillo e felice."

Ho sempre considerato Le avventure di Huckleberry Finn uno dei libri più staordinari ed importanti di tutta la letteratura americana ed anzi della letteratura tutta, in senso lato. Dice: mbeh? Si parla d'un grande classico! Eppure ogniqualvolta si nomina questo libro capita di scoprire che la maggior parte dei presenti non l'ha letto e spesso si riceve da qualcuno la stessa banalissima domanda: "Ma...è bello?" 
Misericordia: sì! Sì che è bello, ma bastasse questo per definirlo. Trovatemelo voi un romanzo pubblicato nel 1884 che possieda la stessa dinamicità, la stessa sgangherata irruenza, un ritmo e dei personaggi così prepotentemente moderni. No, non lo troverete, perchè una storia siffatta, che odora di legno bagnato, di scarichi di battelli a vapore, di camicie a quadrettoni sudate, di zucchero da canna fermentato, poteva arrivare solo dal Nuovo Mondo e dal fervido genio di uno scrittore che proprio dal gergo usato dai piloti dei battelli ("By the mark: twain!") aveva tratto il suo nome di battaglia: Samuel Langhorne Clemens, al secolo Mark Twain.


Il libro rappresenta l'ideale seguito de Le avventure di Tom Sawyer del quale, come si direbbe oggi, rappresenta una sorta di spin-off. Le tematiche già emerse nel precedente vengono però qui nutrite d'una forza più travolgente ed impetuosa, esattamente come le acque del Mississipi, mero spettatore nelle avventure di Tom ed invece  onnipresente trasportatore nelle vicende di Huck, che a bordo d'una zattera lo risalirà fino all'Arkansas accompagnato da uno schiavo di colore di nome Jim, in fuga dallo schiavismo. Il viaggio dei due diverrà così non solo un'incredibile spaccato itinerante del folklore rurale degli stati del sud americani di inizio XIX secolo (meravigliosi i decadentissimi personaggi del Duca e del Re, che i nostri incontreranno sul persorso), ma anche meravigliosa irriverente metafora universale di ribellione e fuga dalle convenzioni del moralismo, della civilizzazione, del razzismo, dell'ipocrisia e del puritanesimo. Nessuno retorica, nessuna epica, nessuna smanceria traspare però dall'occhio penetrante e lucido del protagonista del libro che ne è anche il narratore. "Huckleberry Finn è l'anti-Tom Sawyer. Egli è un meraviglioso realista, per il quale esiste soltanto la distesa delle cose che si vedono, si sentono e si toccano. Il suo sguardo non è quello di Alice, che presenta il mondo dietro lo specchio; e nemmeno di Pinocchio, che porta con sé la coscienza che esistono gesti più agili di quelli dell'uomo." (Pietro Citati). Sia come sia il piccolo Finn è uno dei personaggi più affascinanti della narrativa americana, perchè la sua feroce irruenza si esprime, pagina dopo pagina, trascinante ed indimenticabile. Spacciato come romanzo per ragazzi Le avventure di Huckleberry Finn ha in verità un secondo strato impetuoso e roboante, come le acque di un grande fiume da cui è corroborante riemergere.

Tradizione vuole che su Musicanidi alla lettura venga sempre abbinata una colonna sonora degna ed adeguata. Di fronte ad un'opera simile come non tornare dunque alle radici del sud degli States, attraverso uno dei suoi bluesman più taglienti, ipnotici ed efficaci. Nato a Clarksdale nel 1917 e morto a Los Altos nel 2001, per il sottoscritto è John Lee Hooker lo spirito musicale ideale per questa narrazione. Il suo boogie woogie chitarristico è la ritmica perfetta su cui far scivolare la zattera di Huck e Jim, per sempre alla ricerca della propria libertà contro tutto e tutti.
Boom, boom, boom, boom!

Nessun commento:

Posta un commento