Ten Second After: Nada Surf, Black Mountain, Bleached, Erich Bachmann

di RSK 
La musica ha un grande potere: 
ti riporta indietro
nel momento stesso in cui ti porta avanti, 
così che provi, contemporaneamente, 
nostalgia e speranza.
Nick Hornby

NADA SURF - YOU KNOW YOU ARE 

I Nada Surf hanno sempre fatto la loro bella e porca figura nel variegato universo-mondo dell'alternative; certo come tutti, anche loro hanno dato il meglio di sé negli splendenti '90, recitando il ruolo di discreti sparring partner in un'epoca piena di fuoriserie. Sul finire degli anni '00 il loro karma sembrava indirizzato decisamente verso un malinconico tramonto, vicino all'oblio. Ma se oggi siamo qui a parlare di questo disco evidentemente non è solo perché non ci sia niente di meglio. You Know You Are infatti, fuori da qualsiasi giudizio critico-musicale, conquista, ascolto dopo ascolto, per l'onestà e la schiettezza con la quale ci presenta una musica desueta da almeno un ventennio, o per dirla meglio, passata di moda. Una musica che si appella ad aggettivi come: solare, ottimista, divertente e malinconico e lo fa senza un minimo di vergogna. Ebbene no! Il risultato che, inizialmente fa storcere il naso, in realtà conquista ascolto dopo ascolto e strappa applausi, sorrisetti e quant'altro, facendoci battere i piedi sotto il tavolo o le mani sul volante. Ed ecco allora che i Nada Surf,  un po' come il vecchio pugile, che con un ultimo colpo di coda, prima di appendere i guantoni al chiodo sfiora l'impresa in un ultimo incredibile incontro, si fanno benvolere e amare forse come non mai. Stilisticamente si buttano a capofitto verso quei soleggiati lidi californiani dove il Surf è tutt'altro che Nada ricordandoci certe sonorità easy listening: Cold To See Clear o Friend Hospital solo per citarne due. 
Poi  però si ricordano di essere figli della grande mela e sfornano ritmi degni degli eterni Yo La Tengo: New Bird, Out Of The Dark e soprattutto Gold Sound. In definitiva un miscuglio invitante di alternative con chitarre e ritmo nel sangue, che mette di buon umore...senza vergogna e rischia di essere uno  dei dischi più avvincenti dell'anno.



BLACK MOUNTAIN - IV

Il titolo zeppeliniano e la copertina onirico-impressionista non dovrebbero lasciare nessun dubbio a voi che vi addentrate nell'ascolto di questo IV titolo del catalogo Black Mountain. Puro e semplice Rock'n'Roll; certo: indie, alternative, psycho, a volte hard, a volte noise ma in fondo in fondo sempre fottutamente Rock'n'Roll. Alleluia, alleluia! Meno male che c'è Stephen McBean; macchina sfornadischi, con mille grilli e progetti per la testa, con un passato lungo così e un futuro tutto da scrivere che, a sentire quest'ultima fatica della sua ultima creatura, in ordine di tempo, sembrerebbe radioso. 
Rotondi riff di chitarra, che era dai tempi dei migliori White Stripes, chili di silenzi e l'eterea sempre più necessaria voce magnetica di Amber Smith (che ricorda un'altra Smith che di nome fa Patti) si aggiungono e impreziosiscono il consueto flusso musicale caratterizzato dalle sacre chitarre e dalla, ormai seconda voce di Stephen McBean (che ricorda tutt'altro che vagamente Eddie Vedder).
Tre brani che superano gli 8 minuti e in generale tutti che superano i 4 o ci vanno vicini; per 56 minuti di musica come si deve. Classic Rock anni '10.


BLEACHED - WELCOME THE WORMS 

Le RRRRiot GRRRRls sono tornate, un po' meno incazzate del solito e un po' più attente alla quadratura del cerchio. E' vero, il power punk pop delle Bleached cattura immediatamente e conquista soprattutto se si è in vena di spaccare tutto, saltare e urlare senza badare al sottile. Il rovescio della medaglia, di solito, è che un disco come questo si consuma in un attimo e ancor più quando se ne sono sentiti tanti, troppi. Finisce così per spossare e essere rapidamente relegato all'oblio. Welcome The Worms però risulta, sul solco di questa stessa tradizione, avere più pregi che difetti. Tutt'altro che originalone, meno cool di un disco delle Hole ma meno easy listening di un Best Coast, giusto per citare un gruppo recente, è un album ben fatto, ben suonato. Divertente e piacevole come una secchiata d'acqua fredda un pomeriggio d'agosto, in spiaggia: i capitoli migliori? Keep on Keepin'on, Trying To Lose Myself Again, Sour Candy e la conclusiva Hollywood, We Did It all Wrong.


ERICH BACHMANN - ERICH BACHMANN

Dulcis in fondo. Un autore: Erich Bachmann. Non certo uno di primo pelo, piuttosto un artista di lunga data passato per diverse esperienze; dai Crooked Fingers con il loro indie rock post millennio e ancor prima con gli Archers of Loaf che negli anni '90 suonavano, senza troppo successo, un miscuglio tra rock e noise. Ultimamente poi, la carriera solista, virando verso il folk e certo cantautorato caro all'America profonda. Un tour in compagnia di Neko Case e questo disco omonimo. Molto bello, quasi esclusivamente piano, voce e chitarra con un piglio da combat-folk da un lato e liriche poetiche e melodiche dall'altro. Uno schiaffo da una mano e una carezza dall'altra. Un disco che si lascia scoprire e coinvolge piano piano diventando un interessante punto di riferimento in questo periodo. Buon ascolto.





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