Sophia - As We Make Our Way (Unknown Harbours) (2016)

di De Marga e Tommy ThecaT

Caro il mio TommyThecat, 

è passato del tempo dal nostro precedente incontro scrittorio; mesi invernali bui e difficili almeno per me. Poi d’improvviso, i primi giorni di Aprile, vengo a sapere che una delle band che ho apprezzato di più negli ultimi vent’anni pubblicherà un nuovo disco; mi riferisco ai Sophia di Robin Proper-Sheppard. Band nata dalle drammatiche ceneri dei God Machine; brividi solo al ricordare l’imponenza e la grandezza della brevissima carriera della “Macchina di Dio”. 

Ma oggi ti voglio parlare solo e soltanto dei Sophia, che ritornano dopo un silenzio infinito che si è protratto per sette anni. There Are No Goodbyes s'intitolava il loro precedente lavoro uscito nel 2009. Soltanto adesso il titolo dell’opera tradotta in italiano ha un senso: “Non ci sono saluti”. Come se Robin già sapesse del successivo lungo silenzio, del forzato distacco dal mondo musicale; ma ora è tornato e ne sono oltremodo contento. Ha viaggiato molto in questi anni, diviso tra l’Europa (ormai sua seconda patria visto che ha anche preso la cittadinanza belga) e gli Stati Uniti dove è ritornato dopo una lunga assenza. Con estrema calma si è messo al lavoro, scrivendo qualche decina di brani; ho sempre fatto una fatica senza precedenti nel dare la giusta etichetta musicale a quanto scritto da Robin. Ho letto una sua intervista recente ed è stato lui stesso a chiarirmi le cose: definisce la musica dei suoi Sophia come una versione “countryficata” dei Cure. Va benissimo così. 


L’analisi di As We Make Our Way (Unknown Harbours), dopo tutto quello che ho già scritto, deve partire dalla sua copertina; da quell’ancora illuminata e lucente, in netto contrasto con il resto della copertina immersa in un profondo nero. Richiama il mare e la sua vastità minacciosa; ma Robin è finalmente tornato, concludendo il suo peregrinare. Ha gettato una luminosa ancora, anche se per il momento i luoghi di approdo sono sconosciuti e insicuri. 

Mi conosci e sai molto bene che sono morbosamente legato alla fruizione della musica che amo solo attraverso l’acquisto del disco in originale; purtroppo il mio “pusher” non è riuscito per il momento a recuperarlo; ed allora mi sono preso la libertà di ascoltare soltanto tre brani dell’album: i primi due e l’ultimo, una canzone già uscita come singolo un paio di anni fa. E’ la brevissima strumentale Unknown Harbours a regalarmi da subito emozioni indescrivibili; un suono ripetuto e di poche note di tastiera. Di una semplicità, di una delicatezza come soltanto Robin ha saputo fare nella sua lunga carriera; due minuti che già mi bastano. Ma è la profondità marina di Resisting a mettermi con le spalle al muro; ed allora mi arrendo al primo ascolto, con la voce di Robin così particolare, così unica. E la nettissima sensazione che stia cantando soltanto per te appare in lontananza, come sempre è accaduto con i Sophia. Leggerezza e tristezza: sentimenti che mai potranno essere messi in disparte, ascoltando brani così emozionali. Mamma mia Robin, mamma mia TommyThecaT!! 

Ho quasi concluso; ti voglio salutare con una frase di Robin, letta sempre in rete in queste ultime settimane: “Ho 46 anni, non ho una casa, non ho un'auto, non ho un cane. Non appartengo a nessuno, non appartengo a nessun posto. Ho solo la mia musica". 
Non mi serve altro...It’s easy to be lonely

Con stima, 
De...Marga


Caro De...Marga, 

mi dispiace leggere che nella tua amata Ossola i pusher valgano ben poco. Ogni luogo ha i suoi pregi e suoi difetti. Abbandona le droghe e vai a farti due passi sulle tue amate montagne. Scegli una giornata di bel tempo, serena e luminosa. Cammina, cammina e punta in alto, a qualche laghetto alpino, siediti e mira il paesaggio intorno a te. Vedi, caro DE, a Brescia abbiamo la fortuna (fortuna?) di avere i pusher attenti e precisi coi clienti ma ci mancano le amenità alpine che circondano il tuo paese. 

Ho la fortuna (fortuna!) però di rifurgiarmi nell'ascolto dell'ultimo dei Sophia che mi trasportano come d'incanto in luoghi puri e difficilmente accessibili. Suonano limpidi e cristallini come le acque trasparenti del laghetto che avrai davanti, solo qualche fugace nuvola malinconica nel cielo blu riesce a coprire la loro pulizia. I Sophia gonfiano il cuore, fanno sentire bene, regalano attimi di ottimismo insperato e attimi di romantica solitudine. 

Tutto è perfetto nel loro suono: il piano tranquillo, la voce di Robyn più morbida rispetto alle vecchie uscite, le note di chitarra ben distinte, la batteria sempre ben calibrata e mai eccessiva. As We Make Our Way (Unknown Harbours) mi è entrato in circolo e non mi ha abbandonato per 36 ore. Mi son detto basta, non potevo rischiare di sputtanarmelo. Ma pezzi come Resisting o la corale St. Tropez / The Hustle, ti faranno impazzire dal piacere. You Say It's Alright (mamma-mia quanto è bello 'sto pezzo) è un immersione a pieni polmoni nel sinth-rock anni '80 di splendida fattura. Se non stai attento rischi di prendere il volo! E California? Un perfetto pop chitarroso estivo che potrebbe finire dritto dritto in qualche rotazione radiofonica. Non ti stupirai se vengo a dirti che Blame e Baby, Hold On sono le classiche canzoni alla Robin Proper-Sheppard, intimi gioielli acustici. 

It's Easy To Be Lonely è il pezzo finale che rischia di ammazzare chiunque, è un crescendo emozionale di chitarra e archi che potrà facilmente strapparti una lacrima (anche due). Ma una lacrima a Robyn siamo pronti a regalargliela, o sbaglio? Mi saprai dire se sarai colpito da estasi o se sarai rapito da ammirazione. Caro De, sai nel frattempo cosa potrei fare? Quasi quasi me lo riascolto ancora provando a immaginarmi le emozioni che ti assaliranno al primo ascolto. Saranno solo cose belle. 

Un big abbraccio, 
TTT

   

 Tracklist 

Unknown Harbours 
 Resisting 
 The Drifter 
 Don't Ask 
 Blame 
 California 
 St. Tropez / The Hustle 
 You Say It's Alright 
 Baby, Hold On 
 It's Easy To Be Lonely 

 https://sophia.bandcamp.com/

1 commento:

  1. Aprile 1993; è una domenica pomeriggio. Arrivo al Bloom di Mezzago per il concerto dei God Machine che avevo da pochissimo conosciuto grazie all'esordio "Scenes from the Second Storey" (e qui mi fermo per un buon minuto in religioso silenzio per ricordare tale insuperato capolavoro). Purtroppo, causa un problema di salute di Robin, l'atteso evento è stato annullato. Non ci sarà più un'altra occasione...BLIND MAN...

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