Musicanidi di Maurisio Seimani: Night Beats, Savages, Archy Marshall

a cura di...Maurisio Seimani

Night Beats - Who sold my generation

Groovy, psichedelici, pulp! Tre giovani vecchi bastardi provenienti nientemeno che da quel di Seattle, una storia già sentita no? In verità la proposta dei Night Beats è molto diversa da quella che incendiò il mondo vent'anni or sono, anche se lo sporadico uso dell'effetto wah-wah in alcuni assoli emergenti dai loro  vortici pischedelici fa riapparire qua e là anche quei fantasmi. Tutt'altra musica comunque. I riferimenti più diretti di un disco come Who sold my generation vanno senz'altro cercati negli anni 60 di gruppi quali The Kinks, The Rolling Stones, The Zombies, The Monkees, The Who...Chiarito questo, alzate lo stereo a palla e fatevi investire dai micidiali riff di chitarra, dai giri di basso incalzanti, dagli assoli acidissimi battezzati alle ultime fonti psicotrope ancora attive, dai ritornelli sempre freschi e trascinanti. Più volte ci siamo trovati a soffermarci su dischi del genere di questi tempi, ma il punto è che nel caso in questione questa roba è davvero TNT e sollazza e diverte come le migliori sequenze di un bel film di Tarantino. Questi tre ceffi ai Black Keys li polverizzano. La domanda è: ci sono o ci fanno i Night Beats? Sembra ci siano e ci siano un gran tanto. ma al di là di come la si possa pensare...spaccano!
In una parola: TNT
Giudizio: 4 palle





Savages - Adore life

Questa volta risulta difficile non allinearsi al coro di tutti coloro che nel mese in corso hanno segnalato l'ultima fatica delle Savages, qui alla prova del nove dopo l'altrettanto acclamato Silence Yourself (acclamato non da noi, che invece lo recensimmo negativamente qui). L'affiatata compagine tutta al femminile proveniente da Londra (benchè la cantante Jehnny Beth, già Camille Berthomier, sia di origini francesi) si ripresenta con un disco arrembante, travolgente ed inappuntabile. L'importante è però non approcciarsi a loro pensando di trovarvi qualcosa di trascendentale. Ci si muove qui nei territori ben conosciuti del post-punk alla Wire, nell'occasione felicemente imbastardito con influssi a questo più o meno vicini come Patti Smith, Joy Division, Swans. Votatesi anima e corpo a questa forma espressiva, però, le Savages si dimostrano bravissime nel condurla verso la sua sublimazione, alzando il tiro e mostrando una grezza genuinità che ne diventa il vero punto di forza, quello che realmente ha permesso loro di sollevare il polverone mediatico di cui si diceva sopra. Se lo meritano? A mio modesto parere sì, stante appunto l'inquadramento del loro progetto come perfetta riattualizzazione di un estetica del passato, più che rivoluzionario impeto finalizzato a crearne una nuova. Nulla di nuovo, infatti, sul fronte occidentale, solo una band emergente capace di sprigionare nei sui dischi un'energia post-punk che sì: ora conquista.
In una parola: arrembante
Giudizio: 3 palle e mezza


Archy Marshall - A new place 2 drown

Non sapete chi sia questo Archy Marshall? Può starci, ma spero con tutto il cuore non vi siate persi lo straordinario album di un ragazzino classe 94 che i più conoscono con il nome di King Krule (nostra recensione qui). Non foss'altro perchè Archy Marshall è King Krule, anche se artisticamente parlando i due non hanno assolutamente niente a che spartire. Se King Krule si presentava come una specie di Tom Yorke schizofrenico, dilaniato fra elettronica e rockabilly perchè posseduto dal fantasma di Joe Strummer, Archy Marshall cede invece al trasporto di una vena elettronica più intimista e notturna, più indirizzata a sonorità new-soul e trip hop. L'album altro non è che la colonna sonora di un progetto più ampio, includente un libro di testi ed illustrazioni scritto a quattro mani col fratello Jack ed accompagnato addirittura da un documentario. Detto questo, nonostante non si possa che rimanere ancora una volta sbalorditi di fronte alla classe di questo piccolo genietto musicale, va segnalato come qui il tutto suoni più banale e lezioso, ponendo l'ascoltatore nella paradossale situazione di storcere il naso per troppo mestiere di fronte all'album di un ventiduenne. Il ragazzo al momento è dunque rimandato, nell'attesa di una nuova fiammata di King Krule o di qualche altro strambo nome sotto cui ancora si celi il suo non comune talento. L'opera in questione, intanto, è prescindibile.
In una parola: rimandato.
Giudizio: 2 palle e mezza.

3 commenti:

  1. Ma secondo Lei, marcio Seimani, il 2,5 a King Krule è dettato più dal Suo "de gustibus" o da un'effettiva valutazione razionale del disco? In altre parole, un ascoltatore più attento e più abituato a certe sonorità potrebbe meglio apprezzarlo?

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  2. Assolutamente si'.pero' secondo me il precedente sotto nome King krule era nel suo ambito molto innovativo,questo invece in questo altro ambito lo trovò comunque piu' ordinario.pero' e' ovviamente solo la mia opinione.affermate testate a questo disco hanno dato un otto per dire

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