Ten Second After: Full Music!

di RSK

DOWNTON BOYS: FULL COMMUNISM

"bilingual political dance sax punk party from Providence." Questo il biglietto da visita dei Downtown Boys scoppiettante punk band americana al disco d'esordio che prende in toto gli stilemi dell'anarco punk più selvaggio, alla Chumbawamba, e li rimescola con un tocco di alt rock dalle parti dei Pixies. La voce urlante anzi straurlante di Victoria Ruiz che mescola inglese e spagnolo, si accompagna alla batteria rullante, a un sax che funge da basso e ritmica al tempo stesso, confezionando pezzi al fulmicotone e testi che hanno pochi messaggi subliminali. Come Tall Boys nel quale si ripete per un minuto e due secondi: "fuckyou tall boys", è chiaro? Il risultato è un disco che fugge via in un lampo e proprio per questo non annoia, una simpatica e salutare secchiata d'acqua gelida in faccia. Chiccha finale un'abrasiva Dancing in The Dark, si proprio quella del Boss, che sicuramente troverebbe i favori di Johnny Lydon detto il Marcio come a voler dire che anarchia o meno i miti si rispettano. In due parole: Full Communism.



OTHER LIVES: RITUALS


Sarà per colpa della copertina che proietta immediatamente l'immagine di quella di Kid A, sarà per la voce eterea con conseguente falsetto, stampo inequivocabile dello stile di Thom Yorke o sarà per la malinconia che ci provoca l'assenza dalle scene, ormai  lunga 4 anni, del gruppo più importante per la musica rock nei due decenni a cavallo tra i due secoli che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Sarà per tutto questo, dicevamo, ma è abbastanza invitabile parlare dei Radiohead come del riferimento principale di questo ultimo disco degli Other Lives combo, un po' hipster, di Stillwater, Oklahoma. Certo meno psichedelici e onirici dei maestri, naturalmente meno rivoluzionari di quelli nel creare sonorità inedite, Jass Tabish e soci creano in questo Rituals un immaginario indie più virato al pop e a sonorità morbide, prendendo anche in prestito ritmiche folk tipiche del loro paese ma avendo comunque sempre nella mira l'attitudine propria di quelli dell' Oxfordshire. Per questa ragione e molte altre che invito a scoprire, Rituals è un disco intenso che si disvela lentamente ma che cattura in modo inesorabile e trasporta lontano grazie ad architetture sonore di spessore e di notevole bellezza. Nel 2012 il gruppo ha aperto il tour dei Radiohead negli Stati Uniti.

 

METZ: II

Ci piace il Canada perché da l'idea di un paese dove uno non si annoia mai almeno a giudicare dalle proposte musicali che arrivano immancabilmente da quelle parti. A questo giro salta fuori il nome dei METZ (scritto in maiuscolo): energico, energetico e crasto combo dell'Ontario al secondo album, il cui titolo è un vero rompicapo, e che segue l'esordio omonimo del 2012. A parte l'estrema fantasia per la ricerca dei titoli questi tre ragazzacci propongono un interessantissimo miscuglio di hard-rock e noise che ricorda non poco i Nirvana più maleducati e rumorosi. Sarà forse a causa della voce del chitarrista Alex Edkins sempre graffiante e sopra le righe. In lontananza echi del noise più newyorchese che si può, soprattutto primi anni '90 e quella new wave figlia del kraut rock che tanto amiamo nelle pagine di questo blog. Un altro disco a tutta velocità senza se e senza ma. Come annunciato nei giorni scorsi saranno in Italia a settembre per tre date confermate a Bologna, Roma e Milano, se qualcuno volesse portarli a Brescia non sarebbe male! Per usare un eufemismo caro al Seimanide questi spaccano culi per davvero!



BILL FAY:  WHO IS THE SENDER?

Malgrado la carriera di questo cantautore britannico sia iniziata nel "lontano" 1967 non si può dire che Bill Fay abbia passato la vita facendo il musicista. Dopo due dischi pubblicati tra il 1970 e il 1971 l'artista è svanito nel nulla. Di lui si sono perse le tracce per 40 anni. Dimenticato da tutti e soprattutto perso nell'oblio del tempo impegnato, immaginiamo, semplicemente a vivere come tutti noi. Bill Fay sarebbe tornato sulle scene nel nuovo secolo, adulto, maturo sempre intento a raccontare la vita con uno sguardo che solo un cantautore di spessore sa avere. Stimato e citato da gente come Nick Cave e Jeff Tweedy degli Wilco, il nostro sarebbe tornato nel 2002 e poi ancora nel 2012 con l'acclamato Life Is People per cui si sono tirati in ballo nomi più che altisonanti da una parte all'altra dell'oceano: Nick Drake, Leonard Cohen e Bob Dylan. A questo punto sembra averci preso gusto e noi certo non possiamo che essergli grato visto che questo ultimo Who is The Sender? veleggia sicuro dalle parti del capolavoro. Poesia e poetica come la pi del pianoforte, vero protagonista del disco, e strumento prediletto dall'autore. Ora voi penserete, viste le premesse, che si tratti di un disco un tantino retro' di un mezzo santone strano, recuperato dal fondo dell'armadio in cui si era cacciato da un paio di cresciuti scavezzacollo che guarda caso sono anche famose rockstar? Penserete che questo sia il classico disco che fa figo citare ma che in realtà nessuno ascolta perché tanto si sa che questi pseudoartisti un po' rincoglioniti devono solo far parlare di sé ma tutto il resto è fuffa! Eh no vi sbagliereste, questo disco è terribilmente del 2015. Certo un disco di un autore di musica, ma di musica moderna, non vecchia. Che prende in grembo il meglio dell'esperienza musicale dei tempi andati e dell'esperienza di vita di un signore ormai attempato a cui piace suonare il pianoforte e dire due tre cose che sa su di lei...la vita appunto.



BEN WILLIAMS: COMING OF AGE

Per concludere un consiglio a quanti non disdegnino ogni tanto ascoltare del buon vecchio jazz; no, in realtà è solo un modo di dire perché questo è un disco di new jazz cioè un disco che fa della fusion il suo credo. Ben Williams al suo secondo disco alla corte Concord dopo State of Art del 2011, è un bassista classico e raffinato capace di mescolare il meglio del jazz con un attitudine moderna. Musica soffice e delicata ma non di sottofondo e nemmeno votata al virtuosismo fine a se stesso. Coming of Age è un disco piacevole che passa da un'oscura cover di Small Like Ten Spirit dei Nirvana al latin jazz di Forecast, fino ai sentito omaggi ai maestri come Miles Davis nella bellissima Lost & Found

8 commenti:

  1. Al momento Bill Fay è per distacco disco dell'anno

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  2. Come l'ultimo. E' in cannissima il Bill!

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  3. Discografia Bill Fay14 maggio 2015 alle ore 16:39

    Album in studio

    1970 - Bill Fay (Deram/Esoteric Records)
    1971 - Time of the Last Persecution (Deram/Esoteric Records)
    2005 - Tomorrow, Tomorrow & Tomorrow (Durtro Jnana)
    2012 - Life Is People (Dead Oceans)
    2015 - Who is The sender? (Dead Oceans)

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  4. Alla fine c'è da ringraziare Jeff Tweedy se no chi lo conosceva Bill Fay? ...trovo su internet: due album di scarso successo nei 70, di cui il secondo anche stroncato dalla critica per il piglio troppo pessimista. Tweedy che esegue spesso una sua cover dal vivo e che si occupa della pubblicazione di un suo album inedito nel 2005. Poi ritorno sulle scene di Fay 40 anni dopo gli esordi con due dischi stratosferici. Ma che storia è?

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    1. Più precisamente (da Wikipedia): "Nel 1971 uscì il secondo album Time of the Last Persecution caratterizzato da un matrice più rock. L'album fu stroncato dalla critica colpita negativamente dalle liriche pessimistiche e preoccupata dallo stato mentale dell'artista" (???!!!?)

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    2. Time of the Last Persecution è da brividi

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  5. Massimo rispetto per BB King
    Zero rispetto per Seimani

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