Un'opera d'arte del XX Secolo: Dummy

In occasione del ventennale dalla pubblicazione di Dummy (Agosto 1994) i Portishead (Geoff Barrow e Beth Gibbons) hanno ripubblicato il disco in vinile in una versione fedelissima all'originale e accompagnato questo evento con un mini tour europeo che muove i passi in questi giorni

di RSK

Give me a reason to love you
Give me a reason to be a woman
I just wanna be a woman
 Glory Box



Vent'anni dunque per una pietra miliare dal valore assoluto che segna un epoca da molti punti di vista. Innanzitutto Dummy come fulgido esempio di un genere che seppure in tono minore sopravvive non solo grazie ai suoi epigoni. Il bristol sound ancora oggi è sulle bocche di addetti ai lavori e appassionati a distanza di 25 anni dalla nascita dei pionieri Massive Attack. I tre moschettieri del trip hop (massivi, trickykid e portishead) sono ancora in pista seppure producano con ritmi terribilmente...rallentati, ovviamente!

Poi Dummy come opera cine-estetica nel doppio senso di opera che produce sensazioni forti che provocano benessere ma anche malessere, di opera assoluta che obbligatoriamente va annoverata tra le opere d'arte, tra i classici della musica del XX secolo ma non solo della musica vista la capacità, tipica della fine del millennio, di contaminarsi con l'estetica del cinema, in questo caso. Un album molto cinematografico, che si sposa con i generi più misteriosi del cinema come il noir, mai ruffiano, beninteso mai iperprodotto, ma prodotto pensando al cinema e utilizzando l'arte del trip-hop con le sue misteriose macchine e fantastiche alchimie per comunicare un messaggio che travalica il mezzo musicale...attraversa oceani, montagne, fabbriche di veleni, recinti, mura invalicabili, guerre fratricide, pestilenze e disastri ambientali per arrivare infine al cuore dell'anima. 

 
Infine Dummy come viaggio...viaggio e ancora viaggio. Provateci a viaggiare chiudendo i vostri occhi e lasciandovi trasportare da questo saliscendi di emozioni, dai ritmi sincopati e ossessivi, dall'incalzare dei bassi e l'oppressione delle ritmiche accompagnate dal romanticismo della voce perfetta di Beth. Un viaggio appagante e bellissimo che non può non lasciare il segno. Un viaggio lungo vent'anni il tempo trascorso come un battito d'ali dalla sua uscita ad oggi. La malinconia e la sensualità come tratto distintivo a cominciare dall'apripista commerciale che curiosamente chiude il disco: Glory Box
Non credo che fra altri vent'anni saremo qui a scegliere una pietra miliare della stessa caratura tra i dischi del 2014. Dummy è una di quelle gioie preziose molto rare che non ammettono repliche. In attesa dell'uscita del 4 disco in studio della band, annunciato da tempo ma di cui ancora non si conoscono né il titolo né la data d'uscita, riscopriamo il disco d'esordio dei Portishead da Bristol.


Scaletta in bianco e noir 
1. Mysterons - Il grande Sonno (Howard Hawks)
2. Sour Times - Detour (Edgar G. Holmer)
3. Strangers - Mulholland Drive (David Lynch)
4. It Could Be Sweet - La Fuga (Dalmer Daves)
5. Wandering Star - Il Terzo Uomo (Carol Reed)
6. It's A Fire - Vertigine (Otto Preminger)
7. Numb - L'infernale Quinlan (Orson Welles)
8. Roads - La Fiamma del Peccato (Billy Wilder)
9. Pedestal - Taxi Driver (Martin Scorsese)
10. Biscuit - Chinatown (Roman Polanski)
11. Glory Box - Il Lungo Addio (Robert Altman)

Nessun commento:

Posta un commento