Storie dal vivo: Jack White Live @ Frisco 2014

di Prof. Willy

Ultimo giorno di vacanze americane per il prof. Willi: quale migliore occasione per chiudere in bellezza sparandosi un concerto di Jack White. Proprio lui, il Johnny Depp della musicale internazionale. Il paragone non appaia azzardato, oltre alla notevole somiglianza fisica, se l'attore è la personalità più rock'n'roll dell'industria cinematografica, White sicuramente è il più cinematografico di quella musicale. E lo show di stasera ne è la conferma.

Due date, di cui una  sold-out quella di sabato 23, a San Francisco casualmente nell'auditorium proprio a meno di mezzo miglio dallo squallido hotel in cui sono alloggiato. Troviamo facilmente i biglietti e dopo una veloce e composta coda siamo all'interno, con altrettanta velocità e compostezza ci ritroviamo a circa 15 piedi dal palco. Alle 20 precise attacca il gruppo di apertura: Curtis Harding, musicista che fonde la tradizione black con l'indie rock, 30 minuti dignitosissimi; mi riservo un ascolto approfondito a casa.

Alle 21.05 si apre il sipario - letteralmente - e Jack White irriconoscibile coi capelli corti, frangetta e basette attacca con Fell in love with a girl degli White Stripes. Dagli Stripes verranno suonati altri brani, così come un paio dai Racounters e alcune covers. La band è affiatatissima e White la dirige dimenandosi sul palco, permettendosi di dare indicazioni durante l'esecuzione dei brani ai singoli musicisti, con cenni, occhiate; alcune menzioni: il batterista, un colosso nero che spesso intrattiene colloqui sonori con il leader - ne nascono improvvise code, reprise, medley con altri brani; il poli strumentista: un signore brizzolato pettinato come Severus di Harry Potter che passa disinvoltamente dalla slide guitar, al theremin, al violino senza scomporsi. Mr. White riesce a tenere il palco anche da solo, tanto è il carisma e la carica che trasuda.
Il pubblico americano sembra partire bene con un pogo discreto e un paio di tentativi di stage diving (di cui uno rasente la mia testa), ma per il resto troppo compito per i miei gusti. Accanto al sottoscritto una madre con figlio, due ciccioni sudati impossibilitati a muoversi a causa della loro stazza e padre con figlia; con dei simili vicini di concerto è quasi impossibile dimenarsi come un ossesso del rock.

La prima parte dello show circa un'ora e un quarto e scorre tutta d'un fiato: erano anni che non sentivo tanta potenza, tante distorsioni, tanta chitarrosità; i volumi sono assurdi, da far sanguinare le orecchie (cosa che in Italia, nel bene o male, non accade più), tutti questi decibel però vanno a discapito del nitore dei suoni.
Molta cura all'aspetto scenico: Jack White nel suo ultimo lavoro Lazaretto crea un preciso immaginario estetico che ripropone sul palco in una rivistazione del dresscode del bluesman d'antan: camicia, cravatta, pantalone attillato e scarpe di vernice. Il blu è il colore dominante, nero e bianco gli altri concessi: gli abiti dei musicisti, così come quelli dei roadies (finalmente non in baggy pants e t-shirts nere), le luci, la scenografia, il sipario: tutto accordato su questa chiave cromatico/estetica.

Il bis è una scarica di adrenalina: Lazaretto, Steady, as she goes, Sixteen saltines con un incredibile Devil's haircut di Beck buttata in mezzo inaspettatamente, e gran finale con l'anthem Seven nation army!
Il trasferimento in pianta stabile a Nashville si fa sentire: il sound è intriso di blues e tutto suona così maledettamente southern, ma senza dare l'impressione di un fastidioso citazionismo o di una bella oleografia. Semmai un'evoluzione nel solco di una tradizione ormai secolare. C'è tanto sudore e tanto sangue nella musica di White e la band riesce a trasmettere alla perfezione.
Che dire, quasi due ore di puro godimento, con uno dei migliori musicisti in circolazione e in una delle capitali storiche del rock. Cosa chiedere di più ad una vacanza?

(PS: Mr. White è caduto durante un assolo infuocato facendosi del male. Se non ci credete:
Fell in Love With a Girl 
(The White Stripes song)
Just One Drink 

Dead Leaves and the Dirty Ground 
(The White Stripes song)
Temporary Ground 

Love Interruption 

Hotel Yorba 
(The White Stripes song)
Cannon / Little Room 
(The White Stripes song)
Missing Pieces 

Top Yourself 
(The Raconteurs song)
We're Going to Be Friends 
(The White Stripes song)
You Know That I Know 
(Hank Williams cover)
Three Women 

Apple Blossom 
(The White Stripes song)
Hypocritical Kiss 

I'm Slowly Turning Into You 
(The White Stripes song)
Screwdriver 
(The White Stripes song)
Born Under a Bad Sign 
(Albert King cover) (Live Debut)
Ball and Biscuit 
(The White Stripes song)

Bis:
High Ball Stepper 

Lazaretto 

Steady, As She Goes 
(The Raconteurs song)
Sixteen Saltines / Devil's Haircut 
(Beck cover)
Death Letter 
(Son House cover)

Seven Nation Army 
(The White Stripes song)

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