I hurt myself today to see if I still feel
(“Hurt” - Nine Inch Nail)
(“Hurt” - Nine Inch Nail)
Era il 2003 quando nella sua Nashville John R. Cash se ne andava a soli 73 anni piegato dalla malattia e, forse, dalla morte pochi mesi prima dell’amata seconda moglie June Carter.
Per tutti Johnny, il nostro caro dio del mese, per tutto il mondo la voce e la chitarra del country USA, personaggio simbolo ed emblema di quella musica popolare nata nel Sud degli States, connubio stilistico tra il folk anglosassone e la tradizionale amerikana. Personaggio a tutto tondo, anima prima ribelle e poi redenta di una nazione che è sempre andata alla ricerca o all’inseguimento degli eroi, artista impegnato a 360 gradi sia nella musica che nel cinema che nella televisione, autore di decine di album fra i quali è difficile riconoscere il vero capolavoro o la battuta d’arresto.
E’ a metà degli anni ’50 che inizia a scrivere le sue canzoni e a esibirsi nei localacci del Sud. Entra di prepotenza nelle pop-chart sdoganando di fatto un genere troppo chiuso su se stesso e troppo limitato geograficamente. La vita dura e senza respiro delle massacranti tournè lo portano pian piano a far uso di anfetamine. La droga lo stravolge, lo rende un dio (del mese), un implacabile showman capace di suonare per ore e di tenere il palco come pochi.
Negli anni ’60 c’è il salto definitivo nel music-business dopo il mega contratto con la Columbia, ci sono le prime apparizioni cinematografiche, il colpo di fulmine definitivo con June Carter, per molti la più grande storia d’amore del ventesimo secolo. Tutto il loro amore è racchiuso in una delle più belle canzoni del secolo scorso “Ring Of Fire”, scritta da June e interpretata magistralmente da Johnny.
“Ring of Fire” scala le classifiche fino al numero uno nel 1963. Johnny poi divorzierà dalla sua prima moglie e pure June divorzierà. Si sposeranno nel 1968 e vivranno felici e contenti fino alla morte.
Gli anni ’60 lo consacreranno tra i più grandi musicisti di sempre, diventerà il simbolo dell’uomo comune americano, del cittadino modello “casa e chiesa”, del reietto che si riporta sulla retta via dopo aver abbandonato la strada della perdizione. Il doppio “At Folsom Prison” rimarrà fra gli album più significativi della sua carriera e dell’intera cultura statunitense.
Davanti ai prigionieri regalerà uno dei concerti più emozionanti e sentiti della storia musicale insieme a un altro suo capolavoro come il Live “At San Quentin” dove viene accolto dai carcerati come salvatore ed eroe.
Negli anni ’70 la sua popolarità è alle stelle, firma il "Johnny Cash Show" sulla tv via cavo, smette i panni del balordo per uniformarsi alla cultura dominante tradizionalista e conservatrice, inchinandosi all’altare della fede. La sua attività artistica si snoda ininterrottamente tra album e il cinema. Come per molti altri artisti, non si salverà dalla rivoluzione musicale e stilistica degli anni ’80 salvo poi rinascere dalle ceneri, come un’araba fenice, negli anni ’90/’00 con i sei album magistrali “American Recordings”. Negli ultimi anni apparirà stanco e sofferente; la sua voce incredibilmente vera e profonda, agrodolce e naturale regalerà ancora una serie di perle e di reinterpretazioni storiche (chi non avesse mai sentito le cover di “Rusty Cage” dei Soundgarden, “One” degli U2, “Hurt” dei Nine Inch Nails e “Personal Jesus” dei Depeche Mode si meriterebbe nel letto Seimani per tutta la vita).
Grazie mille, carissimo dio del mese, ti vogliamo lasciare alla pace eterna dell’Olimpo con le parole dolcissime del tuo amico e compagno Kris Kristofferson:”aveva il dono di far sentire chiunque la persona più importante del mondo, Johnny Cash è un vero eroe americano”.
L’ eroe più grande e più umano di tutti.
Love is a burning thing
And it makes a fiery ring
Bound by wild desire
I fell into a ring of fire
I fell into a burning ring of fire
I went down, down, down and the flames went higher
And it burns, burns, burns, the ring of fire
The ring of fire
I fell into a burning ring of fire
I went down, down, down and the flames went higher
And it burns, burns, burns, the ring of fire
The ring of fire
The taste of love is sweet
When hearts like ours meet
I fell for you like a child
Oh, but the fire went wild
I fell into a burning ring of fire
I went down, down, down and the flames went higher
And it burns, burns, burns, the ring of fire
The ring of fire
I fell into a burning ring of fire
I went down, down, down and the flames went higher
And it burns, burns, burns, the ring of fire
The ring of fire
And it burns, burns, burns, the ring of fire
The ring of fire
The ring of fire
The ring of fire
Il più bel vaffanculo della storia.
RispondiEliminaGrazie Johnny
Se Johnny fosse qui Seimani non sarebbe mai successo.
EliminaNon è malvagio il nuovo pezzo degli U2.
RispondiEliminaAl terzo ascolto in radio ha già rotto le balle.
Eliminauriciu': il tuo commento e' valido solo dal 1 gennaio 1980 al 31 dicembre 1999. Da li' in poi gli U2 si sono estinti e al loro posto e' subentrata la band del Messia Bono Vox e le sue missioni dis-umane per salvare il (suo) mondo con quel piglio da padre tereso al soldo delle multinazionali della guerra...e adesso mettetemi pure in prigione o in manicomio
EliminaGli U2 sono in difficoltà.
EliminaL'istante della decisione è una follia
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