The Bongolian


Bongos for beatniks
a cura di Maurisio Seimani

Enjoy!... E se tutto questo non vi garba, che siano un po’cavolacci vostri! Se fate girare questo disco nel vostro impianto stereo e questa roba non riesce a coinvolgervi c’è qualcosa che non va in voi! Punto. Perché il polistrumentista Nasser Bouzida, in arte Bongolian, in questo “Bongos for Beatniks”, se la spassa come uno che stia tenendo un antidiluviano afro-raduno a Venice Beach nel 1971… c’è del buon  acid funk qui dentro, ma c’è anche jazz, soul, afro appunto, ma sopra ogni cosa c’è del puro divertimento! E se mentre ascoltate questi pezzi restate lì a preoccuparvi che in fondo questo tizio non si sta inventando niente, che certe cose nel funk sono già state fatte nei primi anni 70, ripeto: siano davvero cavolacci vostri! E’ estate. Io rimetto su questa “robaccia” un’altra volta e me ne torno alla spiaggia dei beatniks e al loro antidiluviano afroraduno.Vedete un po’ voi.
In una parola: ENJOY!
Giudizio: 4 palle.

Cloud Control
Bliss Release
Si affievolirà mai quest’ondata d’infatuazione per certo folk-pop-psychedelico californiano di fine anni 60? Se il fantasma di Tim Buckley si aggirasse ancora su questa terra, credo che parecchia gente oggi dovrebbe senz’altro aspettarsi una sua visita nella notte.

E’ il caso, per esempio, degli australiani Cloud Control, qui al loro esordio, con un album che alla musica di quell’epoca deve parecchio, come anche alla musica, più recente, dei Fleet Foxes (altro gruppo a cui Buckley comunque farebbe senz’ altro una visitina, se potesse…).

Nulla di nuovo dunque, come d’uso di questi tempi, e ancora una volta sembra proprio il caso di chiederselo: in mezzo a tutto questo citazionismo, emergerà mai qualcuno con qualcosa di veramente nuovo? Non ci è dato sapere, ma per il momento godiamoci dischi come Bliss Release (definito dalla BBC Radio “Un album perfetto per l’estate”) che assomigliano a qualcosa che si ha come la sensazione di avere ascoltato da qualche altra parte mille altre volte, ma che poi, infine, non si riesce bene a ricordare dove e quando.
In due parole: California Dreaming
Giudizio: 3 palle e mezza


Brunori SAS
Vol.2 Poveri Cristi
Certo in quanto a citazionismo anche da queste parti non si scherza. E se qualcuno ne volesse la controprova non ha che da fare girare sul piatto l’ultimo disco di Dario Brunori, in arte Brunori SAS, cantautore di Cosenza, fiorentino d’ adozione… alcune sue canzoni sembrano veramente uscire da un album perduto e mai pubblicato di Rino Gaetano. Del resto, il nostro, sembra non avere alcuna paura di confrontarsi con nomi anche più scomodi, se è vero, com’ è vero, che qua e là affiorano spunti che rimandano finamai al Vasco Rossi dei primissimi dischi. C’è più di una ragione insomma per rimanere infastiditi dalla paraculaggine di questo tizio (Federico Guglielmi, sul Mucchio Selvaggio, lo ha praticamente stroncato). Eppure, Dario Brunori, qualche buona freccia al suo arco ce l’ha. Gli arrangiamenti delle canzoni sono semplici, ma non banali, e la frivolezza delle trame sonore cela spesso testi graffianti, quanto tremendamente crudi: emblematiche, in tal senso, “Rosa”, dove un uomo viene lasciato sull’altare dopo avere perso una mano in fabbrica e “Il giovane Mario”, canzone nella quale il protagonista tenta finamai il suicidio, ma tutto ciò che ottiene è farsi franare addosso il soffitto di casa. Io trovo insomma che la proposta di Brunori SAS sia invece piuttosto interessante. Forse perché sono un po’stufo di tutti questi cantautori moderni che, nella maggior parte dei casi, continuano a scimmiottare Capossela con scarsi risultati poetici. Ben venga, dunque, anche una ben riuscita riesumazione dello stile Gaetano.

In un gioco di parole: suo fratello è figlio unico.
Giudizio: 3 palle.

Stando sul tema del citazionismo, ci ha lasciato Amy Winehouse. In realtà ci aveva già lasciato da parecchio. Davvero un peccato. “Back to black” è giustamente considerato uno dei dischi più belli dell’ ultimo decennio e, nel suo genere, uno dei più belli di sempre. Speriamo almeno che questo serva a fare capire a tutte le cloni della povera Amy di piantarla lì una volta per tutte. Non foss’altro perché ormai la cosa suonerebbe davvero di cattivo gusto. Ma soprattutto perché quella voce particolarissima era solo sua. Ed era, a conti fatti, inimitabile. Un saluto sinceramente affettuoso a tutti.
Buone vacanze,

Maurisio Seimani.

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