Thom Yorke, The Delgados, Billy Bragg, Genesis e The Yardbirds - Ten Years After

di RSK 
Uomini futuri! Chi siete? 
Eccomi qua, tutto dolori e lividi. 
A voi io lascio in testamento 
il frutteto della mia anima.
Vladimir Vladimirovič Majakovskij

THOM YORKE - THE ERASER

Non so se lo sapete, ma il nuovo disco dei Radiohead è appena uscito e già le recensioni del disco sono vecchie, anzi non ci sono nemmeno visto che il tutto sembra essersi consumato ancor prima dell'ascolto del disco con la "trovata" della sparizione del gruppo da tutti i social network che per i media di oggi è più o meno un incomprensibile atto di lesa maestà. Appena dieci anni fa però quando ancora l'epidemia di facebook non si era diffusa Thom Yorke pubblicava The Eraser, un disco solista, il suo primo disco solista, i cui confini con il gruppo madre risultavano quantomeno complicati da individuare. Thom Yorke non è infatti solamente il vocalist del gruppo ma una delle più importanti menti pensanti nonché il principale fautore della creazione dello stile dei Radiohead e della sua evoluzione. Ecco perché alla sua uscita The Eraser fece tanto rumore; in realtà non si trattava né di un tentativo di indipendenza artistica né di avvisaglie di separazioni mai realmente prese in considerazione della band. Si trattava evidentemente di una necessità artistica e forse anche commerciale. Morale della favola? Sono passati 10 anni e il disco può tranquillamente essere preso in considerazione per determinare l'evoluzione artistica e stilistica nella voce e nei flussi musicali del leader di una, se non l'unica, delle grandissime realtà del rock del nuovo millennio. Il disco gioca com'è facile intuire sul timbro vocale del protagonista qui già in preda ai mugolii e ai sospiri e alle divagazioni elettroniche e psycho jazz che avevano del resto già segnato l'evoluzione della band da Ok Computer fino a Hail To The Thief che nel 2006 era l'ultimo disco in uscita della band. Se, come sembra evidente, l'ultimo A Moon Shaped Pool segna un ulteriore passo in avanti o in là nelle metamorfosi artistiche di quelli dell'Oxfordshire lo si deve anche a dischi di passaggio come questo.  Storiografico.



THE DELGADOS - DOMESTIQUES

Anni '90: in piena botta alt-rock esplode in Scozia un'ondata di gruppi destinati a segnare un'epoca.
Uno dei meno noti ma assolutamente meritevoli di citazione e sperticate lodi sono i Delgados che nel 1996, 20 anni fa, pubblicano questo esordio Domestiques per l'etichetta Chemikal Underground da loro stessi fondata nel 1994. Il disco è figlio dei Pixies, dei Pavement e anche del noise dei primi Sonic Youth, cioè dell'indie migliore possibile, è figlio di una carica e di un'elettricità che evidentemente riempiva l'aria degli ambienti musicali di quegli anni. È anche figlio della versatilità della vocalist Emma Pollock e il successo appena sfiorato e poco a poco sfiorito fino allo scioglimento recente è frutto anche di gente come John Peel che da sempre era abituato a scovare le novità della musica che ci piace. La vera notizia qui è pero che questo misconosciuto gruppo sia responsabile della creazione di una delle etichette più importante per l'alt rock. La Chemikal Underground infatti negli anni ha prodotto e permesso di farsi conoscere a gente come i Mogwai, gli Arab Strap, gli Aerogramme, Radar Brothers, Aidan Moffat e Phantom Band tra gli altri. Praticamente tutti i gruppi scozzesi alla cui ondata si faceva riferimento all'inizio di questa recensione.
E se non avete idea di chi siano, avete sbagliato blog. 


BILLY BRAGG - TALKING WITH THE TAXMAN ABOUT THE POETRY

La dimensione fortemente politica e ideologica dell'approccio alla musica di Billy Bragg sembrano sempre aver ingiustamente relegato in secondo piano l'aspetto meramente artistico. Voglio dire che di lui si è sempre parlato per le esuberanze, gli arresti, soprattutto negli '80, le posizioni fortemente politiche nelle campagne elettorali mentre si è sempre data per scontata la sua musica e in particolare le battaglie contro la Signora Tatcher e il tatcherismo. L'86 però è un anno importante per il cantautore dell'Essex perché segna l'uscita dell'album forse di maggior successo di questo grande artista. Talking With The Taxman about The Poetry ancor prima di essere un manifesto politico (il titolo è liberamente ispirato a una poesia di Majakovskij) è un cambio di rotta stilistica nella carriera di Bragg che qui si avvale del supporto di una band e crea un suono che recupera il meglio della tradizione folk americana, della musica di protesta alla Dylan per intenderci, con una freschezza e scioltezza invidiabili e il piglio combat rock tipico di chi ha sempre i Clash nel cuore.



GENESIS - A TRICK OF A TAIL

Tra le mille genesi di questo famosissimo gruppo britannico la migliore o meglio l'unica degna di essere incensata è quella degli esordi e degli anni '70. Gli anni del progressive, gli anni di Peter Gabriel e dei suoi camaleontici travisamenti, gli anni in cui la band ha segnato un'epoca, contribuito alla creazione e allo sviluppo di un genere e partorito un capolavoro come The Lamb Lies On Broadway (1974). Da li' in poi la strada in discesa verso gli inferi, della musica, s'intende; l'uscita di scena dell'istrione Gabriel che ormai si era completamente preso le luci della ribalta; il protagonismo di Phil Collins, il batterista, che però, grazie anche alla presenza di Steve Hackett, che ancora dettava legge con la sua chitarra per quel che riguarda le musiche e lo stile del gruppo,  riesce a produrre cose interessanti per almeno un altro paio di dischi. E infatti A Trick Of A Tail del '76 è un disco che mostra ancora intatta la verve progressive del periodo Gabriel e rappresenta un ulteriore tassello, un ultimo importante contributo alla causa del genere. Belle canzoni come la titletrack, dalle parti dei Beatles, o suite chitarristiche come Los Endos o Robbery, Assault and Battery fanno pensare di trovarci di fronte a un gruppo vero e non a quella macchina sforna dischi dedita al consumo orrendo di musica pop che sarebbero diventati i Genesis sopravvissuti, di lì a poco.


THE YARDBIRDS - ROGER THE ENGINEER

Questa storia comincia così: siamo nel 1966 e gli Yardbirds si ritrovano di colpo senza chitarrista. Non esattamente uno qualsiasi visto che parliamo di Eric Clapton che insieme a loro aveva appena fatto due dischi, in realtà antologie zeppe di cover in versioni però leggendarie. Tutt'altro dell'idea di rinunciare Keith Relf e soci però contrattano Jeff Beck, uno sconosciuto chitarrista, e incidono un disco destinato a fare la storia del rock psichedelico. Già il titolo è tutto un programma visto che non esiste. In realtà è comunemente noto con il nome del tecnico del suono che durante le registrazioni del disco veniva immortalato con una caricatura dal batterista Jim McCarty: Roger, The Engineer. Partendo dalle radici del blues gli Yardbirds creano uno stile via via sempre più aggressivo dove la chitarra protagonista si lancia in acrobazie e svarioni godibilissimi che rendono l'album imprescindibile e di presa immediata. Alla fine del tour che avrebbe accompagnato il disco Jeff Beck sarebbe uscito dal gruppo per coltivare da solo la propria leggenda.
Di lì a poco il gruppo sarebbe finito in mano ad un certo Jimmy Page e avrebbe rappresentato l'embrione di un altro gruppo a venire: i Led Zeppelin, ma questa è un'altra storia. Tanti i pezzi memorabili da Lost Woman a Rack My Mind o Jeff's Boogie c'è solo l'imbarazzo della scelta. Classic Rock.

3 commenti:

  1. Phil Collins Fan Club16 maggio 2016 alle ore 13:54

    Phil citato nello stesso post di Thom Yorke: vergogna!!!

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    1. Collettivo Billy Braga16 maggio 2016 alle ore 14:19

      Billy Brag glie sfonna er culo a entrambi.

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    2. Que viva The Delgados16 maggio 2016 alle ore 14:26

      Non fateci inc****are, anche noi delgadosiani sappiamo essere agguerriti

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