Moviecanidi: Antichrist (2009)

di The Driller Killer
Lascia ch'io pianga
mia cruda sorte,
e che sospiri
la libertà.
Il duolo infranga
queste ritorte
de' miei martiri
sol per pietà.
Rinaldo
  (Georg Friedrich Händel)
  
Chi conosce il cineasta danese Lars Von Trier sa perfettamente che Stupire è il suo secondo nome e che Provocautore è il suo soprannome preferito. Fin dagli albori della sua prolifica e esaltante carriera non ha solo contribuito al cinema, inventando uno stile "nuovo", fatto di regole, dogmi e stilemi precisi (Dogma 95 insieme a Thomas Vinterberg) ma ha anche notevolmente concorso a rilanciare il cinema europeo negli anni '90. Dopo i grandi successi e le lodi sperticate di mezzo mondo, il nostro eroe precipita, con l'inizio del nuovo secolo, in una crisi personale profonda che lo porta a confrontarsi con la malattia. La depressione contribuisce non poco a segnare la sua arte rendendo le sue opere ancor più estreme e controproducenti, fino a giungere, nel 2011 alla controversa partecipazione a Cannes, suo naturale palcoscenico, con il film Melancholia presentando il quale, in sala stampa, di fronte ai giornalisti scioccati dichiara la propria antipatia verso lo Stato di Israele e l'adesione al nazismo. Verità? Follia? Eccesso di protagonismo o semplice ironia? Di fatto, per quanto la persona sia da prendere ampiamente con le molle, rimangono le sue opere. Discutibili e al tempo stesso indiscutibili, uniche e magnifiche nella loro tremenda capacità di svelare con allegoria e disgusto la natura umana.

Nella classifica delle opere disturbanti del regista danese Antichrist si colloca sicuramente molto in alto. 
Sarebbe un errore giudicarla solo o principalmente per alcune scene scabrose, molto scabrose, che caratterizzano la pellicola del 2009 fin dall'iniziale, tremenda scena della morte del figlio dei protagonisti in un glaciale ralenti in bianco e nero, accompagnato dall'eterea e eterna aria per soprano Lascia ch'io Pianga, del compositore tedesco George Friedreich Händel

Il film, in due parti, ci parla della discesa agli inferi, dell'ingresso nella selva oscura dove a volte l'essere umano è spinto da eventi della vita. 
In questo caso i due protagonisti, nella mirabile interpretazione di Willem Dafoe e soprattutto di una meravigliosa e terribile Charlotte Gainsbourg premiata, per questa interpretazione, come migliore attrice al Festival di Cannes. 
L'ansia, la depressione, il panico scatenano questa discesa che dall'introspezione, dall'analisi psicologica si proietta in un mondo metaforico pieno di incubi e orrori reali e onirici.  Il film spazia dal dramma al thriller, dall'horror al genere erotico con una modalità che lascia di stucco.
In questo senso la visione è ancor più ostica perché il regista procede per gradi: prima conduce per mano e poi strattona lo spettatore, prima lo invita a riflettere e poi lo prende a schiaffi creando un crescendo di coinvolgimento e stupore sempre più disturbante. 
Così come l'entrata nell'inferno dantesco ricreato da Lars Von Trier viene preceduto dall'aria di Händel, anche l'uscita, alla fine è caratterizzato dal rintoccare delle celestiali note della celebre opera del compositore tedesco. 
Nel video che segue una mirabile interpretazione di Lascia ch'io Pianga della soprano russa Julia Lezhneva. Buon ascolto e buona visione.

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