Musicanidi di Maurisio Seimani: The Coral, Spidergawd, Palehound

a cura di...Maurisio Seimani

The Coral - Distance Inbetween

Sono passati ormai 14 anni dal giorno in cui mi ritrovai in mano quel CD dalla disordinata copertina che all'apparenza sembrava suonato da una compagine di cowboy un po' matti provenienti da qualche luogo imprecisato al confine tra Stati Uniti e Messico. Niente di tutto questo invece. Si trattava dell'esordio dei giovani Coral da Hoylake, Liverpool, ed in tempi in cui solo l'anno precedente Strokes e White Stripes stravolgevano il concetto di rock revival con Is this it? e White Blood Cell, la loro musica sembrava in qualche modo espressione di quello stesso piglio applicato al tex-mex. 14 anni e me ne rendo conto solo ora, proprio ascoltando il loro ultimo Distance Inbetween e ripensando ad altri loro riuscitissimi dischi come Magic and Medicine, Nightfreak and the Son of BeckerThe Invisible Invasion, Butterfly House, The course of love, che a partire dagli anni zero il rock dei Coral nella mia vita c'è sempre stato, non deludendomi quasi mai ed anzi riuscendo sempre nell'intento di farsi piazzare ripetutamente nei miei lettori CD. Così è riuscita a fare anche questa ultima uscita che recuperando parte di quel piglio un po' selvaggio degli inizi, e trascinandosi appresso quanto di buono mostrato dalla band inglese pure nell'ambito della ballata acustica psichedelica e del pop più acido, si rivela nuovamente un ascolto piacevolissimo ed avvincente. 14 anni, insomma, e si arriva a chiudere l'ascolto di Distance Inbetween pienamente soddisfatti e col dubbio che a conti fatti i Coral siano una delle migliori realtà degli anni zero. Molto probabile.
In una parola: highlanders
Giudizio: 4 palle




Spidergawd - Spidergawd III

Eh, va beh, allora ditelo. Non ero a conoscenza di chi fossero questi Spidergawd, sbatto sul piatto questo Spidergawd III, e 'sto disco mi arriva addosso come un un cubo di marmo che venga lanciato giù a tutta velocità da un lungo declivio ghiaioso. Riff detonanti, una sezione ritmica devastante ed inesauribile, ululati di chitarre acidissime, una voce graffiante imprigionata in una sala prove del 1975 in cui si stia facendo del ruvidissimo hard rock. Niente di nuovo qui, in fondo è metal, stoner, hard rock appunto, roba che arriva da un ben conosciuto passato, ma a fare la differenza è la spaventosa irruenza con cui il tutto viene costruito. Scopro però in seconda battuta chi si cela dietro questo progetto e tutto si fa più chiaro. Vi dicono nulla i nomi di Bent Saether e Kenneth Kapstad? No? Vi dice nulla allora il nome Motorpsycho? No? Beh, allora colmate quanto prima la lacuna. Chi invece ha già avuto la fortuna di farsi investire dal muro di suoni che la band norvegese è in grado di riversare addosso al proprio pubblico durante le proprie esibizioni live non ha da far altro che immaginarsi la stessa forza lanciata a 200 km all'ora su una lunga highway al tramonto. Fatevi investire.
In una parola: granito
Giudizio: 4 palle



Palehound - Dry food

Viva la vecchia maniera se spacca alla vecchia maniera. La cantautrice Ellen Kempner, in arte Palehoud, si affida al rockabilly, al folk ed al country per sfornare brevi gemme di lucida bellezza, nei testi come negli arrangiamenti, apparentemente scarni, ma impreziositi da chitarre adoperate sempre con intrigante sapienza, sia quando guiascono elettriche in pezzi come Easy, sia quando costruiscono efficaci linee melodiche come in Molly o Cinammon. Alla vecchia maniera si diceva, ma chissà perchè a tratti tornano alla mente anche i Pixies. Alla vecchia maniera, comunque anche nella durata: solo otto pezzi che in appena due casi superano i 4 minuti. Tanto basta però alla Kempner per entrare senza tanti fronzoli nelle vostre vite, corteggiarvi, convincervi, farvi innamorare ed uscirsene infine senza troppi clamori salutandovi dalla porta. Di lei non troverete molto in rete, ma l'ascolto di Dry Food basterà da solo a farvi capire perchè alcune entusiastiche recensioni su SPIN, Pitchfork, Deerwaves e via dicendo saranno l'unica cosa che riuscirete a trovare. Ben contenti di aggiungerne una in italiano con la speranza che magari a qualcuno salti in mente di portarla da queste parti.
In una parola: folk
Giudizio: 3 palle e mezza

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