Musicanidi di Maurisio Seimani: Bachi Da Pietra, Noyz Narcos & Fritz Da Cat, The London Souls


Bachi Da Pietra - Necroide

Risulta molto facile tessere le lodi dell'ultimo disco dei Bachi Da Pietra, per molteplici motivi. Primo: il coraggio. Confrontarsi col black-metal non è per niente facile, soprattutto se si decide di farlo esprimendosi nella nostra lingua e se si arriva da scenari che con questa musica non condividono granchè. Il genere è per sua stessa natura estremo cosicché il rischio non è tanto quello di suonare male, quanto quello di farlo suonare proprio ridicolo. E invece, sia quando i nostri si approcciano al suddetto genere con sarcasmo ed autoironia, sia quando decidono di guardarti dritto negli occhi e puntare seriamente al dunque, tutto in Necroide suona inconfutabilmente riuscito e credibile. Secondo motivo: il sound. Tutto in quest'opera suona bene, perchè è suonato bene, registrato bene e masterizzato alla grande. Le chitarre sono splendide ed incanalate in un flusso denso e compatto (e nero, obviously) che include anche un basso grassissimo ed una batteria che picchia come un T-Rex e la precisione di un orologio svizzero. Terzo: la scrittura. E' metal e non occorre certo perdersi in poesie. I testi di Necroide surfano però perfettamente sulle onde sonore prodotte dalla band, sospinti da una roca voce sì un po' sopra le righe, ma mai caricaturale. Quarto: l'orecchiabilità. L'ascolto è piacevole (e chi scrive non è certo un patito di metal, anzi, tutt'altro): i Bachi Da Pietra risultano bravi anche nell'impresa non facile di plasmare questa musica fino al raggiungimento di una forma piacevole e conciliante, aprendone così prospettive ed orizzonti. Nessun difetto dunque?  A mio modo di vedere (ma meglio sarebbe dire "di sentire") le tracce conclusive non sembrano avere la stessa intensità e la forza dirompente del resto dell'opera. Ma detto questo, si scansino comunque snob e fighetti del rock underground di casa nostra. Necroide è un macigno scuro destinato a imporsi come uno dei migliori album rock italiani usciti quest'anno (e non solo). Tirate le somme..."sarà frastuono alla fine"! Boom!
In una parola: macigno
Giudizio: 3 palle e mezza




Noyz Narcos & Fritz Da Cat - Localz Only

Chi mi conosce e chi segue questo blog sa probabilmente ciò che penso della scena hip hop italiana. E cioè che debba godere dello stesso identico rispetto che si riconosce a qualsiasi altro genere prodotto in questo paese, non foss'altro perchè d'immani schifezze ne vengono prodotte (e a iosa) anche in seno dell'indie più alternativo ed underground, senza che questo metta in discussione la credibilità di tutta la  baracca. Ecco qui, dunque, un buon prodotto di hip hop nazionale, scaturito dall'incontro fra Noyz Narcos (già Emanuele Frasca), rapper romano fra i più apprezzati della penisola e lo storico dj e producer Fritz Da Cat (Alessandro Civitelli), attivo sul finire degli anni 90, e tornato recentemente sulle scene in veste di beat maker per numerose rap-stars di successo (Fabri Fibra, Gue Pequeño, Clementino) dopo dieci anni d'inattività. Lo stile ruvido ed irruente di Noyz Narcos viene dunque qui felicemente forzato dalle strumentali di Fritz Da Cat su territori nuovi, più vintage, più old-school, che allontanandolo da certa foga che spesso lo caratterizza, lo portano su toni più confidenziali e rilassati, senza però che questi indeboliscano il suo piglio combattivo e graffiante. D'altro canto, se il progetto riesce alla perfezione, è anche per l'intuibile entusiasmo con cui lo stesso Noyz si fa trasportare su strade per lui inusuali. Nonostante non tutti i pezzi dell'album mantengano la stessa intensità, ne esce così un prodotto compatto, completo, che non suona assolutamente come semplice curiosità o album di passaggio, e nemmeno come "nuovo album" di Noyz Narcos con ospite Fritz Da Cat,  ma come vero progetto a se stante con un suo valore intrinseco e di indiscutibile rilievo all'interno dell'attuale panorama rap. Merito di due personalità che, superando il concetto di mera collaborazione, hanno finito per intersecarsi a meraviglia in qualcosa di atipico e realmente interessante.
In una parola: affiatato
Giudizio: 3 palle e e mezza




The London Soul - Here come the girls

Se già non lo sapete, provate un po' a indovinare da dove provengono i London Souls. Scontato dite? Mica tanto, i nostri provengono da New York e si compongono del cantante e chitarrista Tash Neal e del batterista, e pure lui cantante, Chris St. Hilare. A loro si accompagna attualmente anche il bassista Stu Mahan, che con gli altri due citati forma un grezzo rock-trio, che alla scena della Londra anni 60/70 deve però parecchio: Led ZeppelinCream, ma anche più semplicemente Rolling StonesWho e gli immancabili Beatles, i riferimenti che è possibile cogliere immediatamente nelle loro composizioni. Tutto molto limpido e chiaro dunque, non è questo un album che mostri interesse a perdersi in strani percorsi al fine di scoprire nuovi scenari della musica rock. Abbandonata dunque qualsiasi pretesa di suscitare il benchè minimo effetto sorpresa ai London Souls non resta che darci dentro con gli strumenti e cercare di stupire con la nuda bellezza delle composizioni. Bene, se questo disco figura fra le tre scelte del mese è perchè almeno questo obbiettivo riesce a centrarlo appieno: l'album funziona, sia quando i pezzi si poggiano su efficaci riff rock-blues che si gettano all'inseguimento  di Page, Clapton e Richards, sia quando nei ritornelli irrompono cori che potrebbero piacere molto a Townshennd, Jagger e McCartney...Ho scritto sopra di un "grezzo rock-trio", ma la verità è che la forza di The London Souls è anche l'attitudine a proporre suoni nitidi e puliti, senza che questo vada a discapito del piglio graffiante delle loro opere, e questo si fa ancor più apprezzare quando la band decide di staccare la spina negli sporadici momenti acustici del disco. Grazie a questi elementi si giunge alla fine dell'ascolto divertiti e pienamente appagati, mentre questi ragazzi newyorkesi riemergono dalle acque turbinanti in cui avevano deciso di tuffarsi rivingoriti e rinfrescati. Sapete che intendo dire: quando ci si confronta con certi nomi altisonanti del passato questa non è una cosa scontata. Speriamo non lo siano anche i futuri traguardi cui potrebbero giungere questi tre nuovi piccoli agguerriti bastardi del rocknroll. Incrociamo le dita.
In due parole: classic-rock
Giudizio: 3 palle


18 commenti:

  1. Back metal? Forse s'intendeva black metal?? Ma cos'è il back (o black) metal???

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    1. Sì, era un refuso dato da un errore di battitura ora corretto, grazie per la segnalazione.
      Il black metal è un sottogenere dell'heavy-metal, il termine deriva dal titolo di un album dei Venom, tra i pionieri del genere (che si origina all'inizio degli 80). Normalmente si lega a tematiche sataniste, o catastrofiste o misantrope. Musicalmente si rifà ovviamente al metal ed al suo interno (come spesso capita ad ogni corrente musicale) si trovano altre sottocorrenti, ora indirizzate verso un tono più scarno, ora a costruzioni melodiche viccine al sinfonico.

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  2. Questa è musica sballata, io vi denunzio!

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  3. Papa Francesco dio del mese di novembre? Qualcosa non mi torna.

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  4. Finalmente un po' di Italia nei dischi del mese!

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  5. Non è colpa di musicanidi se in italia ultimamente si sente poca musica decente

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    1. No cazzo, è colpa di seimani

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    2. Come non ne faccio una questione di genere non ne faccio mai nemmeno una questione di provenienza. Da quando è nata questa rubrica vuole solo dare tre semplici consigli per gli ascolti ogni mese, senza stress e senza pretendere che questo sia in effetti il meglio del meglio. E' solo il meglio di quanto mi giunge all'orecchio che, ovviamente, non può essere tutto quello che ormai si pubblica in questo marasma. Ma questo vale per la musica prodotta n Italia come fuori dai nostri confini. Se ci siamo persi della robba buona fateci sapere!

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  6. BLACK METAL E' IL MIO FOLK, DIFENDI IL NOME DEL ROCKNROLL!!!!

    FIGO!

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  7. COPIO E INCOLLO DALLA VOSTRA BREAKING NEWS:
    Non solo: nei bagni c’era orina sparsa fuori dai vasi e in una camera i muri erano stati imbrattati di feci" (Cliccare sull'immagine per dettagli)

    Ma dico, chi oltre all'orrido Seimani avrà mai cliccato sull'immagine per certi discutibili dettagli?

    Adieu, Musicanidi

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    1. Ahahahah, ma se clicchi non ci sono davvero i dettagli delle cagate sui muri, figurati siam mica il TG1 o il TG5, non preoccuparti: clicca!

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  8. Comunque almeno bisogna applaudire alla coerenza di questi tre ragazzi, visto che fanno cagare...fedeli alla linea!

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    1. Non so se sia vero, perchè tecnicamente il gesto segna un passaggio importante, direi anzi uno stacco netto. E' diverso cioè il far cagare dal cagare sui muri. La domanda è semmai dunque se sia da preferirsi Il Volo che fa cagare il prossimo o quello che caga sui muri in prima persona...eh eh eh, non scherziamo, qui non è tutto come prima, qui siamo di fronte ad una svolta importantissima, non solo per Il Volo intendo, ma se ci pensiamo per noi tutti: collettività e società civile italiana.

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    2. E per completezza: a meno che non si sostenga che la visione di cagate sui muri possa indurre a sua volta alla defecatio. Allorchè avremmo anche un terzo Il Volo e dunque una terza scelta. E cioè il Volo che sparge feci sui muri al fine di produrre altre feci longa manu, ma i sostenitori di questa bizzarra teoria dovrebbero portare qualche dato che confermi quanto sopra, perchè, devo dirlo, il tutto mi lascia alquanto scettico in quanto mai udito di qualcuno che si metta a defecare alla vista di feci sul muro. Vi ringrazio dello spazio.

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    3. tranqui torna ancora se ti scappa...

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