Circus 2000 - Circus 2000 (1970)

di Maurisio Seimani

Ci troviamo all'ombra della Mole Antonelliana e l'anno è il 1969: fra gli italiani, i dominatori delle hit parade sono De Andrè (il Vol. III sarà in assoluto l'album più venduto quell'anno), Gianni Morandi (con Gianni 5), Lucio Battisti (album omonimo) e Mina. Fra gli stranieri invece, sarebbe impossibile non segnalare il successo dell'inossidabile Mal dei Primitives, ma soprattutto la presenza del White Album e di Yellow Submarine dei Beatles, rispettivamente al numero 5 e 13 della Top 20 annuale.
Un contesto tutt'altro che scoraggiante, dunque, se si considera che negli anni seguenti riusciranno a comparire nelle top ten del Belpaese anche gruppi come Led Zeppelin, Jethro Tull e Deep Purple.
Tornando però al 1969: è proprio in quell'anno che il percorso artistico di Silvana Aliotta, apprezzata cantante e percussionista reduce da partecipazioni a Castrocaro e Un disco per l'estate, nonchè da un singolo (Adagio) arrivato al primo posto in Grecia l'anno precedente, finisce per intersecarsi con quello dei Circus 2000, una compagine jazz che all'epoca era solita esibirsi al popolare Swing Club di Torino.

Il debutto, omonimo, arriva nel 1970 ed è un'album che oggi si trova normalmente citato in alcuni siti e forum di appassionati di progressive italiano anni 70, che gettandolo nel grande calderone di tutto quanto prodotto in Italia in quell'ambito, lo liquidano spesso come opera secondaria o, addirittura, mediocre. Il paradosso è che l'accusa che spesso si muove a quest'opera è quella di scimmiottare troppo i Jefferson Airplane, che col progressive in realtà non ebbero nulla a che spartire.
E infatti il punto è che, in verità, quest'album col progressive non ha proprio niente in comune. Vero è, al contrario, che attraverso le sue dieci tracce (tutte in inglese, per una durata complessiva di forse mezz'ora) propone un sound fortemente influenzato dal pop psychedelico californiano degli anni 60 e che la bellissima voce della Aliotta, croce e delizia del disco, emula il timbro di Grace Slick a tratti con risultati fin troppo riusciti. Non bastasse questo le chitarre, a onor del vero in molti momenti efficacemente acidissime, sembrano uscire direttamente da un disco della band sopra citata.


E allora? Qual'è il motivo per cui vale oggi la pena riesumare quest'opera praticamente ingorata dalla storia? E' il seguente: che nel tentativo fortemente voluto di emulare quel sound, la band torinese forse inconsapevolente infila invece una serie di gemme pop di graffiante e futuristica bellezza, che oggi, con buona pace degli amanti del progressive, suonano molto più fresche ed attuali di molti altri prodotti sfornati dalla scena alternativa italiana di quel periodo. Si comincia con I'm the witch, forse il pezzo più jeffersoniano dell'album, che però porta le frequenze di Grace Slick e soci a contaminarsi con ritmi forsennati ed intrecci melodici mediorientali, e si continua con I can't believe, dove la tipica ballata stile western coast viene spinta sui toni più familiari degli spaghetti western all'italiana. La seguente I just can't say potrebbe essere un pezzo dei migliori Traffic, mentre Magic Bean accoppia un cantanto da night club newyorkese a sonorità dell'estremo oriente. Must walk forever è un'altro pezzo che richiama troppo i Jefferson, benchè efficacemente, ma l'attesa viene riscattata comunque dal riff micidiale di The sun will shine. Funk e afro la fanno da padrona in The lord he has no hands ed anticipano la ballata pop molto leggera Try all day, che prelude ai ritmi da poliziesco di Try to live. A chiudere While you're sleeping nervosa ballata semi-acustica che va a morire su una chitarra lacrimante.

Che dire? In un periodo in cui un certo filone del rock internazionale, che sforna anche gruppi di grande richiamo come Tame Impala o Temples, si muove sulla riattualizzazione di certa psichedelia anni 60, è singolare venire a conoscenza di un disco prodotto in Italia nel 1970 che, muvendosi molto prematuramente già in quella direzione, potrebbe oggi giocarsela per attualità di contenuti con gli album dei gruppi suddetti. Marcello "Spooky" Quartarone (chitarre e voce), Gianni Bianco (basso), Roberto "Johnny" Betti (batteria) e Silvana Aliotta (voce e percussioni), in arte Circus 2000, nel 2015 suonano ancora che è un piacere. E dunque che aggiungere? Rocknroll!

1 commento: