I gioielli della corona: Afterhours - Ballate per piccole iene (2005)


A suggello di un'evoluzione importante nella loro musica, nel 2005 gli Afterhours pubblicano Ballate per piccole iene, quello che comunemente si definisce il disco della maturità artistica. Tutto questo dopo anni di gavetta, i dischi in lingua inglese, il tentativo di far convivere il rock con la lingua italiana, e infine la consacrazione avvenuta nel 1997 con la pubblicazione di Hai Paura del Buio?, che in breve tempo diventa il simbolo del rock italiano e a distanza di alcuni anni si può considerare come una pietra miliare della musica italiana in generale. 

Ballate... è il risultato di un ulteriore cambio di stile e di rotta. In un periodo cupo delle nostre vite e della nostra epoca, Agnelli e soci sfornano un disco cupo, fortemente politico, ma non ideologico, che parla di uomini e donne e di decadenza. Finito il tempo dell'esplosione rabbiosa e dello sballo sonoro, la riflessione amara su come siamo e dove andiamo passa per liriche belle e importanti come non mai. Un disco da circoletto rosso, che a distanza di 10 anni non perde una virgola dal punto di vista musicale e, se possibile, risulta nei testi ancor più attuale. Se nel 2005, infatti, potevamo dirci in una fase di passaggio tra due epoche a distanza di 10 anni prendiamo atto che questa nuova epoca è arrivata, è tra noi.



La sottile linea bianca.
Un'inquietante giro di basso apre il disco, gli fa eco una chitarra maltrattata, un lamento. Il cantato in falsetto corona un testo devastante e tragico: "siamo vivi per usarci". Relazioni umane? Un massacro.

Ballata per la mia piccola iena.
Una volta si sarebbe detto, la titletrack. Ma questo è praticamente un concept e ballata è la trama di un film del terrore su un pianeta chiamato Terra: "nel tuo piccolo mondo fra piccole iene anche il sole sorge solo se conviene". "L'amore rende soli". "Uccidi ma non vuoi morire". Un incubo senza via d'uscita.
Il lento incedere della batteria di Prette e la voce gracchiante di Manuel sanciscono il capolavoro. 

È la fine la più importante.
Deflagra il rumore bianco: "Fatto sfatto disperato quanto bello sei".

Ci sono molti modi.
Quasi una ninna nanna, molto poetica. Ancora una volta la voce di Manuel e una chitarra che gioca a nascondino con la distorsione sono protagoniste. Il testo è bellissimo: "Eroe del mio inferno privato se in giro di routin indossi il vuoto con classe"."vedrai se il mio amore è una patologia saprò come estirparla via". Commovente e a squarciagola.

La vedova bianca.
Ritmica e tamburelli. Un tipico swing afterhours per questo torbido racconto di un amore proibito. Non uno dei migliori capitoli del disco se non fosse per il testo assolutamente poetico, bellissimo: "E un bacio sporco sa spogliarmi il cuore dai demoni"."C'è qualcosa di nuovo per te e' sbagliato perché non ha limiti".

Carne Fresca.
Si torna all'ineluttabile destino di un mondo orribile e senza speranza, dannato. Uno dei pezzi più belli del disco. Cupo, noir con un crescendo musicale e vocale da brividi e applausi: "Fai ciò che devi non guardare mai giù perchè sei ciò che vedi se c'è un senso sei tu"."E tutto è tranquillo intorno a te sei carne fresca non so dirti perchè"."Ma è dentro te che sei solo E' dentro te che sei re"."Tutto è calmo intorno a te".

Male in polvere.
Per quanto il falsetto e il ritmo ci riportino in acque tranquille il testo di questo pezzo è devastante. Critiche esistenziali che sono potenti sganassoni in faccia per i belli addormentati: " ma c'era un male in lei che non si cura mai". "senza lacrime senza regole è soltanto male in polvere". Chi ci vuole vedere i doppi sensi può farlo anche perché la droga è un tema discretamente ricorrente nelle liriche degli Afterours ma di solito si lega all'ironia. L'ironia qui non c'è, non esiste proprio. E' di fatto l'assenza più evidente dell'intero album oltre alla chitarra di Iriondo, ma questa è un'altra storia.

Chissà com'è.
Recuperando certe cose, addirittura di Non è per sempre, questo pezzo in un certo senso fa esplodere la rabbia sopita e repressa delle canzoni che la precedono e si permette di sorridere e giocare con testi obliqui e divertiti: "Chissà chissà com'è Se è come me è quasi amore.

Il sangue di Giuda.
Il suggello definitivo per chiarire che siamo di fronte a un capolavoro. Manuel cita Pessoa e Gaber in un colpo solo e torna a urlare di brutto: "Imparare a barare e sembrare più vero Due miserie in un corpo solo". "C'è solo sangue Solo sangue dentro me C'è solo sangue Nelle tue cosce in rovina Quello che tu non sei" 

Il compleanno di Andrea.
Siamo in fondo, ed è una catarsi: per come ci sono state dette le cose e per le cose che gli Afterhours ci hanno detto. Nessuno ci aveva mai preso a pugni in modo tanto diretto e al tempo stesso piacevole. Cerchiamo di ridestarci, riprenderci e andare avanti consapevoli che viviamo tempi difficili ed è inutile illudersi che possano cambiare. "Cerca e troverai spegniti e vedrai per adesso ti hanno perso Tutto quel che sai...Sopravviverai."

2 commenti:

  1. Se cercate bene di Male di miele trovate anche una cover di Piero Smerdù!

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  2. Questo disco non è Hai paura del Buio. Di quello parlammo in un altro post (vd.link). In Ballate la canzone si chiama Male in Polvere e non ci risulta che il buon vecchio Piero ci abbia maesso lo zampino.

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