Reggae Best : Augustus Pablo - East of the river Nile (1977)

di Sir Old John Pajama

Non amo particolarmente il dub. Non lo amo perchè se n'è prodotto fin troppo ed essendo uno stile musicale sempre esposto al rischio di suonare noioso ed estremamente ripetitivo per fare del buon dub bisogna sul serio saperci fare. Sarebbe dunque forse esagerato asserire che i grandi album appartenenti a questo genere possano contarsi sulle dita di una sola mano, ma credo non lo sia sostenere che sarebbe piuttosto difficile arrivare a contarne almeno dieci.

Bene, East of the river Nile è unanimemente considerato uno dei migliori album dub di tutti i tempi, e personalmente è in assoluto il mio preferito. Il dubbio è semmai se il termine dub sia davvero adeguato ad un'opera simile e se non rischi invece di rivelarsi piuttosto riduttivo o fuorviante. Perchè East of the river Nile è soprattutto un grandissimo album di reggae strumentale, che pur sconfinando anche nel dub nelle parti in cui l'istrionismo al mixer prende il sopravvento, si poggia anzitutto su lunghe suite musicali suonate, all'interno delle quali si srotolano le trasognanti improvvisazioni di melodica del suo autore, capace di far volare questo "strumento per bambini" verso stratosfere fino ad allora impensabili (si ascoltino ad esempio le prime note di Natural Way, in cui sembra quasi d'ascoltare un'armonica di morriconiana memoria o la bellezza delle trame della title track).


Generato all'interno della leggendaria astronave creativa della Black Ark di Lee Scratch Perry, la creatura di Augustus Pablo si dipana così come un lungo flusso sonoro in levare che a tratti riesce a raggiungere picchi che non è azzardato definire ipnotizzanti. Nessuna caduta di tono, nessun momento in cui si rischi di perdere il contatto: l'intensità con cui il disco si rivela attraverso i suoi 46 minuti e le sue 12 tracce è stupefacente. Dacchè il primo pezzo Chant to King Selassiè I, segnando irrevocabilmente i tempi dal viaggio, dà inizio alle danze, ogni nota, ogni singolo suono, ogni intuizione sonora viene passata minuziosamente al setaccio, perchè non scalfisca l'equilibrio tantrico dell'insieme. Opera seminale, monolitica e monumentale, anche nell'ambito della musica psichedelica considerata in senso lato, East of the river Nile è uno di quei diamanti grezzi che ogni amante della musica dovrebbe ascoltare almeno una vola nella vita. E' un fiume. Un fiume che scorrendo calmo porta le sue acque verso un mare lontano, mentre tastiere e chitarre rarefatte affiorano tra le sue onde come sfuggenti riflessi di luce solare. Quando la musica è questa non si può che spiegarla accomulando metafore e ancora altre metafore. Oppure: avanzando semplicemente un'invito a starsene in silenzio per farsi investire dal flusso. Enjoy!

9 commenti:

  1. Risposte
    1. "dacché (raro "da che") cong., letter. –

      1. Poiché, dal momento che, con valore causale: faremo così, d. tu lo vuoi.

      2. Da quando, con valore temporale: d. se n’è andato, non ha fatto avere più sue notizie."

      Vocabolario Treccani

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    2. Tze tze... a commissà, ma quannariva 'sta pizza ?

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  2. La melodica????? E meno male che era giamaicano, nel resto del mondo quanta strada vuoi fare se suoni la cazzo di melodica?

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  3. Il Maestro ogni tanto toppa

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  4. Io non ho capito chi cazzo è morto.

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  5. Christopher Lee o Mr.Dracula!!! se me lo citate solo per Il signore degli Anelli...arda, m'incazzo! Peraltro...ma quanto cazzo di anni aveva? "figlio di un’aristocratica contessa legata al Sacro Romano Impero e di un colonnello dell’esercito e cugino di Ian Fleming"

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