Musica e parole: Requiem per Charlie "Bird" Parker, musicista (Kansas City, 29 agosto 1920 – New York, 12 marzo 1955)

a cura di Thelonius Mork

"Ti insegnano che la musica 
può arrivare 
fino a un certo punto, 
ma guarda che 
in realtà 
l'arte 
non ha limiti"
Charlie Parker

Sessant'anni fa, il 12 marzo 1955, ci lasciava a New York uno dei più grandi di sempre. Lo ricordiamo così, prendendo a prestito le parole di uno dei migliori poeti del Novecento.


REQUIEM PER BIRD PARKER, MUSICISTA
di Gregory Corso

la profezia arrivò per posta:
dopo lo sterminio finale degli uccelli
resterà un uccello balordo
che non saprà gridare 
e l’uccello balordo sarà un uccello lento 
lungo lungo 
da qualche parte c’è un locale 
in un locale 
dove un vecchio contralto 
gettato in un angolo 
come un pugno di riso 
si chiede che fine ha fatto BIRD 
voce prima / hai sentito, amico? BIRD è morto 
e hanno messo il suo sax sotto chiave 
in un angolo, chissà dove 
dico dove sarà quel sax, dove cazzo è? 
voce seconda / al diavolo il sassofono 
dov’è BIRD, piuttosto? 
voce terza 
andato 
BIRD era già andato oltre 
il muro del suono, con il tubare del sax 
era più alto della luna / BIRD si sporgeva dal tetto 
piegato come un monaco stralunato 
strumento in mano, guardava 
la gente dall’alto in basso 
con i suoi strani occhi socchiusi 
borbottando tra sé: «già, già» 
come se niente avesse un minimo di significato 
voce quarta l
la sbronza serale già avviata 
solo nella sua gabbia dorata all’ultimo piano 
BIRD, un fiore nero nella nera mano 
suonava per il cielo 
facendolo felice! e nel bel mezzo 
del logorato uso delle cose 
BIRD, pifferaio, dava fiato a una farfalla screziata 
a un topo ritmico e irritato 
come se le stelle non sapessero il fatto loro 
ma in quel momento è arrivato un uccello balordo 
voce terza / già, un uccello del cazzo – – 
BIRD stava cantando 
e un altro uccello è apparso dal nulla 
un uccello fasullo 
un uccello balordo, con le ali che strisciavano per terra 
BIRD non gli dava retta, continuò a suonare 
ma l’altro, il cafone, non mollava 
voce prima 
sì, anche a me hanno raccontato 
che quell’uccellaccio lento si è posato 
proprio di fronte a BIRD e si è messo a fissarlo 
BIRD gli ha detto: «piantala» 
e ha continuato a suonare 
voce seconda 
bravo BIRD! 
ha dato una bella lezione a quell’uccello noioso 
voce prima 
ma non è bastata, amico 
all’uccello balordo è venuta la bava al becco 
riempiva la stanza di cacofonia 
«amico, non puoi farlo altrove?» BIRD implorò 
ma l’uccellaccio andava su e giù 
come un vecchio spilorcio che medita un tiro mancino 
voce terza 
già, a quel punto BIRD aveva capito che l’impostore 
era lì per rompere / BIRD stava per andarsene, quando a un tratto 
l’uccello balordo ha ficcato la testolina dura 
nella campana del sax 
seccato, BIRD ha emesso una nota lunga, esasperata 
voce prima 
era la sua ultima nota, amico, l’ultima 
quell’uccello noioso è riuscito a ficcargli la morte in gola 
e tutto il palazzo si è messo a tremare 
quando BIRD ha lasciato cadere il suo sax 
e il cielo è diventato scuro, sempre più scuro 
e l’uccello balordo ha preso BIRD tra le ali infangate 
l’ha trascinato giù 
giù fino in fondo. voce quarta 
BIRD è morto 
BIRD è morto voci prima e seconda e terza 
già, già voce quarta 
piangete per BIRD 
perché BIRD è morto 
voci prima e seconda e terza
già, già...
(trad. Steve Piccolo, dalla pagina facebook, Poesia Ribelle)

3 commenti:

  1. Grandi che vi siete ricordati di Bird!

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  2. Sembra ieri che moriva l'uccello a seimani

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  3. Vi piace solo perché si chiama UCCELLO

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