Rec: Recensioni in Breve

Alessandro Grazian - L'età del più forte



Con l'avanzare dell'età sono sempre meno i dischi che riescono a farmi sobbalzare sulla sedia, ed a maggior ragione (qui apparirò senz'altro impopolare) se si tratta di cantautorato italiano. Ma sicuramente un'opera come L'età del più forte, ultima fatica dell'artista padovano Alessandro Grazian, è una di quelle che non può lasciare indifferenti. Interamente scritto ed arrangiato dallo stesso Grazian, l'album rivela infatti una vena compositiva di spiccata personalità, anche in quei momenti in cui le melodie citano più o meno apertamente pagine ben riconoscibili della nostra tradizione musicale (si va da Battisti fino ai CCCP, passando per la new wave dei nostri 80 fino a sporadiche accelerazioni post-punk). Bene anche i testi, sempre ottimamente allineati con il piglio musicale di ogni singola composizione. Cosa manca? Forse quel pizzico d'incisività in più che avrebbe contribuito a rendere quest'opera qualcosa di veramente veramente speciale. Non lo è, ma visto appunto l'andazzo generale, un prodotto particolarmente valido assolutamente sì. Giudizio: 3 palle. PLAY!

Siskiyou - Nervous



Un buon disco quello dei Siskiyou. Pop, ragionato, mai banale e dagli arrangiamenti sempre intriganti. Una voce rubata per metà a David Bowie e per metà a Robert Smith si muove su tappeti sonori che ondeggiano suadenti fra indie-folk, dark-music ed alt-rock trasportando piacevolmente l'ascolto del disco fino alla sua conclusione. Anche qui però il problema potrebbe essere quello che manca. O forse no. Il punto è che dopo qualche ascolto ancora si fatica a capire se si tratti sul serio di un gran bel disco o se questo potrebbe essere uno di quei tanti album che s'ascolterà con piacere ancora qualche altra volta e che poi comodamente si finirà per dimenticare per sempre da qualche parte. Ma anche qui...di questi tempi, se un disco si rivela indirizzato a questo destino, è poi questa grande pecca? Probabilmente no. Giudizio: 3 palle (e forse più). PLAY!

Belle & Sebastian - Girls in peacetime want to dance.



Non ci siamo. Va bene cercare nuove vie per rinnovarsi, aprendosi alla disco dance o a ciò che si vuole ma...non ci siamo. A mio modo di vedere la musica dei Belle and Sebastian trovava un tempo la sua marcia in più in quelle loro grezze registrazioni che immortalavano un sound naif  così incredibilmente estemporaneo, da annullare quasi completamente la distanza fra musicista ed ascoltatore. Si prenda If you are feeling sinister: lo fai girare sul piatto e ti sembra tutto registrato in un solo pomeriggio, in una qualche accogliente cantina underground avvolta nelle nebbie scozzesi. Ecco, secondo me la loro meraviglia stava in questa incredibile splendida illusione, che immancabilmente riuscivano a catturare sui loro nastri come nessun altro. Ora: i Belle & Sebastian possono inventarsi ciò che vogliono e reinventarsi come gli pare, ma se non ritrovano anche quel piglio per certi versi (si può scriverlo?) punk appena descritto, diventano un gruppo normale ed a tratti banale. Ed è dunque tutto ciò che si può scrivere anche di quest'ultimo: bello? Normale. Qualche eccellente sprazzo alla vecchia maniera e per il resto: banale. Giudizio: 2 palle. PLAY!

Maurisio Seimani

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