Parliamo di un libro scritto in 10 anni. Soprattutto parliamo di un libro pubblicato ben 10 anni dopo il suo completamento, e cioè solo alla morte del suo autore, perchè giudicato pressochè illeggibile dalle case editrici cui si era rivolto. Quindi regolatevi di conseguenza.
«Era tutta un’illusione, un vorticoso caos cerebrale, da cui alla fine, alla fin fine, emergeva, perfetto e totale, l’ordine»
Scritto come una "Divina Commedia ubriaca" e così descritto dal suo stesso autore Sotto il Vulcano di Malcom Lowry descrive le ultime ore di vita del console inglese George Firmin, alcolista cronico e praticamente esiliato nella cittadina messicana di Quauhnahuac, adagiata ai piedi dei due grandi vulcani Popocatepetl e Iztaccihuatl. Tutto si svolge in un'unica interminabile giornata, il 2 novembre 1938, mentre l' Europa sta per prepararsi allo scoppio della II Guerra mondiale e l'ex moglie del console, Yvone, sta inaspettatamente tornando a fargli visita a un anno dalla separazione. La narrazione si dipana su più strati, venendo affrontata da diversi punti di vista, il tempo viene dilatato e stravolto fra flashback e continui cambi di prospettiva, mentre sempre più dettagli si fanno simboli e segni allegorici di una cosmica epopea autoditruttiva che a tratti, come nelle grandi opere di Dante, Dostoevskij, Joyce, Celine e Miller, arriva a trascendere gli usuali confini della narrativa per farsi psicologia, metafisica e teologia. La chiave d lettura di un'opera che è dunque complessissima sta nella capacità di lasciarsi andare alle sue vampate visionarie, vorticanti fra il fuoco e la morte, facendosi abbagliare dalla loro bellezza, anzichè concentrarsi troppo sulla trama e sull'inutile esigenza di ricostruirla in ogni dettaglio. Perchè così è come si trascina la vita laggiù sotto il vulcano, mentre si sente "la mente dividersi, alzarsi, come le due metà d' un ponte levatoio."
Scritto come una "Divina Commedia ubriaca" e così descritto dal suo stesso autore Sotto il Vulcano di Malcom Lowry descrive le ultime ore di vita del console inglese George Firmin, alcolista cronico e praticamente esiliato nella cittadina messicana di Quauhnahuac, adagiata ai piedi dei due grandi vulcani Popocatepetl e Iztaccihuatl. Tutto si svolge in un'unica interminabile giornata, il 2 novembre 1938, mentre l' Europa sta per prepararsi allo scoppio della II Guerra mondiale e l'ex moglie del console, Yvone, sta inaspettatamente tornando a fargli visita a un anno dalla separazione. La narrazione si dipana su più strati, venendo affrontata da diversi punti di vista, il tempo viene dilatato e stravolto fra flashback e continui cambi di prospettiva, mentre sempre più dettagli si fanno simboli e segni allegorici di una cosmica epopea autoditruttiva che a tratti, come nelle grandi opere di Dante, Dostoevskij, Joyce, Celine e Miller, arriva a trascendere gli usuali confini della narrativa per farsi psicologia, metafisica e teologia. La chiave d lettura di un'opera che è dunque complessissima sta nella capacità di lasciarsi andare alle sue vampate visionarie, vorticanti fra il fuoco e la morte, facendosi abbagliare dalla loro bellezza, anzichè concentrarsi troppo sulla trama e sull'inutile esigenza di ricostruirla in ogni dettaglio. Perchè così è come si trascina la vita laggiù sotto il vulcano, mentre si sente "la mente dividersi, alzarsi, come le due metà d' un ponte levatoio."
Come molti sapranno esiste una canzone dei Litfiba, dall' album Terremoto, recante il medesimo titolo del libro citato. Vabbè, questo giusto per la cronaca. Il primo artista che m'è venuto in mente, dovendo associare della musica all'opera appena descritta, è invece un altro ed è Willy DeVille. La cadenza latina filtrata da uno spirito anglossassone, la poetica dall'alto contenuto alcoolico, la sua anima solare ed allo stesso tempo tormentata da spettri. Tutti questi tratti rendono certe sue composizioni la colonna sonora ideale per la tragedia universale messa in scena da Lowry, specialmente come eseguite nei suoi tour di fine anni 90 ed inizio anni zero. Per questo l'abbinamento consigliato è Willy DeVille Live at the Metropol, Berlin del 2002, che coglie il nostro e la sua band in uno stratosferico stato di forma, suadente e sensuale fra angeli, demoni, e tequila, e muerte...Enjoy!
Siamo sassi e rotoliamo sulla pelle della Terra
RispondiEliminaDammi un senso dammi una direzione un cavallo di luce
SOS Terra SOS uomo
Sono un vulcano e non mi ferma nessuno
Ehi
Sono un vulcano
E non mi ferma nessuno
Oh no no
Cuore rosso
La mia terra ha un cuore che batte fin qui
Pompa sangue
Dall'ombelico della vita e della morte
Non sprecare sangue
E non buttare il mio
Che nasce dentro il vulcano
Dentro il vulcano
Mi dia una mano qualcuno
Ehi
Sotto il vulcano
Mi dia una mano qualcuno
Qualcuno qui
Il lavoro per una vita vuole un premio oltre il senso
Ma cadi cado cado cado dentro il vulcano
SOS Terra SOS uomo
Fantasma sotto il vulcano
Ma cadi cado cado cado dentro il vulcano
Ma cadi cado cado cado dentro il vulcano
Ma cadi cado cado cado dentro il vulcano
Sotto il vulcano
SOS terra SOS uomo
Vento spazza via
Terremoto cancellaci
SOS SOS SOS
Riguardo al pezzo dei Litfiba di cui qui sopra qualcuno ha riportato il testo, una curiosità: la canzone fu dedicata dal gruppo fiorentino ad Augusto Daolio dei Nomadi, allora da poco scomparso. Il perchè non c'è dato sapere.
RispondiEliminaWilly DeVille non ci mancherà mai abbastanza. Grandissimo personaggio.
RispondiEliminaWith Mink DeVille:
RispondiElimina1977: Cabretta (in Europe); Mink Deville (in the U.S.) (Capitol)
1978: Return to Magenta (Capitol)
1980: Le Chat Bleu (Capitol)
1981: Coup de Grâce (Atlantic)
1983: Where Angels Fear to Tread (Atlantic)
1985: Sportin' Life (Polydor)
As Willy DeVille:
1987: Miracle (Polydor)
1990: Victory Mixture (Sky Ranch) 1990 (Orleans Records)
1992: Backstreets of Desire (Fnac Music) (Rhino, 1994)
1993: Willy DeVille Live (Fnac Music)
1995: Big Easy Fantasy (New Rose)
1995: Loup Garou (EastWest) (Discovery, 1996)
1999: Horse of a Different Color (EastWest)
2002: Acoustic Trio Live in Berlin (Eagle)
2004: Crow Jane Alley (Eagle)
2008: Pistola (Eagle)
Qualcuno conosce qualcosa??? Se sì, da dove iniziare?
EliminaAzitutto deve piacerti il genere, con i Mink DeVille si parla di scena punk-non punk underground "raffinatino" newyorkese (dico raffinatino per far intendere che non si parla di punk alla Sex Pistols per dire...quella scena in cui si possono mettere dentro i Television, i Suicide, i Talking Heads fino a Patti Smith e Lou Reed per dire...o alla lontana i Gun Club se ce ne andiamo sull'altra costa).
RispondiEliminaIl meglio dei Mink DeVille: Cabretta e Return to Magenta, ma anche Coup de grace, che forse è invecchiato peggio.
Di Willy DeVille...forse meglio un bel live come quello consigliato, perchè lui spingeva di più dal vivo che in studio...meglio per "Live" del 93 che è più grezzo anche se quello consigliato qui è un buon inizio.
Volevo citare il famoso Live del 1993, ma visto che in streaming non ve n'è traccia ho favorito qualcosa che fosse più accessibile in rete. Comunque anche il live del post è bello, lo ascoltavo proprio in questi giorni, il video postato è proprio l'inizio di quel concerto.
EliminaPer iniziare comincia...dall'inizio: Cabretta è l'esordio che già dice molto sul musicista se poi ti piglia bene potresti passare a Loup Garou del 1995.
RispondiEliminaBattiato sempre lucidissimo.
RispondiEliminaNon sono d'accordo. Dirò anzi una bestemmia: ci vede meglio di lui Giuliano Ferrarra su questa questione, quando dice che queste azioni non possono essere inquadrate come gesta pazze di isolati pazzi. Esiste uno Stato Islamico oggi, con un Califfo al potere e precisi confini ed organizzazione a questo legate che mirano alla conquista fisica di porzioni di territorio in altri paesi (vedi Nigeria) e ad azioni di terrorismo verso paesi considerati meno deboli militarmente. Ci sono in ballo milioni di persone e ciò che portano avanti è una vera e propria guerra santa, combattuta con ogni mezzo a disposizione. Prima l'Europa capisce questo e prima si desterà dal torpore politically correct che la pervade per rialzare le proprie lance. C'è un Islam pacifico, ma non ha senso continuare a ripeterlo, è ovvio. Ma c'è anche un Islam in assetto da guerra che oggi non riguarda più qualche testa calda isolata, ma appunto milioni e milioni di persone sparse per il mondo, alcune delle quali lascia il proprio paese per andarsi ad arruolare non in chissà che organizzazioni segrete, ma nell'esercito di uno stato che, riconosciuto o meno: esiste. E pensa che il Corano lo si spieghi meglio tagliando teste. E questo è quanto ci abbiamo guadagnato a cacciare dall'Iraq un dittatore controverso, ma riconosciutamente laico.
RispondiEliminaPS: Prima riconosceremo l'ISIS per quello che è: e cioè un paese con un proprio governo e dei propri confini che occupa l'area un tempo detta Iraq e prima capiremo qualcosa di quanto sta accadendo.
EliminaFosse come dici tu sarebbe molto piu' semplice, basterebbe andare in Yemen e bombardare con l'uranio impoverito i campi di addestramento dei yidahisti e se gli yemeniti non sono d'accordo bombardare anche loro in nome dell'autodifesa, e mi sembrerebbe sacrosanto; basterebbe andare in Nigeria e spazzare via a colpi di droni quei pazzi invasati di boko haram, basterebbe bloccare con gli eserciti i traffici pseudo illegali di armi, basterebbe spegnere l'incendio che divampa da decenni tra il Tigri e l'Eufrate smettendo di chiudere tutti e due gli occhi di fronte agli abomini di Stato commessi da Israele...basterebbe insomma avere una politica estera con una visione pragmatica, che badi al sodo e che permetta all'Occidente di proteggere con cautela ma con fermezza i propri valori. Invece questi gruppi che tu definisci combattenti di una guerra santa vengono finanziati e foraggiati a combattere "primavere arabe", vengono lasciati liberi di impadronirsi di territori "liberati" in realtà devastati da guerre create da noi stessi per interessi economici. Insomma per farla breve chi ci governa ad Occidente e sfila in una falsa e ridicola prima fila a Parigi vive e si rigenera grazie alle guerre, alla paura e all'instabilità. La legge del terrore ovunque, inaugurata l'11 settembre 2001 a New York non fa comodo solo a questi "uomini neri" brutti sporchi e cattivi ma anche ai soliti affaristi in doppio petto. Chi ci rimette è sempre il Volgo. La storia va vista con una lente di rimpicciolimento non di ingrandimento, ci renderemmo conto che è sempre stato cosi', la guerra è parte della storia, le religioni sono sempre state un pretesto e ovviamente c'è chi ci abbocca.
EliminaSpero vivamente che il sasso bastardo che mi ha rotto il parabrezza la prossima volta finisca sulla ghigna di Seimani.
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