di Maurisio Seimani
Cristina Donà è semplicemente una delle cantautrici più importanti (forse la più importante? In fin dei conti l'ipotetica concorrenza al titolo non è poi tanto agguerrita) della storia della musica italiana. Paragonata a suo tempo a Marianne Faithfull e Ute Lemper nientemeno che dalla storica rivista jazz di Chicago Down Beat, poche e pochi, come lei, hanno saputo mantenere costantemente una tale intensità artistica per oltre vent'anni d'onorata carriera. Ovvio dunque che non ci potessimo far sfuggire la sua comparsata in città, recandoci ancora una volta, come d'uso, alla già più volte citata Latteria Artigianale Molloy. E che dire? La Donà ha confermato anche dal vivo una caratura artistica non comune: voce straordinaria, accompagnata sul palco dal fido Saverio Lanza, polistrumentista, produttore e coatore dei pezzi anche sul suo ultimo Così Vicini, e da un'efficace classicissima sezione ritmica rock composta da basso e batteria, la cantautrice d Rho ha ammaliato il pubblico con versioni coinvolgenti e sontuose di classici quali Torno a casa a piedi, Miracoli, Universo, Stelle buone...la valutazione complessiva dello show non può infine trascendere dall'evidenziare il suo grande carisma scenico, capace di creare il giusto climax per ogni brano, grazie ad un irresistibile mix di sarcasmo, autoironia, erotismo e fuorismo. Circa due ore di show convincenti, ammalianti e rinfrancanti che sono state la conferma di un talento inusuale che comunque non avevamo mai messo in dubbio.
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