L' Ultimo Tango a Seimani: Buon 2015

di The Driller Killer

THE VACANT LOTS: Departure


L'ultimo Musicanidi dell'anno è per forza di cose un Musicanidi speciale. In questo ultimo mese le poche uscite degne di nota che mi sono capitate tra le orecchie non hanno suscitato particolari emozioni piuttosto mi sono ritrovato a scoprire dischi dell'anno trascorso che per una ragione o per l'altra avevo accantonato senza ascoltare. E' per questo che parlerò dei The Vacant Lots con il loro ultimo disco, già pubblicato in luglio e, scopro, considerato uno dei fenomeni del 2014. Al secondo disco il gruppo di Burlington, simpatica cittadina del Vermont, propone un sound pregevolmente noise, abbastanza oscuro e a volte tagliato con la stricnina come a ricordarci i Velvet Underground che furono (Make The Connection). Ossessivo nel rimestare nella torbida elettricità di una chitarra pesante perché monocorde, il sound di Departure si concede una svarionante vacanza nel folk rock à la Made in Usa, (Never Satisfied, Dont Leave Me Now) (veramente il riferimento è al limite del plagio) oscura colonna sonora targata Sonic Youth di un inesistente film del 1986. Immaginiamoci la Route 66 ma al posto di cowboy e country girls, quei simpatici sbruffoncelli della no-wave a percorrerla. Insomma un sogno malato con praterie verde sangue e birra rosso fuoco; e invece di whisky, paranoia a go go. Cosi' arriviamo dall'altra parte dell'oceano negli anni '80 a un concerto dei Joy Division e il cerchio si chiude inesorabilmente. Un bel disco che forse potrebbe risultare indigesto dopo un crasto pranzo a base di cotechino e lenticchie; a voi la scelta.

 


OUGHT: More Than Any Other Day

Potrebbe valere quasi lo stesso discorso per questa band canadese in cui al noise si fonde magistralmente un certo gusto per lo scazzo garage, ben portato soprattutto dalla voce, che fanno dei due, dico due, dischi pubblicati nel 2014 un appiglio o meglio un avamposto del post rock per l'anno ormai agli sgoccioli. Il primo è il vero disco di debutto e si intitola More Than Any Other Day mentre il secondo è un ep di 4 pezzi pubblicato in ottobre dal titolo Once More With Feeling. Il sound rispetto a quanto detto di buono per i Vacant Lots pecca forse di una mancanza di produzione o post produzione che rende il materiale una sequela di demo tapes raffazzonati, per cosi' dire da sessions immaginiamo estenuanti e notturne; il tentativo a mio parere è quello di trasmettere un'idea di musica bohemien molto legata al binomio sangue e sudore tanto caro al rock'n'roll. Cadere si ma in piedi! Si apprezza lo spirito un po' meno il risultato che presenta punti di forza e al tempo stesso deboli sia nella voce, a volte ripetitiva, che nell'attitude...appunto!


SMASHING PUMPKINS: Monuments To An Elegy


Insieme a due gustose e interessanti novità eccomi adesso a proporre il ritorno di due vecchi volponi. Il primo è Billy Corgan: cercate sul vocabolario del rock alla voce genio e troverete questo grandissimo artista, autore e musicista responsabile di una stagione importantissima per la storia del rock agli albori degli anni '90 e per tutto il decennio a venire. E' questione di lana caprina stabilire se il suo tempo sia passato o se semplicemente si viva oggi un'epoca musicale diversa per cui non siamo piu' in grado di apprezzare i suoi lavori, certo è un po' difficile trovare punti di contatto tra il Billy Corgan di Siamese Dream e gli Smashing Pupmkins di Monuments To An Elegy. Il disco che la band, one man band, poiché Billy e' l'unico componente sopravvissuto alle zucche dei '90,  pubblica oggi ha pochissimi difetti anzi praticamente nessuno. Confezionato in modo impeccabile ed elegante è capace di passare dalla delicatezza pop della voce alla furia rock delle chitarre sferraglianti nel giro di 3:38 (Being Beige). Caratterizzato da suoni elegantemente campionati e sintetizzati il disco ha un unico grande difetto, pur essendo sicuramente più convincente del precedente Oceania: sembra il lavoro di un artigiano più che di un artista...niente di male per carità ma di sesso droga e r'n'r che cos'è rimasto? lo spirito e l'anima dove sono?

TETEMA: Geocidal

Piu' scazzato e giramondo lo spirito libero di Mike Patton vaga a volte in stato confusionale, per il mondo alla ricerca della scintilla di cui sopra. A volte la trova a volte no ma di sicuro non si annoia e si diverte; quasi sempre riesce a trasmettere divertimento e felicità anche al suo pubblico. Sul finire del 2014 il musicista di Eureka (nomen omen) torna con Tētēma un progetto in compagnia del compositore australiano Anthony Pateras che lo riavvicina all'idea di musica di inizio carriera. Un disco interessante, molto cinematografico, colonna sonora ideale per l'onirismo di Leo Carax e il suo Holy Motors. Un sound a metà strada tra i clamori industriali dell'occidente del XIX secolo e la ritmica primordiale di un universo parallelo. Punti di riferimento ne da pochi forse un giusto mix di Einsturzende Neubauten e Nine Inch Nails (quelli in canna pero') con un'unica certezza: l'inconfondibile timbro di un'artista che non tramonta proprio perché come un camaleonte cambia sempre pelle ma non perde mai la voce.

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