Sotto le Stelle di Ten Years After

di RSK
Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
 Lorenzo De' Medici

Dirty Dozen Brass Band - Funeral for a Friend


Perugia: Umbria Jazz 2004

Nelle strade di Perugia è calata la notte; una notte calda, molto calda, una notte sbandata una notte di musica e allegria. Da un'altra parte James Brown sta iniziando a darci dentro con il suo sabba piu' pagano che religioso, ma qui, tra le strade medioevali del centro, ogni angolo, ogni spazio verde, è occupato dalla musica del mondo. C'è un fiume di gente che ondeggia, davanti c'è ancora gente...vanno tutti in una direzione, seguono le note, seguono le note di una banda di New Orleans; quella sporca dozzina di fanfare passano e si portano dietro tutti come il pifferaio magico. Impossibile resistere a quei ritmi, al jazz da strada un po' cazzaro un po' altezzoso un po' cool. Impossibile rimanere fermi di fronte al bebop mescolato al funk sudato di gole che si gonfiano fino a scoppiare. Impossibile non volare con la fantasia altrove, lontano...alle paludi della Louisiana un mardi gras come altri, unico e inimitabile. Impossibile non sprizzare sudore e felicità da tutti i pori al ritmo della sporca dozzina e alla fine impossibile non strabuzzare gli occhi nel rendersi conto che non si tratta di una festa ma di un...funerale.


Soundgarden - Superunknow 

Il 1994 dal punto di vista della qualità della musica e dei dischi pubblicati è senz'altro un anno baciato dalla fortuna, scorrendo i titoli fa quasi impressione la quantità di capolavori e pietre miliari che gioco forza anche questa rubrica ha dovuto lasciare al palo nel corso del 2014. Di certo c'è che tra le altre cose i primi '90 sono soprattutto gli anni di Seattle e di quel innominabile genere che comincia per g e finisce per runge. I protagonisti di quell'epoca non hanno mai amato l'etichetta, figuriamoci il gruppo di cui andremo a parlare. I Soundgarden infatti arrivano al 1994 con il quarto album e una discreta carriera alle spalle, caratterizzata da un sound pesante figlio dell'hard rock dei primi '70. Con Superunknown creano di fatto il loro capolavoro, la loro opera più conosciuta e venduta al tempo stesso. Quasi un disco monumentale, parecchio smussato dai suoni più heavy del passato e capace di essere un voluminoso monolito contenente gemme preziose, cioè singoli come Black Hole Sun, Feel On Black Days, Let Me Drown o Spoonman, che hanno segnato un'epoca.
A parte la musica il disco è importante ricordarlo anche per i testi; quando parlare di crisi delle famiglie e di mostri veri o figurati, non era ancora del tutto mainstream o un trucco per vendere telefilm e videogiochi sugli zombies. American Beauty!
Due anni dopo il sogno si sarebbe infranto e il pur ottimo Down On The Upside non sarebbe stato in grado di replicare successo e entusiasmi. Il gruppo si scioglie nel 1996 e i suoi componenti cercheranno gloria altrove. Incapaci di ottenerla, sanciranno la consueta reunion con questo twitt di Chris Cornell datato 1 Gennaio 2010:"La pausa di 12 anni è finita ed è ora di ricominciare la scuola. I Cavalieri della tavola del suono sono tornati!"...ma come si sa questa è un'altra storia.


Paolo Conte - Paolo Conte

« Nel tempo fatto di attimi e settimane enigmistiche »
 
Cavallo di razza, cantautore più unico che raro, autore di pezzi che hanno fatto la storia della musica italiana con o senza la sua voce, con o senza la sua faccia e il suo pianoforte. Pregiato e gentile, difficile e ironico come solo il jazz. Paolo Conte è uno di quegli autori da cui non si può prescindere e che ha avuto la sorte in alcuni momenti della sua sterminata carriera e produzione artistica, di mettere tutti d'accordo. Intenditori e neofiti, intellettuali delle sette note e amanti del pop leggero divagante. Capace di alchimie che spesso mescolano il sacro con il profano, il geniale pianista di Asti amato dentro e fuori dallo stivale, soprattutto in Francia, diciamolo che se no poi quelli s'incazzano, nel 1984 sforna l'ennesimo album dal titolo omonimo che pero' si rivela un contenitore di capolavori destinati a diventare dei veri classici a cominciare dalla fantastica Sotto le Stelle del Jazz passando per titoli come Sparring Partner, Gli Impermeabili, Come Mi Vuoi?, Macaco.

461 Ocean Boulevard - Eric Clapton

Il grandissimo merito di questo disco del 1974, oltre a rappresentare la seconda prova, dopo l'esordio omonimo del 1970, della carriera solista di slowhand è dovuto al fatto che è proprio grazie a 461 Ocean Boulevard e al suo autore che il mondo scoprì Bob Marley. Perché? perché una delle canzoni del disco è la celeberrima cover di I Shot The Sheriff hit mondiale del paladino del reggae, riproposta qui, dal chitarrista di Ripley. Attenzione, mettiamo in chiaro che se si parla di mito, Eric Clapton non è da meno, come ci ricorda il Duca in un antichissimo Dio del Mese, ma sicuramente questo non è esattamente il disco migliore della sua lunga carriera. I Cream sono storia vecchia i Blind Faith sono alle spalle ma soprattutto la vita sregolata e al limite del collasso del nostro sembra archiviata; insomma il sole spunta dal mare dei Caraibi vicino ai quali Clapton aveva deciso di trasferirsi, per la precisione in Florida. Disco caratterizzato perciò da suoni solari, reggae e molto ritmo che segnano una delle molte rinascite del nostro, in attesa delle successive cadute. Ma gli anni '80 sono ancora lontani.


Pain in My Heart - Otis Redding

Quanto dolore nei nostri cuori pensando alla tragica sorte toccata a Otis Redding. Un folgorante talento sul punto di consacrarsi come uno dei più grandi soul man della storia al pari di un Ray Charles o di un James Brown qualsiasi. Nel fondo delle gelide acque del lago Monona, Wisconsin si spegne per sempre la luminosa stella di uno dei piu' grandi paladini ante litteram della black music che, come succede spesso in questi casi, ricevette da morto una venerazione che non ebbe potuto godersi da vivo. Era il 10 dicembre del 1967. Appena tre anni prima il nostro aveva fatto il suo esordio discografico utilizzando e rivisitando un sacco di classiconi del blues e del soul nero ma anche scrivendo e interpretando pezzi propri, come solo i grandi. Il disco del 1964 oltre all'ottima titletrack, attribuita a Naomi Neville, ci  offre pezzi da novanta come Louie Louie di Chuck Berry, Lucille di Al Collins, Stand By Me di Ben E.King e You Sand Me di Sam Cooke, per non parlare dei 5 pezzi inediti di Otis Redding in persona. Noi pero' per ovvi motivi vi proponiamo qui sotto The Dog di Rufus Thomas.

9 commenti:

  1. Va sempre meglio, siamo quasi al 50%.
    (però, mi raccomando, non diciamolo in giro che oramai a nessuno frega un cazzo andare a votare)

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  2. Gran serie di discazzi, sempre meglio anche TYA!!!!

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  3. Grande James Brown...always RIP!!!

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  4. Qual'è il processo elaborativo delle scelte di questa rubrica?

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    1. Si va a ritroso di dieci anni in dieci anni (2004, 1994, 1984, 1974...) proponendo ogni mese un disco per ogni annata.

      Esempio, dall'anno prossimo saremo nel 2015, perciò troverai solo dischi del 2005, 1995, 1985...ecc...

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  5. La tromba di Freddie Hubbard è qualcosa di simile al paradiso.

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  6. Sarei curioso di sapere che rapporti passano (professionali e sessuali) tra Maurisio Seimani e Diamanda Galas.

    Ma soprattutto sarei curioso di sapere che cos'è Diamanda Galas?

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