Per celebrare l'arrivo di Lee Scratch Perry nella nostra città avevamo pensato di recensire Super Ape, manifesto e suprema sintesi di tutto quanto il nostro produsse al Black Ark Studio, fra il 1974 ed il 1979. Eppure, a fronte della portata del personaggio e dell'importanza dell'evento, a conti fatti quell'idea m'è sembrata infine riduttiva.
Parliamo di Lee Scratch Perry diamine, e ok, il nostro avrà pure 78 anni, ma oggi Bob Marley ne avrebbe 69 e se fra dieci anni fosse passato a suonare dalle vostre parti, non sareste forse accorsi a sentirlo, anche solo per vederlo almeno una volta dal vivo?
Dice: ma Bob Marley è Bob Marley. Va bene, allora replico: e Lee Scratch Perry è Lee Scratch Perry. In questi giorni ho sentito diverse volte usare il termine leggenda per definirlo. Ma se qui non si capisce che la vastità e la portata di questa leggenda è quantomeno pari a quella di Bob, sia ben chiaro che nessuno da queste parti ci sta ancora capendo un accidente.
Cominciamo allora da People Funny Boy (1968, clicca qui per ascoltare il pezzo su You Tube). Ne parlammo allorchè in un post intitolato Lo skank del corvo e l'acuto di Dalì cercammo di definire in che cosa il reggae si distinse fin dalle prime uscite da qualsiasi pezzo ska o rocksteady immediatamente precedente. Per puro luogo comune si insiste spesso a sottolineare il fattore del tempo: "il reggae è più lento dello ska e del rock-steady", ma questo non è del tutto vero, non solo perchè esistono canzoni reggae che poggiano su ritmi praticamente rocksteady, ma soprattutto perchè questo non individua la vera differenza tra il prima ed il dopo di questo passaggio cruciale della musica giamaicana. La verità è che il reggae, come già scrivemmo, si distinse per un’incredibile elasticità strutturale, che permetteva ad autori e musicisti di inserire nel pezzo tematiche e innovazioni musicali, che prima restavano estremamente vincolate da formule troppo schematiche e ripetitive.
People Funny Boy, dunque: il pianto di un neonato (remixato in seconda battuta dallo stesso Perry) apre il pezzo mentre sonorità mento, kumina, africane, si innestano furbescamente in vuoti ritmici volutamente lasciati da percussioni sapienti, che si lasciano amabilmente sollevare da un basso elettrico, che spinto decisamente a "combattere" nelle prime linee, fa da propulsore dinamitardo a tutta la composizione.
Se il dibattito riguardo a quale sia stato il primo pezzo reggae della storia resta ancora aperto (alcuni citano Natty Goat di Larry Marshall che uscì solo qualche mese prima), una cosa resta comunque inconfutabile: a tutto il 1968, in Giamaica, non era dato trovare una sola canzone (Natty Goat inclusa) che sia più irruentemente e visceralmente reggae di questa.E veniamo dunque all'incontro tra Perry e gli Wailers (1969 - 1971, si veda su Musicanidi anche, Reggae Tales - Una Rover nuova fiammante). Quando decise di alzare il tiro della sua produzione musicale, fu Bob a cercare insistentemente Scratch e lo fece perchè sapeva che Lee, rispetto a tutti gli altri, era semplicemente oltre. Anche il migliore? Forse, ma era soprattutto oltre. All'epoca Perry era già un affermato produttore musicale grazie ai successi conseguiti in patria e nel Regno Unito dalla sua etichetta Upsetter, ma interessato com'era più all'aspetto puramente creativo ed innovativo di una composizione musicale, che non a quello del messaggio politico di cui questa poteva farsi veicolo, era poco interessato a considerare la collaborazione con dei grezzi ragazzi (gli Wailers) che volevano buttarsi nel giro delle canzoni reggae di protesta. Sembra però sia bastato un solo incontro con Bob per fargli cambiare completamente idea. Il genio riconobbe immediatamente il genio, ma chissà che in quell'incontro non ci fosse già scritta anche la fine di una collaborazione destinata a durare poco proprio a fronte della diversità abissale di intenti fra i due geni contrapposti. Presi comunque gli Wailers sotto la sua ala protettrice, Perry gli insegnò qualcosa che però li avrebbe accompagnati per tutta la loro successiva carriera e cioè la possibilità d'affermarsi in campo musicale senza rinunciare a un piglio artisticamente oltranzista e radicale che infatti non avrebbe più abbandonato nessuno di loro fino alla fine delle rispettive carriere. Dalle sessions naquero oltretutto i due album seminali Soul Rebels e Soul revolution, nonchè numerose composizioni che sarebbero poi finite nei successivi Catch a Fire e Burning, pubblicati quando le strade dei protagonisti coinvolti avevano già preso direzioni del tutto diverse.
E insomma infine immaginatelo su un treno Milano Centrale - Brescia, mentre scopre che non avere più quella musica in levare nelle orecchie gli manca un casino. E nei mesi seguenti si mette ad ascoltarne tanta, in continuazione. Finchè un bel giorno non si imbatte nell'Arca Nera.
Anche dell'Arca Nera qui s'è già parlato (si veda Reggae Tales: The Black Ark). Mentre dal 1972 in poi Bob Marley & The Wailers partono per una tangente che porterà soprattutto Marley a imporsi come ambasciatore mondiale di una musica e di una cultura dalle quali però paradossalmente quella stessa tangente lo porterà inesorabilmente a distaccarsi (almeno dopo Natty Dread), Lee Scratch Perry costruisce uno studio di registrazione per certi versi tribale, forgiato a sua immagine e somiglianza e si perde invece per altri percorsi che, restando saldamente ancorati alle radici della musica di Kingston, la porteranno a generare alcuni dei suoi frutti più sorprendenti.
Cosa furono il primo ascolto di Heart of Congos, o di Super Ape, o di Police and Thieves, o Roast Fish collie weed and Corn Bread per il sottoscritto? Non riesco nemmeno a definirlo.
Quanto Perry farà in quegli anni alla Black Ark, che lui stesso darà infine alle fiamme nel 1979 (per liberarla dagli "spiriti immondi" che avevano iniziato a frequentarla), è spesso e semplicemente solo magia in levare.
Quindi immaginatevi ora per un'ultima volta quel tizio dell'aereo. E immaginatelo mentre aspetta che il mito che ha prodotto quei dischi incredibili varchi le porte della sua città. Sono passati ormai dieci anni da quel volo Montego Bay - Milano Linate e dai quei tempi in cui l'unica leggenda in levare che conosceva era The Legend (appunto) di Bob Marley.
Considerato dunque che quel tizio che vi siete immaginati sono io, potrete dunque a questo punto capire come per il sottoscritto il fatto che stasera sia proprio mr. Lee Scratch Perry a varcare quelle porte, abbia la stessa identica valenza che se a varcarle fosse il vecchio Bob.
Ed di come, a conti fatti, tutto questo sia fantastico. Qui sotto uno dei prodotti della Black Ark che amo di più. Enjoy!
"He's the Salvador Dali of music,he's a mystery. The world is his instrument. You just have to listen. More than a producer, he knows how to inspire the artist's soul!"
RispondiEliminaCi permettiamo di aggiungerti la fonte sennò i soliti quattro stronzi poi dicono che è una bufala sembra una bufala: http://www.rollingstone.com/music/news/lee-scratch-perrys-wild-world-watch-a-clip-from-the-upsetter-20100628
EliminaSEIMANI BUFALO
EliminaBUFALO SOLDIER?
EliminaWow!
RispondiEliminaBrescia esulta!!!!
RispondiEliminaTre dei prodotti suggeriti nella colonna di destra li ho conosciuti solo ieri sera proprio ascoltandoli dalla vostra pagina facebook, grandi! (avevo già il biglietto in mano per questo "grande evento", ma francamente devo ammettere che di questo "Scratch" non ne sapevo nulla...)
RispondiEliminaQuello che avete rispostato qui, Heart of Congos, è effettivamente strepitoso.
Sir Old John se ti immagino su quel treno Milano Centrale - Brescia l'unica cosa che mi viene da pensare è...Stop that train! Ya mon!
RispondiEliminaGaudemus igitur!
RispondiEliminama che significa che ha dato fuoco alla Black Ark nel 79 per liberarla dagli "spiriti immondi"??? Old John chiarire please...
RispondiEliminaQuesta è la leggenda. Ad ogni modo suoi famigliari sostennero che si trattò solo di un guasto elettrico, ma fu lo stesso Perry a sostenere di avergli dato fuoco, appunto per liberarla dagli spiriti immondi (riferendosi semplicemente a personaggi di dubbia fama che avevano preso a frequentarla). Altre voci parlano di problemi legati a minacce da parte di gangs di Kingston che in quel periodo avevano preso a ricattarlo per rivendicare il pizzo. Senz'altro in quell'ultimo anno Perry si sentiva molto stressato e rimanere a Kingston stava mettendo a dura prova il suo equilibrio mentale. Rivelerà alla stampa: "Troppo stress in Giamaica, per tutto il tempo. Tutti vogliono soldi, tutti vogliono essere pagati. Ognuno ha un problema e vuole che sia io a risolvere il suo problema. Nessuno mi ha mai regalato nulla, ma la gente ha preso a portarmi via tutto. Ognuno prende questo, e prende quello. Così l'atmosfera alla Black Ark stava cambiando; non era come era una volta. Perciò ho deciso di fare quel sacrificio, perchè l'energia non era più buona."
EliminaPerry si trasferirà negli anni successivi a vivere Londra e poi in Svizzera. L'incendio della Black Ark e la sua uscita di scena a Kingston segnano comunque due cicatrici mai più rimarginate nell'evoluzione della musica giamaicana.
ma che blog superfico è? Io pensavo fosse un blog satirico, non vi ho mai cagato, comunque brai gnari.
RispondiEliminaSEIMANI FICO SECCO
EliminaSeimani fico d'india!
EliminaGrazie. Forse a confonderti è stato il fatto che in effetti nasciamo dalla costola di un blog satirico, che è il sempre indimenticato Muro di Cani (http://murodicani.blogspot.it/), nel senso che Musicanidi non era che una rubrica del suddetto blog. Quando l'avventura di Muro di cani è terminata la rubrica è stata trasferita qui sopra e poi grazie all'aiuto fondamentale di altri amici Musicanidi è diventato il blog che vedi ora.Abbiamo anche delle pagine twitter e facebook se vuoi continuare a seguirci. Ciao.
RispondiEliminaYo!
RispondiEliminaBrescia Leonessa di Zion!!!!
RispondiEliminaA proposito qualcuno qui sa dirmi che è sto Zion?
RispondiEliminaNulla di particolare, è solo il termine inglese per dire Sion, il regno spirituale di Dio nella Bibbia.
Elimina