Reggae Tales - The History Of Reggae Music in 12 Tracks

Reggae Jukebox
di Sir Old John Pajama

Fermiamoci un attimo...be irie, noooo  stresssss! 
Ne abbiamo tirati fuori di aneddoti bislacchi su questi pazzi giamaicani gravitanti attorno al variopinto mondo della musica in levare. Bene. Non bisogna correre troppo. E' questa stessa musica che ci insegna che talvolta arriva l'ora di riprendere fiato, tirare due boccate d'aria fresca (e chi ha orecchie per intendere intenda), e godersi lo spettacolo. Il riassuntone qui sotto, che giunge non a caso ad un'importante giro di boa della nostra storia, vuol essere uno spensierato consiglio per la vostra playlist di reggae music. 
Perchè...ok, ne abbiamo tirato fuori tanti di aneddoti...ma nel caso si fosse persa nel grande mare, che nessuno si dimentichi mai della musica. Che nessuno si dimentichi mai di quei dischi.
Enjoy! (cliccare sui titoli delle canzoni in grassetto per l'ascolto)

Track 1, fine anni 50: la Giamaica vive quasi esclusivamente di sola musica d'importazione americana (solitamente hot jazz), che arriva sotto forma di 45 giri in vinile al porto di Kingston, e viene smerciata sottobanco dai marinai di ritorno dagli Stati Uniti. Ad ogni vinile viene tolta l'etichetta, in modo che l'acquirente di turno ne diventi in qualche modo anche l'esclusivo proprietario, con annessa libertà di modificarne il titolo...è il caso del Coxsone Hop, uno dei pezzi più ballati all'epoca, con il quale il sound man Coxsone Dodd infiammerà le serate del suo sound system Downbeat...almeno finchè il rivale Duke "The Duke" Reid, non riuscirà ad entrarne in possesso a sua volta. Il brano è in realtà Later for gator del sassofonista jazz americano Willis Gatorail Jackson, registrata in Florida nel 1953.

Track 2, 1960: sull'isola si inizia a produrre anche musica locale, normalmente solo con l'intento di scopiazzare generi black statunitensi. La futura leggenda del reggae e produttore Prince Buster, alla ricerca di un nuovo sound per il suo sound system Voice of People, ha però l'intuizione di coinvolgere alle percussioni il rastafariano Count Ossie per un pezzo che diverrà col tempo una leggenda. E' la prima volta che rastafarianesimo e musica giamaicana si incontrano. Nasce in questo modo il brano Oh Carolina dei Folkers Brothers.

Track 3, 1966: tra ska e rock-steady, il nichilismo violento dei rude boys tiene sotto scacco i sound system di Kingston, rendendo ancor più infuocato un clima reso già abbastanza caldo dall'arrivo sull'isola dell'imperatore d'Etiopia Ras Tafari Hailè Selassiè, considerato una divinità dal popolo rastafariano dell'isola. Tra brani che condannano il clima troppo violento, come Judge Dread di Prince Buster, ed altri che difendono le ragioni dei rudies come Set them free, di un giovanissimo Lee Perry, il brano più emblematico resta però forse Ba Ba Boom Time dei Jamaicans, diviso com'è fra palpabile tensione sociale e spensierata voglia di ballare.

Track 4, 1968: nell'estate che cambia irreversibilmente gran parte del mondo occidentale in Giamaica, di fatto, nasce il reggae. Le canzoni più gettonate si portano dentro il John Crown Skank (si ascolti l'organo in Nanny Goat di Larry Marshall), ma è Lee Perry a tirare il primo acuto: in soli 2 minuti e 45 secondi People Funny Boy mostra a tutti le potenzialità futuristiche del genere appena creato.

Track 5, 1971: Double Barrel di Dave e Ansil Collins è il primo pezzo reggae a raggiungere la posizione n.1 nelle chart inglesi. Il reggae viene adottato come musica di riferimento dagli skinheads londinesi e l'importazione di musica giamaicana nel Regno Unito si fa massiccia. Ma mentre a Londra si importa il reggae più commerciale, negli studi di Kingston si continua a sperimentare, creando musica che resta ad ardere negli archivi in attesa di tempi migliori. E' il caso di Satta Massagana degli Abyssinians.

Track 6, 1972: il film The harder they come, che mostra le vicissitudini di un giovane giamaicano nei ghetti di Kingston (impersonato da un eccellente Jimmy Cliff), ottiene un inaspettato successo nel Regno Unito, così come la sua omonima colonna sonora, curata dallo stesso Cliff, che resterà il disco reggae più venduto di sempre fino all'uscita nel 1984 di Legend di Bob Marley. 
Dopo tanta importazione commerciale, anche gli inglesi vengono così a conoscere qualcosa in più della musica roots giamaicana. A trascinare il tutto un supersingolo. Il titolo? Manco a dirlo: The harder they come.

Track 7, 1973: un già affermato Lee Scratch Perry porta in giro su una Rover nuova fiammante tre scapestrati giovani dalle non comuni doti musicali. Si chiamano Bob Marley, Peter Tosh e Bunny Wailer. I quattro, assieme, registrano gli album seminali African Herbsman e Soul Rebel, oltre ad infuocate sessions dove prenderanno forma le prime versioni di classici come Mr. Brown.

Track 8, 1973/1975: la musica nei sound system di Kingston cambia. Il re è il DJ e produttore King Tubby, che con la collaborazione della futura star Augustus Pablo, pubblica due album leggendari della nascente musica dub strumentale: King Tubby meets rockers uptown, e l'altrettanto celebre ed importante East of the River Nile. On air here: King Tubby meets rockers uptown.

Track 9, stesso periodo...cambia la musica dei sound system ed anche la canzone di protesta comincia a diventare popolare a Kingston. Artista emblematico di quest'epoca di passaggio è Horace Andy, che sotto l'ala protettrice del vecchio Coxsone Dodd, si afferma con pezzi divisi fra temi roots e semplice voglia di far ballare il pubblico, come, per esempio: Natty dread a weh she wants. Anni più tardi Andy presterà la sua meravigliosa voce per alcuni celebri pezzi dei Massive Attack.

Track 10, 1974: a Kingston spiega le sue vele la Black Ark, l'avveniristico studio discografico di Lee Scratch Perry, in cui verranno prodotti alcuni dei più grandi capolavori del reggae, come gli inarrivabili Super Ape (dello stesso Perry) e Heart of the Congos dei Congos. 

Track 11, 1975: lo sapete voi chi è Marcus Garvey? Ci sarebbe stato il rastafarianesimo senza Marcus Garvey? Forse no, ma se non vi interessa approfondire ascoltatevi almeno il bellissimo disco di Burning Spear a lui intitolato. Marcus Garvey.

Track 12, 1973 - 1975: Catch a fire, Burning, Natty Dread. C' è da aggiungere altro? Esplosione e implosione degli Wailers, l'imposizione di una nuova musica, e di una nuova grande star internazionale: Bob Marley. Tutto in tre infuocatissimi anni!

Alla prossima gente. Respect. E soprattutto: be irie!

7 commenti:

  1. Un anno di reggae tales in 12 canzoni...good idea John!

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  2. I love Maurisio Seimani

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  3. La qualità delle registrazioni dalla 5 in poi sale di colpo tantissimo.

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    1. Come già scritto altre volte di ciò che è stato prodotto in Giamaica nei 60 restano solo rarissimi vinili ed anche le riproduzioni che esistono su You Tube altro non sono che registrazioni di quei vinili originali spesso rovinati...
      Essendo dei classici è possibile però trovare spesso numerosi remix di quei brani (ad esempio Oh Carolina fu rifatta anche da Shaggy)
      Però io preferisco proporre sempre l'originale.

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  4. Seimani, maledetto bastardo, riporta la grana a Botticino!!!!

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  5. Art.1 Costituzione Italiana20 settembre 2013 alle ore 15:07

    Maurisio Seimani colpevole a priori sempre.

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  6. L'Italia e' una repubblica sfondata su Seimani

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