The Thrills, Living Colour, The Who, U2, James Brown: Ten Years After

di rsk

SO MUCH FOR THE CITY - 2003 (THE THRILLS)


E' arrivata l'estate! Lo si capisce non tanto, dal termometro o dal calendario ma dai classici servizi del telegiornale che annunciano l'allarme rosso "caldo!". E' arrivato percio', signori, il momento di bere acqua, mangiare frutta e verdura e proteggersi dal sole; ascoltare musica allegra e che ci faccia ballare tutti insieme i "balli dell'estate"! Ecco perche' vi proponiamo questo disco molto estivo firmato dagli irlandesi The Thrills folgorati sulla strada della west coast da ritmiche e atmosfere tipiche del pop rock anni '60 e '70 della costa della California (Beach Boys, The Birds su tutti). Un disco invero sorprendente, solare, impeccabile nel ricostruire un epoca e che nel non lontano 2003 riscosse un incredibile successo che proietto' la band nell'olimpo dei gruppi esordienti del decennio a fianco di gente sicuramente piu' titolata come gli Strokes, i Coral, gli White Stripes e i BRMC solo per citare i piu' noti. Nell'epoca d'oro del revival un disco che non e' da considerarsi uno striminzito lavoretto di copiatura ma un omaggio sentito agli echi di un tempo che fu...sognando la California. Hits: Big Sur, Say It Ain't So, Santa Cruz, Just Travelling Through.


 STAIN - 1993 (LIVING COLOUR)

Tra i precursori del Nu Metal e paladini del cosiddetto Funk Metal i Living Colour capitanati dal poliedrico Vernon Reid e da Corey Glover alla voce sfornano qui il loro piu' grande successo caratterizzato da un sound a meta' strada tra i Rage Against the Machine e i Faith No More, con pure qualcosa del grunge dei primi Alice in Chains e echi meno cazzari dei Red Hot Chili Peppers. Piglio deciso, incazzatura da black panther con testi privi di qualsivoglia sillogismo, i nostri eroi con il senno di poi hanno creato uno stile inconfondibile. Uno stile e un genere che suonano forse un po' invecchiati ma che lasciano ai posteri 3 o 4 pezzi assolutamente degni di nota e la convinzione che la sincerità, l'onesta' e la passione nella musica come nella vita siano oro colato...come un colore vivo.


THE WAR - 1983 (U2)


«La beneficenza è come cioccolata con dentro un lassativo (la cioccolata genera costipazione): il veleno diventa la propria cura. Ecco la funzione della beneficenza oggi: nascondere l'origine del problema... Grazie alla beneficenza il capitalismo si può auto assolvere. La beneficenza è parte integrante del sistema.» Slavoj Žižek

1983: per la piu' grande rock band della terra arriva il punto di svolta; l'impegno politico. Il disco si apre con un inno generazionale da far accapponare la pelle. La bomba del conflitto Irlanda - Gran Bretagna deflagra nella presa di coscienza di Bono, novello messia, e soci. Sunday Bloody Sunday rappresenta un'epoca, un mondo e una vicenda emblematica nella storia della musica, fatico a dire rock, preferirei dire pop. Non e' l'unico pezzo che dichiara apertamente la svolta nelle liriche del gruppo, quella musicale e' ancora lontanissima: New Year's Day parla di Solidarnosc in Polonia; 40 e' un brano dedicato al Salmo della Bibbia, il messia che c'e' in Bono cominincia a manifestarsi. Inutile sottolineare l'importanza artistica di questo disco. Interessa di piu' capire come sia possibile che una rockstar degli anni '80 diventi il portavoce dell'attivismo politico in mezzo mondo, sempre presente ai vernissage d'elite; sia al cospetto dei potenti della terra, del Papa o del Dalai Lama. 
Come racconta lo scrittore Enrico Brizzi in un articolo dell'epoca, nel 2003 durante il Salone del Libro di Torino, Paul Hewson in arte Bono Vox, esordisce con un modestissimo “Io sono una rockstar” presentando Mihail Gorbaciov alla platea torinese del Salone del Libro. “Anzi, lui è una rockstar”, si schernisce accennando all’uomo che più di ogni altro ha cambiato la storia degli ultimi cinquanta anni. Che un cantante per quanto, bravo e geniale, ma pur sempre un cantante possa rappresentare la coscienza civile dei popoli piu' di quanto abbia potuto farlo con il suo un uomo come Gorbaciov sembra stonare assai. Per capirne di piu' si consiglia la lettura del libro The Frontman: Bono (in the name of power). Detto questo forse l'origine di tutto sta proprio in questo disco.

QUADROPHENIA - 1973 (THE WHO)

"Gli Who restano probabilmente il più grande gruppo dal vivo di sempre"
Eddie Vedder 


Chi? Gli Who? ma chi? gli Who! Quando uno pensa alla mitologia del rock, alle leggende e agli eventi leggendari della musica del diavolo non puo' non avere in mente i set devastanti di Pete Townshend e soci che terminavano immancabilmente con la distruzione della chitarra da parte del leader della band esattamente come dall'altra parte dell'oceano un certo Jimi Hendrix concludeva i live dando fuoco al proprio strumento. Il ciclone rock spazzava via il perbenismo e avrebbe cambiato per sempre la musica. I nostri 4 eroi da Londra sono sicuramente da considerarsi una delle piu' grandi e classiche rockband della storia. Paladini del mod, precursori del punk e del garage ma sempre e comunque maledettamente una grandissima e fottutissima Rock Band capace di sfornare classici come My Generation e folli e magnifiche opere rock come Tommy. Nel 1973 ancora nella formazione al gran completo, Keith Moon avrebbe deciso di andarsene nel 1978, mentre John Entwistle ci ha lasciato nel 2002, pubblicano Quadrophenia passato alla storia come uno dei piu' grandi e importanti dischi di musica rock del secolo scorso. Concept album progressive, come d'uso in quegli anni che racconta la storia del mod Jimmy,  della sua malattia, la schizofrenia, e indirettamente della band; Quadrophenia approfondisce, ancora di piu' che in Tommy, il suono corale della band. Ognuno con la propria personalita' e il proprio strumento diviene protagonista dell'album e la foga chitarristica di Townshend viene qui un po' soffocata anche se lo spirito primigenio e rock si recupera con le consuete selvagge interpretazioni vocali di un grandissimo Roger Dalthrey.
Definito dallo stesso Townshend come l'ultimo grande disco del gruppo, Quadrophenia e' un'occasione per chi non conoscesse ancora gli Who per farsi un'idea discreta di chi siano. Dopo la pubblicazione e il successivo live del 1974 nuvoloni neri si addensano sul futuro prossimo del gruppo, il disco dal vivo infatti non funziona, ma questa e' un'altra storia. 

DISCO 1

  1. I am the Sea - 2:08
  2. The Real Me - 3:20
  3. Quadrophenia - 6:15
  4. Cut My Hair - 3:46
  5. The Punk and the Godfather - 5:10

  1. I'm One - 2:39
  2. The Dirty Jobs - 4:30
  3. Helpless Dancer - 2:32
  4. Is It in My Head - 3:46
  5. I've Had Enough - 6:14
DISCO 2

  1. 5:15 - 5:00
  2. Sea and Sand - 5:01
  3. Drowned - 5:28
  4. Bell Boy - 4:56

  1. Doctor Jimmy - 8:42
  2. The Rock - 6:37
  3. Love, Reign O'er Me - 5:48
 

LIVE AT THE APOLLO - 1963 (JAMES BROWN)

Quando il gospel e il soul incontrano il rhytm & blues nasce James Brown. Il secondo artista della storia dopo Elvis Presley ad aver avuto il maggior numero di singoli posizionati nella Billboard Hot 100, con 99 singoli entrati tra le prime 100 posizioni, il padrino del soul nel 1963 si esibisce dal vivo e a proprie spese ad Harlem registrando il tutto esaurito ed un successo incredibile in tutti gli Stati Uniti. Questo Live At The Apollo e' il primo di una serie di 4 l'ultimo dei quali registrato nel 1995. Con la consueta carica James Brown esplora il mondo del soul, farcendo il tutto con i consueti gridolini e mossette che ne hanno consacrato il mito di icona rock. Disco imperdibile anche per chi non ama il genere. Vedi: : Please, Please, Please/You've Got the Power/I Found Someone


Al prossimo mese con Ten Years After...


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