Jeff Buckley full of Grace - Dio del Mese

« Uno dei più grandi compositori del decennio »
Bob Dylan anni '90

«...qui nessuno ti dimentica Jeff! Stacci bbbbene!»
29 maggio 2013. Twitt da @Musicanidi

di RSK

Jeff Scott Buckley da Anaheim, Orange County, California, figlio di cotanto padre, luminosa e raggiante stella cometa che guida i viandanti nel difficile, misterioso e doloroso cammino della vita. Il destino ha voluto regalarci un debutto folgorante pieno di grazia, arte e bellezza. Il destino ce l'ha strappato via nel pieno dello splendore. 
Per chi come me ha amato e apprezzato la sua arte attraverso il suo primo, incredibile, fantastico disco Grace, quel 29 maggio 1997 verrà sempre ricordato come un maledetto giorno. Postumo e incompiuto  Sketches for My Sweetheart the Drunk, il secondo disco ufficiale di Jeff Buckley, conferma e rafforza l'idea del poeta romantico all'inizio di una carriera che si annunciava strepitosa.

L'impressione che si ha ascoltando Jeff e' che, a differenza di tanti altri figli d'arte, non abbia mai vissuto il peso del padre Tim come un macigno o una montagna insormontabile, un'immagine troppo ingombrante.
Ha voluto invece raccoglierne il testimone e ricominciare laddove il cammino intrapreso dal primo si era tragicamente interrotto. 
Sia ben chiaro: nessuna scimmiottatura, nessun tentativo di emulazione ma al contrario la dimostrazione che i geni e l'anima del primo sono saltati dentro il secondo facendone un'artista puro e unico, comunque diverso.
Nel debutto di Jeff, datato 23 agosto 1994, c'e' un continuo riferimento al rock classico, soprattutto ai Led Zeppelin e Jimi Hendrix, ma piu' di ogni altra cosa c'e' l'interpretazione di una voce assolutamente unica, questa la gran differenza con il padre, e virtuosa come ben si può notare fin dalle primissime note di Grace, la titletrack del disco.
Come non innamorarsi al primo istante di questa voce, di questo disco dei suoi pezzi inediti, 7, e delle 3 covers tra cui spicca un'interpretazione sublime dell'Hallelujah di Leonard Cohen il nostro primissimo Dio del Mese?

Lontano anni luce dalle paranoie del grunge, che in quegli anni stava gia' tramontando, Grace risulta piuttosto un inno romantico alla vita e alla bellezza. Entrare in questo disco per non uscirne piu', farsi trascinare e catturare da Last Goodbye e dalla successiva Lilac Wine, una delle cover, fino ad arrivare alla bellissima Eternal Life e poi alla fine di Dream Brother scoprire che non si può fare a meno di ricominciare un'altra volta come a voler allontanare per un altro po' quel tragico destino (So Real) che ha voluto che un giorno di fine maggio le acque del fiume Mississippi risucchiassero nel suo vortice il corpo di Jeff Buckley.

Ma non la sua anima, la sua anima e' tutta dentro questo fondamentale capolavoro...full of grace!



Discografia consigliata:
STUDIO
Grace - 1994
 Sketches for My Sweetheart the Drunk - 1998

LIVE
Mystery White Boy - 2000
Live a l'Olympia - 2001

DOCUMENTARIO
Everybody Here Wants You - 2009 (BBC)


5 commenti:

  1. Proprio ieri pensavo a Jeff e a quanto è bello "Grace". Oggi me lo ritrovo Dio del Mese.

    Musicanidi materializza i sogni e le idee.

    Complimenti

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  2. A differenza del padre (grandissimo) autore, Jeff era un grandissimo interprete. Per info, chiedere a Gary Lucas.

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  3. Ugola d'oro...non so se preferire lui o il suo vecio.
    Ciao veci

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  4. Due artisti diversi, Tim Buckley forse e' piu' grande per la quantità di musica che ha lasciato...effettivamente meriterebbe un altro Dio del Mese!

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