Benvenuti a Ten Second After

Salve. L'idea di questa nuova rubrica e' semplice. Proporvi 3 o 4 dischi recentissimi appena usciti,nella fattispecie tra l'11 e il 18 di marzo, ascoltati di getto e recensiti a "pelle" senza approfondimento ulteriore. Senza la riflessione data dall'ascolto ripetuto a volte all'infinito come nel caso di Ten Years After dove i dischi invece sono stati ascoltati, ruminati e digeriti molto tempo prima. Mi scuso fin d'ora perciò se quanto riportato di seguito potrà sembrarvi errato, eccessivo, inesatto o superficiale. L'unica regola, infatti e' fare recensioni con lo stomaco e anche, e ci mancherebbe altro, con le orecchie. Qualsiasi refuso, denuncia o insulto va spedito tramite posta elettronica al seguente indirizzo musicanidi@gmail.com oppure su twitter @musicanidi ovviamente alla cortese attenzione di Maurisio Seimani. Io infatti sono solo un umile scrivente alla corte di Re Maurisio.

di RSK



THE NEXT DAY - di una Duca Bianco

Facciamo finta di non aver visto la copertina di questo disco, facciamo finta di non sapere niente dell'artista in questione, insomma cerchiamo di dimenticarci che sono ormai passati 10 anni dall'ultima fatica del Duca. Ecco! Fatto!
Diciamo subito che The Next Day non e' un capolavoro ne' un disco di cui si sentiva la mancanza, diciamo anche pero' che rispetto alle attese al dire vero un po' mosce del singolo Where Are We Now?, gia' ascoltato su queste blog qualche settimana fa, si tratta di un lavoro interessante e che presenta spunti notevoli dal punto di vista musicale. Notevoli e retro' ma di un retro' per niente malinconico. Senza sapere che stiamo parlando di David Bowie, potremmo a stento riconoscerne la fantastica vocalità nelle pieghe di almeno i due terzi del lavoro, laddove aleggia, mi pare, il fantasma di George Harrison (Valentine's Day) e si riconoscono echi dell'elettronica prodigiosa degli anni '90 – '00 (If You Can See Me) o i bassi baritonali di un Nick Cave al top, in uno dei pezzi migliori (Dirty Boys). Che dire poi di tutte quelle strizzatine d'occhio al rock anni '70? Il disco scivola via senza intoppi e si arriva alla fine con un'altra ballata ma questa volta di gran livello (You Feel so lonely You Cold Die) e con la sensazione di avere tra le mani un ottimo prodotto ma abbastanza di mestiere senza che la scintilla scocchi più di tre o quattro volte. disco completo

THE INVISIBLE WAY - di quelli che Duluth


Duluth...Duluth! Ah, cazzo...Bob Dylan e' di Duluth!
Dev'essere l'unica cosa che hanno in comune i Low con Robert Zimmermann, per il resto mi ricordavo bene dei Low per averli visti centomila anni fa ad un concerto, credo a Monza, come supporto dei Radiohead. Non se li cagava nessuno, si sa i fans sfegatati sono dei pessimi intenditori di musica e invece in quel caso, fecero male perché il gruppo propose come di consueto un ottimo show caratterizzato da atmosfere rarefatte e minimaliste tipiche da nerds sfigati, quali volevano apparire. Con mio sommo stupore mi ritrovo a distanza di anni luce ad ascoltare questo gruppo, devo dire, più in forma che mai! A parte tutto ciò che mi ricordavo di loro mi sembra di notare, nella loro nuova ultima fatica una certa freschezza e solarità che, a tratti, li fa avvicinare a certe ritmiche...country? folk? a meta' strada tra degli Wilco in paranoia e un Chris Isaak che si sia appena reso conto di aver finito la scorta di brillantina. Disco bello davvero sapientemente bilanciato dal doppio apporto vocale. album trailer .

OLD SOCK - della Gallina Vecchia


Eric! Ma come cazzo stai? Cioe' no, dico, ma ti sei visto allo specchio? Che cazzo ci fai con quella faccia da vecchietto arrapato in vacanza ai Caraibi? Inutile chiederselo, non credo abbia voglia di rispondermi, meglio invece cassare la copertina di questo disco come un tentativo di suicidio e ascoltare il buon vecchio slowhand all'opera...
L'opera ancora una volta vale “il prezzo del biglietto” anche se pecca un po' di lucidita' nella stesura della scaletta del disco. Risulta troppo sclerotico infatti passare dal reggae a Gershwin da Leadbilly a Taj Mahal nel giro di 25 minuti, ma tant'e' lui e' Dio e puo' fare quasi quello che gli pare. Due gli inediti: la classicona Gotta get over e la bellissima reggaeggiante Every little thing.
Disco piacevole soprattutto quando il nostro imbraccia la chitarra e dimostra che la classe non e' acqua e che come il buon vino, migliora invecchiando...

MALA - di un fan di Matteo Salvatore



C'e' stato un momento in cui anch'io mi sono accodato alla moda imperante di sostenere feticisticamente questo musicista statunitense che canta cool, pensa cool, scrive cool, si pettina cool ed e' quindi a tutti gli effetti da considerarsi un cool... poi, sinceramente, mi sono anche un po' rotto i maroni. Era sempre in mezzo alle scatole. Tra il 2002 ed il 2005 ha sfornato ben 6 dischi oltre a collaborazioni infinite e trasversali da buon artista cool che canta, suona, recita, dipinge e chissa' quant'altro. Devo dire pero' che erano alcuni anni che non si faceva vivo ecco perche', spinto dalla curiosita' di rincontrarlo e di, diciamoci la verita', stroncarlo con una recensione velenosissima, ho affrontato a cuor leggero l'ascolto di Malo, pardon Mala...
Ammetto che per i primi 27 minuti me ne sono rimasto tranquillo ascoltando il solito vecchio caro Devendra strimpellare e sussurrare al vento le sue poesie cool con un tocco di elettronica qua e la' e un leggero retrogusto a Vincent Gallo, quel gran genio di Vincent Gallo; il problema arriva pero' con Mi Negrita. Da li' in poi infatti, se il disco si era mantenuto su binari accettabili, comincia il delirio: una ballata latina di una pochezza disarmante a cui segue un pezzo disco, cioe' da discoteca!!! e poi di nuovo i sussurri e i mugugni tra un cazzeggio chitarristico e l'altro, fino a cadere in un sonno profondissimo prima di risvegliarmi con la testa sulla tastiera e la bava alla bocca. Insomma ragazzi, saro' vecchio o saro' stronzo pero' questa ennesima ciofeca del buon vecchio Devendra Banhart convince Zero!


Video tratto dall'ultima fatica dei Low, il singolo s'intitola Just Make It Stop

11 commenti:

  1. Recensionis de panza, recensionis de sustanzia.

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  2. Sarebbe bello che questi dischi fossero ri-recensiti a distanza di qualche ascolto ! I voti non potrebbero far altro che risalire (nel 99% dei casi).

    Come dice Caius Bonus, "tempus magister est".

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  3. "Where Are We Now ?" è un bellissimo singolo. Di moscio, c'è solo l'uccello di Seimani (o quel che gli rimane).

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    1. Bellissimo? ma no dai siamo seri e' di una palla mortale, solo perche' la copertina dice David Bowie se no non te lo filavi nemmeno!

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    2. Comunque in generale il mio giudizio complessivo e' di un buon disco, ci mancherebbe e cresce con gli ascolti. E se non fosse di David Bowie sarebbe un ottimo disco...

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  4. Seimani, sei l'anello di congiunzione tra le turbe intestinali e la diarrea cronica.

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  5. Chi è il sarto in copertina ?

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  6. SEIMANI, togli subito la mia foto dal tuo blog di merda ! Mi stai rovinando la reputazione.

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