Il Jazz di Gabor Szabo - Colpo di fulmine


...nemo propheta in patria sua...

(dai Vangeli:
Matteo 13,57
Marco 6,4
Luca 4,24
Giovanni 4,44)

Gábor Szabó - Jazz Raga di TommyThecaT


Jazz, finalmente ! Da qualche parte si doveva pur iniziare. Vogliamo essere alternativi, non inizieremo subito con i pezzi da novanta statunitensi. Troppo comodo, troppo facile o forse, sotto sotto, nascondiamo un certo timore reverenziale di fronte a figure talmente grandi e importanti del XX secolo musicale da far impallidire anche il più ficcante critico ? Partiremo dall’Ungheria alla ricerca di un chitarrista gitano che è riuscito, durante tutta la sua carriera, a fondere nella sua nobile arte molti stili e influenze, dal jazz alla musica tradizionale ungherese, dalla musica orientale/indiana a quella più spiccatamente pop: Gábor Szabó. Nato a Budapest nel ’36, a vent’anni si trasferisce negli USA a studiare e ad approfondire il suo amato jazz. Da metà anni ’60 fino alla sua morte nel 1983, inciderà tantissimi album tra i quali spiccherà il folgorante “Jazz Raga”, pubblicato nel 1966 dall’etichetta Impulse! Records. Già il titolo va a chiarire la tematica di fondo dell’intero album: fondere le sensibilità del raga (che nella musica classica indiana indica particolari strutture melodiche basate su un certo numero di scale musicali) con l’attitudine chitarristica jazz. Le dita di Gabor si muovono con estrema leggerezza sulle sei corde, passando tranquillamente da “standard jazz” come “Summertime” di George Gershwin e “Caravan” di Duke Ellington a pezzi fantasiosi e visionari scritti dallo stesso Szabo. Da segnalare una geniale cover di “Paint It Black” dei Rolling Stone, pizzicata e delicata, assolutamente da conoscere e da apprezzare.
Negli undici pezzi dell’album i rimandi all’amata India sono molti forti sia nei titoli (“Search For Nirvana”, “Ravi”, “Krishna”, “Raga Doll”, “Mizrab”) che nella musica dove alla chitarra Gábor sovraincide il sitar in nove degli undici pezzi, regalando un’atmosfera spesso esotica, a tratti acida e misteriosa. Un crossover creativo di altissima qualità e certosina perfezione. Ad accompagnare il nostro ci saranno Bernard Purdie per le sezioni ritmiche, Jack Gregg e Bob Bushnell che si alternano al basso.
Poco conosciuto nel panorama jazz internazionale e mai completamente apprezzato dalla sua Ungheria, Gábor Szabó rappresenta un’icona della jazz-guitar, un’artista molto originale e creativo, molto sensibile e stravagante. Un innovatore che non fu mai completamente riconosciuto tale dalle icone sacre del jazz statunitense, un personaggio fuori dagli schemi che ha saputo tirar fuori il meglio dalla miscellanea di generi e stili a cui si è avvicinato.
Un grande che non ricevette onori nelle sua terra e nemmeno oltreoceano. Uno zingaro, con la chitarra a spalle, d'origine e di fatto. Uno zingaro a cui ognuno dovrebbe, non offrire la sua mano, ma le sue orecchie e la sua anima. Perchè la musica di Gábor Szabó tocca, come le sue mani, delle corde che molti non sanno neanche di possedere.

Chapeau.

P.s. Video: Ravi
      (scritta e interpretata da Gábor Szabó)

6 commenti:

  1. Grandi, ricordarsi di un discone simile non è da tutti.

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  2. Ciao raga, tutto regu ?

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  3. Why the nightflight ?

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  4. e' il titolo di uno dei suoi dischi, solo per questo...

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  5. SEIMANI, le tue merdose dita ti servono solo per grattarti il culo.

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  6. Caro Maurisio: non so perche' ma da un po' di tempo a questa parte quando vedo un cavallo mi viene in mente lo stalliere di hardcore, questa cosa mi sconvolge talmente tanto che come colto da raptus vado in cerca del mio passaporto faccio le valigie e telefono all'aeroporto per prenotare un biglietto di sola andata per il primo volo internazionale disponibile...poi sopraggiunge il raziocinio e mi tranquilizzo sprofondando in un sonno ristoratore. Spesso sogno, nel sogno un branco di cavalli bianchi corre nella prateria verde e infinita fino a perdita d'occhio e tutto e' in perfetto equilibrio, e il naufragar m'e' dolce...secondo te cosa posso fare?

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