Reggae Tales: Horace Andy

Immortal skylarkings
di Sir Old John Pajama

In una precedente puntata di Reggae Tales raccontammo di come tre ragazzi di nome Bob Marley, Peter Tosh e Bunny Wailer, saltati a bordo dell'astronave di un ardito produttore di nome Lee Scratch Perry, se ne fossero andati a zonzo per una sorta di deviato futuro, dando a vita a sessions infuocate, sfociate in due album che più tardi si sarebbero rivelati pietre miliari di quel reggae di protesta, che, solo anni dopo, avrebbe sfondato a livello mondiale: African Herbsman e Soul Rebels .(Si legga a tal proposito: Reggae Tales: Una rover nuova fiammante).


Bene. Ritorniamo ora per un'attimo a quote più normali. All'inizio degli anni 70, per i maggiori produttori musicali dell'isola, un'operazione di quel genere restava ancora una sorta di curiosa follia, un prodotto di un pianeta lontano e completamente scollegato da quella che era la reale scena musicale dell'epoca. I pezzi che dominavano le dancehall erano infatti quelli che facevano ballare la gente trattando di frivole storielle d'amore, e che restavano completamente indifferenti a temi quali la lotta di classe o, peggio ancora, il rastafarianesimo.
Eppure, timidi tentativi di introdurre queste tematiche nella propria proposta discografica non erano del tutto assenti. Lo stesso Coxsone Dodd, quello che aveva semi-cestinato Satta Massagana perchè pezzo troppo strano per i tempi (si legga Reggae Tales: La città e la metropoli) stava cercando l'artista giusto per importare gradualmente queste nuove tendenze nella sua etichetta Studio One. Dodd, a differenza d' altri suoi colleghi, non aveva alcun pregiudizio verso i rasta, per i quali provava anzi una certa simpatia.
"Allo Studio One rispettavano molto il rasta. Gli altri studi affermati, Duke Reid, Byron Lee, non avevano tempo da perdere con il rastafari, invece il signor Dodd non era rasta però...lo capiva!"

Sono parole di Horace Andy, proprio l'artista che Dodd scelse per muovere i primi passi nell'ambito della canzone di protesta. Cresciuto nella sua scuderia discografica, e già distintosi per alcune canzoni d'amore che si poggiavano su una voce non comune, esaltata ancor di più da un uso non convenzionale del falsetto, Andy era però anche membro della Ehiopian Federation, spesso frequentata da gente come i Wailers. Fu a lui che Coxsone diede fiducia per dare il via al nuovo corso.
In punta di piedi, e senza rinunciare a quel falsetto che ne sarebbe diventato sempre più, negli anni a venire, una delle sue caratteristiche distintive, Andy cominciò ad alternare alle sue canzoni d'amore altri pezzi come Natty dread a weh she wants (Un rasta è quello che lei vuole), o Skylarking, dove alle storie d'amore s'andava furbescamente a sovrapporre l'estetica cara al popolo coi dreadlocks. Non capiti proprio da tutti, ma apprezzati da molti, questi pezzi ottennero comunque un discreto successo, imponendo Horace Andy come uno degli artisti più popolari della musica giamaicana di quel periodo ed insinuando piano piano il rasta anche nella musica più commerciale dell'isola.

Il resto è storia nota, credo. Quasi completamente dimenticato negli anni a seguire, il nome di Horace Andy tornò alla ribalta delle cronache allorchè un gruppo di ragazzi di nome Massive Attack lo chiamò per cantare alcuni pezzi sul loro primo disco Blue Lines, del 1991. Ne scaturirà un proficuo sodalizio che continuerà fino all'ultimo Heligoland. La sua inconfondibile voce sosterrà pezzi già di per se ispiratissimi come Five man army, Hymn of the big wheel, Spying glass, Angel, Splitting the atom... solo per citarne alcune.

Venendo ai nostri giorni, invece, è di recentissima pubblicazione la raccolta Horace Andy - Broken Beats, dove il nostro ripropone i suoi migliori classici degli anni 70 con il suo gusto d'oggi. Un disco nel quale l'influenza delle recenti esperienze con i Massive Attack si fa ovviamente sentire, contribuendo a rinfrescare e riattualizzare quelle stesse canzoni che un tempo fecero ballare tutta la giamaica più tradizionalista, strizzando però l'occhio a un futuro che sarebbe stato invece straripante di dreadlocks.
Un futuro che avrebbe poi ispirato orde d'artisti fino ai giorni nostri. Artisti come i Massive Attack, per esempio...
E, come si suol dire, qui si chiude il cerchio. Enjoy!

4 commenti:

  1. oh ma che cazzo succede? vi hanno mangiato la lingua?

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  2. CS MUSICA: ELEZIONI SIAE: GLI EREDI DI LUCIO BATTISTI CON GLI INDIPENDENTI DELLA LISTA LA SIAE E’ DI TUTTI PER LE ELEZIONI DEL 1° MARZO


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    La Lista “La SIAE è di tutti” raggruppa molte delle forze che hanno lavorato negli ultimi anni alla creazione di un circuito per la Musica indipendente e per una Siae più equa, grazie a sigle come AudioCoop e Acep, nomi come Giordano Sangiorgi, Alessandro Angrisano, Enrico Capuano, Roby Bonizzoni, Luca Fornari, Roberto Pietrangeli, Gennaro De Rosa, Gennaro Pasquariello, Massimo Villata, Fabrizio Brocchieri, Roberto Tagliata, Giampiero Bigazzi, Victor Solaris, Danilo Grossi e molti altri autori ed editori.
    Li ringraziamo il sostegno che fa loro onore e per il voto che ci daranno il prossimo venerdì 1° marzo alle Elezioni Siae a Roma!
    Leggi qui tutto il programma e i candidati di La Siae e’ di Tutti: http://www.assoacep.com

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