Bufalo Bill: Francesco De Gregori - Meid In Italy

BUFALO BILL
di TommyThecaT
…infatti arriva Babbo Natale,
carico di ferro e carbone,
il figlio del figlio dei fiori lo uccide
 con un coltello e con un bastone...


Vorrei immediatamente sgrombrare il campo da qualsiasi equivoco: “Bufalo Bill” (1976 A.D.), secondo me, non è il capolavoro di Francesco De Gregori. 


Ma non me ne frega niente perché il post s’incastona alla perfezione nel nostro immaginario calendario decembrino. Siamo a metà anni ’70, tempi duri e di lotta, quando De Gregori dà alla luce un nuovo album dopo il clamoroso successo di “Rimmel” (1975 A.D.). Il cambio di registro è netto: le vendite e i primi posti in classifica convincono il cantautore romano, contro qualsiasi evidente ragione, a sviluppare una serie di canzoni meno immediate e “commerciali”, più elaborate nei testi e più scarne a livello strumentale. Al suo amato pianoforte affiancherà una semplicissima chitarra, pochi sprazzi di batteria e nient’altro che poesia.
E’ sui testi che bisogna porre attenzione, è sui versi metaforici e fortemente simbolici che l’ascoltatore rischia di abbandonare il flebile tessuto sonoro, a cavallo tra folk e “piano-bar”, per cercare di entrare nell’ermetica mente dell’autore. Nelle dieci perle si districano due grandi tematiche di fondo che vanno spesso a intrecciarsi: l’America (o la frontiera o il nuovo mondo, come preferite) e la mitologia giovanile. Già nella copertina che in un primo momento dove essere una litografia di Buffalo Bill di Otto Dix, De Gregori sembra dare una risposta secca a chi gli domanda “che cos’è per te l’America ?”: una cow-girl da calendario con una pistola fumante e due belle tette in primo piano. Il mito americano viene distorto, ridotto a una finta bellezza da appandere sui muri.


…se avessi potuto scegliere fra la vita e la morte,
fra la vita e la morte,
avrei scelto l'America…

William Frederick Cody (1846-1917), in arte Bufalo Bill, è il simbolo dell’avventura, dell’uomo soldato, cacciatore di bisonti e d’indiani, artista di punta del circo Barnum che girò l’Europa portando in scena lo spettacolo del “Wild West Show”. Gli Stati Uniti visti come terra delle opportunità, nel bene e nel male, dello show business, dell’accumulo capitalista. E agli Stati Uniti si ricollega “Ninetto e la Colonia” e “Disastro Aereo sul Canale di Sicilia” dove l’attualità e la politica prendono il sopravvento nella figura del giovane militare di stanza a Verona, pilota dell’aereo schiantatosi al largo delle coste tunisine (…risulta peraltro evidente / anche nel clima della distensione / che un eventuale attacco ai Paesi Arabi / vede l'Italia in prima posizione…).
...conoscete per caso una ragazza di Roma
la cui faccia ricorda il crollo di una diga?

L’amore viene colto appena di striscio nella meravigliosa “Atlantide”: un amore triste, solitario, frutto di un tradimento che ha portato la coppia ad allontanarsi, che ha portato l’uomo nell’assolata California in attesa di una pioggia salvifica e purificatrice che non arriverà mai.

...alle spalle un'infanzia igienicamente perfetta,
morbillo, tristezza e nessun'altra malattia…

Dalla mitologia giovanile nascono canzoni come “Giovane Esploratore Tobia” (un ironico ritratto della figura dello scout, bambino triste e preciso sotto qualsiasi aspetto), “L’Uccisione di Babbo Natale” (fiaba crudele, anti-borghese e lisergica, nel vero senso della parola, in cui due proletari strafatti uccidono Babbo Natale prima di rinsavire e ritornare a casa dai genitori). A chiudere alla perfezione l’album, vengono registrate Ipercarmela (storia di una coppia di operai emigranti meridionali), “Festival” sul tragico suicidio di Luigi Tenco a Sanremo (…chi ha ucciso quel giovane angelo che girava senza spada ?...), la delicatissima Santa Lucia, dedicata a tutti quelli che non vedono, per Lucio Dalla la migliore canzone scritta dall’amico Francesco.
Album storico, molto difficile da assimilare a livello concettuale, da ascoltare e riascoltare con attenzione per entrare nelle rughe cerebrali dell’artista. Album per menti contorte, aperte all’immaginazione, assolutamente da evitare per chi è alla ricerca di facili risposte, di verità evidenti.
Disco poetico dove l’aggettivo non viene sprecato a caso. Poesia che diventa musica o, se vi suona meglio, musica che diventa poesia.
P.s.
“Ninetto e la Colonia” è il gioiello più luccicante dell’intero album soprattutto grazie alla tensione ritmica che accompagna un testo molto enigmatico e carico di mistero. Ninetto è un povero ragazzo del centroamerica che vede il mondo delle sue piantagioni sparire, fagocitato da qualche grande corporation USA grazie anche al supporto della forza degli apparati (para)militari. La canzone è il lato oscuro del nuovo mondo, una delle tante brutte pagine che sarebbe stato meglio non fossero mai state scritte.



La notte si annunciava chiara,
la sera era serena,
la gente nel cinema assisteva seria
al magico "Quattro per quattro"
del circo di Brema.
Nel cielo all'improvviso si aprì un lampo,
la pellicola di colpo si spezzò
e apparve all'improvviso sullo schermo
un pellegrino vestito di Schifon.
E il silenzio piombò come un veleno
e tutti cominciarono a pregare,
levato il piccolo Ninetto scemo
che continuò a giocare.
Con una mano dentro ai pantaloni
e un piede leggermente sollevato
urlò nel cinema la sua domanda:
"Chi è che ti ha mandato?".
E il pellegrino si guardò le unghie e disse:
"Così sia, facciamo presto,
chi mi manda non parla questa lingua
e non importa che sappiate il resto.
È troppo tempo che cammino,
vengo dalla montagna e vado al mare,
è troppo tempo che cammino
e questa sera mi vorrei fermare".
E tre angeli nella notte,
con le catene sotto il giaccone,
facevano la guardia al ministero
come rondini sul balcone.
E nella notte, alle loro spalle,
le loro voci diventavano fumo.
Qualcuno cominciava ad aver paura,
ma non parlava nessuno.
E sotto un fondale di stelle
gli impiegati della compagnia rubarono
tutta la frutta dagli alberi e la portarono via.

14 commenti:

  1. Ninetto gran segaiolo...

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  2. E mentre le lancette camminano
    i due si dividono il fungo
    e intanto mangiando ingannano il tempo
    ma non dovranno ingannarlo a lungo.

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  3. Il singolo degli Eels è molto rockettaro, il video fa veramente Seimani (ci siamo capiti)...

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  4. A uso e consumo del Direttore S, si segnalano in uscita:

    Horace Andy - Say Who (è un the best, per un reggaettaro come te)
    Mogwai - A Wrenched Virile Lore (remix e reinterpretazioni dell'ultimo album)
    Memory Tapes - Grace/Confusion (il loro primo albumSeek Magic era magnifico)
    El Perro Del Mare - Pale Fire (el perro es siempre el perro...intiendi cabron??)

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  5. A quando "L'Uccisione di Seimani" ?

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  6. A baita, Monti, a baita...

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    1. si brao a baita monti, andiamo avanti per tornare indietro. ma vaffanculo...bruno vespa del cazzo!

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    2. 'zo vuoi...

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  7. A baita, Monti, a baita...

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    1. si brao a baita monti, andiamo avanti per tornare indietro. ma vaffanculo...bruno vespa del cazzo!

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    2. 'ga vuoi...leggasi "figa vuoi" ?

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  8. Dedicata a tutti quelli che...odiano Seimani:

    ATLANTIDE (F. De Gregori)

    Lui adesso vive ad Atlantide
    con un cappello pieno di ricordi
    ha la faccia di uno che ha capito
    e anche un principio di tristezza in fondo all'anima
    nasconde sotto il letto barattoli di birra disperata
    e a volte ritiene di essere un eroe

    Lui adesso vive in California
    da 7 anni sotto una veranda ad aspettare le nuvole
    è diventato un grosso suonatore di chitarre
    e stravede per una donna chiamata Lisa
    quando le dice tu sei quella con cui vivere
    gli si forma una ruga sulla guancia sinistra

    Lui adesso vive nel terzo raggio
    dove ha imparato a non fare più domande del tipo
    conoscete per caso una ragazza di Roma
    la cui faccia ricorda il crollo di una diga?
    io la incontrai un giorno ed imparai il suo nome
    ma mi portò lontano il vizio dell'amore

    E così pensava l'uomo di passaggio
    mentre volava alto sul cielo di Napoli
    rubatele pure i soldi rubatele anche i ricordi
    ma lasciatele sempre la sua dolce curiosità
    ditele che l'ho perduta quando l'ho capita
    ditele che la perdono per averla tradita.

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  9. Ad Atlantide spediteci Seimani

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  10. No se dice bufalo, se dice bisonte.

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