Sex Pistols, l'AntiDio!

di Johnny Clash

Un caso? No, non è un caso che questo mese, nell'anno del Signore 2016, il nostro Dio siano i Sex Pistols. Era infatti un qualsiasi 26 Novembre di 40 anni fa quello che vide comparire sugli scaffali di tutti i negozi di dischi del Regno Unito il loro esordio, e cioè un 45 giri intitolato Anarchy in the UK.

Niente di così esplosivo in verità, il pezzo vendette circa 55 mila copie e raggiunse "solo" la posizione n.38 nelle classifiche di vendita inglesi, ma Anarchy si rivelò col senno di poi un biglietto da visita così efficace da potersi quasi paragonare ad una premonizione. Praticamente come se qualcuno prima di darti una sberla ti si parasse di fronte e ti dicesse guardandoti dritto negli occhi: "Preparati, perchè sto per tirarti un ceffone."

Non lo inventarono loro il punk. Il termine arrivava dagli Stati Uniti, da quelle serie TV degli anni 60 che spesso si concludevano con uno sbirro alla Marlowe che ammanettando il furfante di turno lo liquidava con un "You, dirty punk!". Prima del 1976 la critica musicale americana aveva usato quel termine per riferirsi alle proposte musicali più disparate: il garage rock anni 60 di gruppi come The Sonics o The Seeds, la psichedelia più rozza e cupa di altri gruppi della stessa decade, fino a definire in tal modo la Patti Smith di Horses o il Bruce Springsteen di Born to run. A fronte di quanto avverrà solo l'anno successivo all'uscita di questi due album, si può però pacificamente sostenere che a gettare le sementi del punk, come oggi lo conosciamo, furono senz'altro gli Stooges di Iggy Pop, il cui piglio anticipò ed influenzò quella scena newyorkese  sviluppatasi attorno al minuscolo locale CBGB di Manahattan, che avrebbe prodotto tra gli altri i Ramones, ad oggi considerati il primo gruppo punk propriamente detto.

Erano tempi in cui le tendenze evolvevano con grande rapidità. Come detto il 26 novembre 1976 Anarchy in the UK vedeva la sua pubblicazione. L'estate di quello stesso anno proprio i Ramones si erano esibiti a Londra folgorando un pubblico che contava tra le sue fila anche ragazzacci che di lì a poco tutti avrebbero conosciuto come Sex Pistols e The Clash. Solo cinque mesi più tardi ai primi sarebbe bastato infatti un solo minuto di spazio su un'emittente regionale, la Thames Television, per cambiare per sempre la storia del rock e del costume in generale. Tra un "merda" sparato a mezzabocca da Johnny Rotten e vari sboccati insulti lanciati all'indirizzo del conduttore Bill Grundy da parte di Steve Jones, nessuno in Inghilterra avrebbe più frainteso che si intendesse quando qualcuno utilizzava il termine punk. Della rissa verbale parlarono scioccati i più grandi rotocalchi nazionali, Grundy vide chiudere in men che non si dica la sua trasmissione e qualsiasi ulteriore sbocco per la sua carriera artistica.

John "Johnny Rotten" Lyndon, Steve Jones, Paul Cook, Glen Matlock e poi Johnny Simon Ritchie, al secolo Sid Vicious. Dietro di loro la feroce inquietudine creativa dell'ex manager dei New York Dolls, nonchè proprietario del mitico negozio di abiti SEX al 430 di King's Road, Malcom McLaren. Tra provocazioni, risse, denti cariati, vomitate, borchie, sputi, creste, sguaiate sferragliate chitarristiche, raglianti ululati e chi più ne ha più ne metta, basteranno loro solo tre anni ed un unico album all'attivo (Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols del 1977)  per stravolgere per sempre la cultura rock e lasciarla letteralmente sottosopra. S'è scritto sopra: non lo inventarono loro il punk. Viene in fondo da chiedersi se sia vero, perchè nella sostanza ne inventarono la quintessenza. Di più: nessuno fu mai così punk prima di loro, nessuno riuscì più ad esserlo così profondamente dopo. Se intendiamo per punk questa strana roba che erano i Sex Pistols, allora forse ci potremmo ritrovare sbigottiti nel fulcro di una conclusione estrema (che caso eh?): il vero punk sono sempre stati solo loro.
God save the Queen e Amen.

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