Ten Years After: Nina Nastasia, Smog, Litfiba, John Mellencamp, John Coltrane

di RSK

Quando, come un coperchio, il cielo pesa greve
schiaccia l'anima che geme nel suo eterno tedio,
e stringendo in un unico cerchio l'orizzonte
fa del dì una tristezza più nera della notte...
Charles Baudelaire

NINA NASTASIA - On Leaving (2006)


Nina Nastasia è di Hollywood o meglio di New York, ma la sua musica non è di nessuna parte. La sua musica è senza tempo, senza luogo. On Leaving è il suo quarto album e fin dall'esordio Dogs è chiaro che ci troviamo di fronte a una pietra preziosa, unica, di quelle che non vogliono farsi trovare né sono disposte ad essere incastonate da qualche parte, magari un anello o una collana o peggio essere vendute all'asta. Nina Nastasia è una cantautrice, a volte usa il folk o il country o quell'etereo pop sussurrato (da cameretta si diceva un tempo) che tanto successo aveva avuto sul finire del secolo; ma la sua forza è la sua voce. Una voce melodiosa, leggera mai invadente, mai estetica; piuttosto, estatica. Le sue canzoni sono piccoli ricami quasi sempre per sola chitarra acustica a volte accompagnate da un piano classico. Nina Nastasia canta e suona la tristezza, può essere, ma lo fa con una delicatezza e un tocco ammaliante. Ascoltandola, così dolce, la tristezza, la malinconia e la noia scompaiono. Provare per credere.




(SMOG) - The Doctor Came at Down (1996)

Su questo blog fatto da cani c'è chi sarebbe pronto a tagliarsi i capelli che non ha per assistere a un concerto di Bill Callahan, per potergli parlare, poterlo toccare o magari solo incrociare il suo sguardo. Amato e adorato da sempre, fin dai tempi in cui, il cantautore di Silver Spring si celava sotto le fantomatiche vesti di un gruppo di nome Smog o forse era (Smog). Con o senza la parentesi, sta di fatto che non stiamo mica parlando di un secolo fa! Eh si, perché l'ultimo disco sotto mentite spoglie risale al 2005 mentre la carriera "solista" comincia nel 2007. Cosi è se vi pare, sta di fatto che questo disco è del 1996. Siamo in pieno, pienissimo lo-fi per il cantautore del pessimismo cosmico dalla voce cupa e stralunata e dai ritmi rallentatissimi, solo per caso elettrici. The Doctor già dalla copertina si presenta come uno svarione allucinante, nel dormiveglia o nel limbo di un purgatorio incerto. Musica per molti buongustai ma non per tutti che trascina o niente, che chiede coinvolgimento e non si fa ascoltare come sottofondo. Sarebbe troppo, sarebbe una mancanza di rispetto e poi TommyThecaT chi lo sente?


LITFIBA - 17 Re (1986)
L'energia corre via 
l'energia si trasformerà
 
Come degli Dei, nel 1986, i Litfiba, poco più che ventenni, pubblicano quello che ad oggi viene considerato come il loro capolavoro. 17 Re è un doppio album, figlio del suo tempo, della new wave imperante e della rivisitazione del genere attraverso commistioni "latine" e "arabe". Ebbene si! Prima ancora della musica, arriva l'immagine: se vi prendeste la briga, ve lo consiglio, di cercare dei video dell'epoca della band, vedreste un gruppo di ragazzi che mostrano ben più della loro età, dritti sulle spalle, quasi altezzosi sicuramente incazzati. Non indiavolati né lontanamente assimilabili all'immaginario classico di rockettari come ahi noi ancora oggi li conosciamo, no. Lontani dai riflettori e dalla cultura pop i Litfiba sfornano una dietro l'altra 16 gemme tra cui alcuni inni assoluti della musica rock italiana: Resta, Apapaia, Come un Dio, Gira nel Mio Cerchio; e un discreto numero di ballate indimenticabili: Univers, Pierrot e La Luna, Vendetta, Sulla Terra su tutte. Spicca la voce potente e ferma ma per nulla sguaiata o ammiccante di un Piero che scrive liriche potentissime, sotto acido, a volte al limite del non sense, immaginiamo per motivi di licenza poetica; le tastiere di un mai così importante Aiazzi, le chitarre rock, scevre di inutili virtuosismi pseudo hard rock, di Ghigo e ovviamente il basso di Gianni Maroccolo, 90 minuti di applausi. Completano il gruppo Ringo De Palma e Francesco Magnelli. La perentesi migliore di un gruppo che ha fatto storia, peccato abbiano voluto rincorrere altri suoni forse troppo precocemente cambiando, già con il successivo Litfiba 3 ma soprattutto con il pluripremiato El Diablo, decisamente registro. Ma questa è un'altra storia...



JOHN MELLENCAMP - Chestnut Street Incident (1976)

Ok. Non un disco vero e proprio sicuramente non il disco che ha reso mondialmente celebre John Mellencamp, all'epoca ancora Cougar, ma più semplicemente il suo disco d'esordio. Ancora fanciullo trasferitosi a New York il cantautore originario dell'Indiana mette nero su bianco la sua idea di musica, la sua idea di rock rivisitando pezzi celebri e meno celebri. Da Roy Orbison con l'arcinota, a dire il vero non così tanto nel 1976, Pretty Woman, Jailhouse Rock passando per la Twentieth Century Fox di doorsiana memoria, fino a American Dream, Do You Believe in Magic?. Quello che a torto o a ragione a partire dagli anni '80 (almeno da American Fool del 1982 in poi) e per buona parte dei '90 sarebbe stato considerato una sorta di alter ego di Bruce Springsteen si presenta con tutte le credenziali una voce tremendamente rock e l'energia che lo contraddistingue.




JOHN COLTRANE - Live at The Village Vanguard Again! (1966)

Chi sono io per spiegarvi chi era John Coltrane? Davvero, nemmeno saprei da dove cominciare...per questo mi viene in mente un paragone forse azzardato ma che spero renda l'idea. Avete presente Ernesto Guevara detto Che? Il mito, l'eroe rivoluzionario e romantico? Ecco John Coltrane è un po' come lui, uno che ha fatto grandissime cose, che tutti riconoscono e idolatrano o il cui volto portano fieramente stampato su una maglietta ma che sotto sotto nemmeno sanno perché. Si perché molta della gente che riconosce il viso o il nome del Che così come quello di John Coltrane nemmeno sa chi sia o cosa abbia fatto. Ecco allora che questo disco del 1966 registrato in un luogo altrettanto mitico come il Village Vanguard nella 7ª strada di New York potrebbe essere l'occasione buona per fare ammenda e cominciare ad avvicinarsi a un mito vero della musica, uno capace di segnare un prima e un dopo nella storia del Jazz. In questo modo potreste cominciare a capire chi era veramente John Coltrane. Again! coglie il sassofonista di Hamlet a pochi mesi dalla fine in pieno periodo free jazz; lasciatosi alle spalle i fasti del bop, rivisita come nei precedenti dischi registrati nel famoso locale, i grandi classici, in questa occasione accompagnato dalla moglie Alice al piano e da Jimmy Garrison al contrabbasso tra gli altri. Le registrazioni sono appena 3 e su tutte spicca un'incredibile, strabiliante versione di Naima. Buon ascolto!

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