Jonathan Coe - Donna per caso (1987)

di Fragoladibosco

Per puro caso mi son ritrovato a leggere Donna per caso, opera prima di Jonathan Coe. Consumati velocemente Se hai bisogno, chiama di Carver e Se questo é un uomo di Primo Levi (prima o poi dovró scrivere qualcosa su questo libro), ho iniziato a spulciare i cumuli di libri che facevano bella mostra sulle mensole della casa presa in affitto per le vacanze. Fra i sempreverdi libri gialli estivi e mega-tomi d'avventura/spy-story, il primo libro di Coe mi ha subito stuzzicato l'intelletto, grazie soprattutto ai buoni ricordi che serbavo de La famiglia Winshow (piccolo gioiello che consiglio caldamente). 

Ok, donna per caso sei mia! Mattino, spiaggia, lettino, figli a debita distanza e lettura sfrenata intervallata da lunghe nuotate per assimilare la vita di Maria nei suoi snodi fondamentali: il periodo degli studi a Oxford, il matrimonio, la nascita del figlio, la sua vita familiare, il naufragio del matrimonio, la sua crisi cosmica... Sono accompagnato passo passo dall'autore che, inserendo nella storia un ipotetico narratore impalpabile come una telecamera, ci presenta con arguzia e sarcasmo "british" la sterile e apatica anima della protagonista, una donna come tante (lo stesso discorso avrebbe potuto farlo per un uomo) che subisce la vita, che non riesce a gestire il caso. Maria non riesce a cogliere le opportunità scolastiche, quelle lavorative, non riesce a dare importanza alle relazioni umane e a quelle amorose. Un vero disastro di donna! 



Romanzo cinico e freddo come spesso é la vita che si affronta, trama scarna senza esplosioni di alcun genere con una protagonista talmente inetta da prendere a sberle (ma, in mille occasioni, quanti schiaffoni si sarebbero meritati tante persone care che ci circondano?), un'incapacità di vivere pienamente la vita che avrebbe fatto gioire il nostro caro Italo Svevo a lungo. Con Donna per caso del 1987, Jonathan Coe presenta al mondo il suo stile particolare, la sua grande capacità di costruire una prosa complessa ma molto fluida, tagliente e ironica come solo un inglese potrebbe fare. 

Non un libro imprescindibile né un capolavoro del XX secolo, centocinquanta pagine che scorrono velocemente, che fanno pensare e nelle quali è facile immedesimarsi. Un'opera in cui lo squallore della vita quotidiana fa orrore tanto quanto la psicologia "aliena" di Maria. Una storia che non cerca l'empatia del lettore nè una facile pietà. La vita di Maria come mille altre, vuota e senza scintille. Una lettura che, a fatica, accenderà l'anima di chi legge. Dentro di me sento però ancora il leggero calore della fiamma di una piccola candela e spero che resista a lungo.... 



ps
Coldplay, "Trouble" dal loro primo album Parachutes (2000). Mi balza subito in mente Chris Martin, prigioniero nell'oscurità, legato con delle corde a una sedia, solo in un freddo glaciale. Chris e Maria, legati da un destino puramente casuale....

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