Gino Paoli - Basta chiudere gli occhi (1964)

di Maurisio Seimani

"...è poter vedere in una stanza buia
con gli occhi chiusi
quello che vogliamo."
(Vivere ancora)


C'era una volta Gino Paoli, Gino Paoli l'artista. Basta chiudere gli occhi. Basta chiuderne uno, quantomeno, e concentrarsi per un momento sull'altro. Come molti già sapranno il suo nome negli ultimi mesi è circolato fra quotidiani nazionali, siti di musica, e social networks per vicende che con l'arte hanno ben poco a che vedere: il signor Gino, ad oggi, si trova infatti sotto indagine della Procura di Genova per un ammanco fiscale (al momento precisiamo solo presunto) di qualche centinaia di migliaia di euro. Il fatto che questo sia successo nel momento in cui oltretutto il nostro era anche presidente di un'organismo quale la SIAE, percepito usualmente come già abbastanza impopolare di suo, può far comprendere quanto in certi ambienti musicali, almeno quelli più underground, il cantautore genovese sia oggi malvisto.


Bene, Basta chiudere gli occhi. Per ironia della sorte è anche il titolo di un album, strepitoso, sicuramente uno dei dischi più belli di tutta la storia della canzone d'autore italiana, pubblicato proprio da Gino Paoli nel 1964 e contenente sia pezzi originali che due straordinari successi piazzati dall'artista genovese solo l'anno precedente: Che cosa c'è e Sapore di sale.
Dodici tracce, dodici gioielli, che si srotolano all'ascolto come un delicato tessuto di rara qualità, sorrette, come sono, da arrangiamenti che si affidano al genio di due giganti quali Ennio Morricone ed Alessandro Alessandroni. Il piglio compositivo, anche all'interno della singola canzone, segue perciò splendidamente e cinematograficamente le sensazioni espresse da ogni singolo verso, ora aprendosi ad imponenti tappeti d'archi, ora richiudendosi discretamente su un mood affidato solo ad una melodica, un contrabbasso ed una batteria appena "spazzolata"...
Impossibile sarebbe poi non sottolineare la bellezza dei testi, a tratti davvero da brividi, in cui l'amore viene trattato in una moltitudine di sfaccettature e colori, ma con atteggiamento maturo, "asciutto", senza cioè che questo trascenda mai nel mieloso o nel patetico. L'interpretazione è perfetta, scandita, profonda, sentita quanto si richiede a un cantautore e, solo quando serve, lirica. L'incanto è così raggiunto: l'ascolto di Basta chiudere gli occhi trascina "lo spettatore" in territori lontani, dimenticati (e ad oggi mi arrischio a scrivere quasi lisergici) in cui è bello sprofondare. Nel mezzo, degli assoluti capolavori: come la title-track, la già citata Che cosa c'è, A Milano non crescono i fiori, Nel corso (una canzone che in qualche modo anticipa il progressive che verrà), Sapore di Sale, Vivere Ancora...

Vivere ancora, già. Perchè anche all'epoca si parlò di Gino Paoli per vicende che con l'arte avevano poco a che fare. Dopo avere scandalizzato la stampa nazionale a causa della sua relazione con Stefania Sandrelli (consumatasi mentre l'artista era già sposato e in attesa d'un figlio dalla moglie legittima), il cantautore genovese l'11 luglio 1963, s'era sparato un colpo al cuore, per sua fortuna sbagliando mira di pochi millimetri ( "Il suicidio è l'unico, arrogante modo dato all'uomo per decidere di sé. Ma io sono la dimostrazione che neppure così si riesce a decidere davvero", dirà più tardi). Il disco di cui qui si sta parlando segue quegli avvenimenti e precede un lungo periodo lontano dai riflettori di cui in pochi, forse, oggi hanno ancora memoria: Paoli finì infatti ad esibirsi, per pochi soldi, nei night-clubs della Costa Ligure, ritrovando realmente la popolarità perduta solo nel 1984, vent'anni dopo, grazie al singolo Una lunga storia d'amore.

Basta chiudere gli occhi, insomma, ed aprire bene i timpani. Mai la percezione sociale delle vicende personali di un'artista si confonda con la percezione reale della sua arte, se arte è. Questo disco è un tassello splendente ed irrinunciabile della storia del nostro cantautorato, che ogni amante della musica dovrebbe ascoltare almeno una volta nella vita. Preparandosi al fatto, pressochè scontato, che se davvero amate la Musica con la M maiuscola difficilmente vi acconteterete di un solo ascolto.



Tracklist:

Che cosa c'è
Ricordati
A Milano non crescono i fiori
Basta chiudere gli occhi
La nostra casa
Vivere ancora
Sapore di sale
Nel Corso
Domani
Io e tu
Sarà così
Ieri ho incontrato mia madre

4 commenti:

  1. Maurisio Seimani io la denunzio per violazione dei diritti d'autore!

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  2. Bravi, questo disco è una pietra miliare della musica del nostro paese, pietra d'angolo di molto cantautorato che ne sarebbe seguito, e bravi a sottolineare l'apporto di due grandissimi come Morricone ed Alessandroni, di cui in pochi avrebbero parlato.

    Ma perchè non sia tutto rose e fiori vorrei fare notare che nell'album in questione il genio di Morricone sembra molto più ispirato di quello di Alessandroni.
    Sono con voi: tutte le canzoni di questo disco sono belle e per l'epoca mordenissime.
    Ma ascoltate con attenzione: arrangia Morricone in Che cosa c'è, Vivere ancora, Sapore di sale, Nel Corso, Domani, Io e tu, Sarà così. La differenza si sente eccome,con buona pace di Alessandroni. Questi sono i pezzi che suonano meglio e dove si raggiunge davvero l'incanto che dice il sig. Maurizio.

    Scusate queste considerazioni da nerd musicale ma mi ha stupito venire a conoscenza che si recensiscano ancora dischi di questo tipo e che se ne possa ancora discutere.

    PS: la sua cover quel Mike Patton poteva risparmiarsela.

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    1. Devo dire che invece le tue sono considerazioni interessanti, perchè riascoltando il disco in effetti la differenza che tu evidenzi si sente.

      Non essere troppo cattivo con Mike Patton!

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  3. Ma un link per scaricare il disco?

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