Musica e parole: Cristo si è fermato a Eboli

di Fragoladibosco

"...per i contadini lo Stato è più lontano del cielo
e più maligno, perchè sta sempre dall'altra parte..."
Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli

Cristo si era fermato a Eboli, non era andato oltre. L'interno della Lucania l'aveva lasciato a se stesso, ai poveri contadini malarici, alle bestie, alle intemperie atmosferiche, alle malattie, alla povertà strisciante, alla piccola borghesia reazionaria, al fascismo caporale dei podestà. Cristo non si era spinto fino a Gagliano e a Grassano e a Gaglianello, piccoli paesi abbandonati da Dio dove Carlo Levi era stato confinato per le sue attività antifasciste a metà degli anni '30. 

L'autore, a metà anni '40, racconta realisticamente la sua esperienza monotona e ripetitiva dell'esilio forzato, la sua quotidianità triste e malinconica, il cambio delle stagioni, le leggende sui briganti e i monachicchi (gli spiriti dei bambini morti prima del battesimo).
Scorrendo le pagine del libro, ci si trova catapultati in un mondo rurale quasi primitivo, lontano anni luce dalla "modernità" che, a grandi falcate, conquistava il Nord Italia. Il Meridione viene descritto puntigliosamente attraverso le figure delle donne-streghe, del parroco sempre ubriaco, dei bambini che seguivano l'autore in ogni dove, dei due dottori incapaci e malvisti del paese, dei malati che venivano curati dal Dottor Levi, dei contadini che all'alba si dirigevano nei loro appezzamenti per cavare il nulla dal terreno. 

La "questione meridionale" è affrontata in modo diretto, senza alcun giro di parole. La Lucania è un mondo fuori dalla Storia, estranea al Progresso, un mondo lasciato a parte, dimenticato dallo Stato centrale. Son passati oltre 80 anni ma tutto pare uguale, le questioni sul banco sembrano sempre le stesse, la volontà statale a "far qualcosa" sempre subordinata al dover far qualcos'altro di più importante (o al non far nulla). Non è una questione di colore politico, tutti hanno fallito sia i fascisti che i socialisti, sia i liberali che i democristiani. Forse, scrive Levi, la via federalista potrebbe essere quella della svolta, una svolta che si aspetta da sempre, in un'attesa eterna e oramai rassegnata. 

Un libro che fa male, un libro che dà il voltastomaco, crudo e angosciante a tratti, un capolavoro sociologico che lascia l'amaro in bocca e un forte senso di nausea. Una fotografia nitidissima di quello che non dovremmo essere, un punto di partenza per quello che dovremmo fare. 

Ma, come dice il Maestro Battiato, "la primavera intanto tarda ad arrivare".



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