Patti Smith Live @ Festival del Vittoriale 28/07/2015

di Johnny Clash

40 anni. Tanto è passato da quando la Arista Records dava alle stampe il disco d'esordio di un'artista proveniente dalla scena underground newyorkese destinato a imporsi come irrinunciabile caposaldo di qualsiasi collezione rock che si rispetti. La sua copertina, una scarna fotografia in bianco e nero, immortalava una ragazza dallo sguardo calmo, ma anche estremamente sicuro e deciso, che a stento riusciva a malcelare una certa feroce strafottenza. In alto, a destra, una scritta in semplici caratteri Arial riportava il suo nome ed il titolo dell'opera: "Patti Smith  Horses".

Quanto avrebbero trovato fra i suoi solchi, coloro che si fossero portati a casa quel 33 giri, sarebbe stato uno stupefacente manifesto musicale, che nel momento stesso in cui si riallacciava ad una certa estetica propria dell'ormai attempata generazione di Woodstock, celebrandone ideali, eroi e leggende, proponeva un impeto musicale nuovo, che riferendosi alla lezione di gruppi quali Velvet Underground e Stooges, mostrava anche un piglio futurista che anticipava elementi punk, post-punk e new wave, generi musicali che si sarebbero definiti ed imposti solo negli anni a venire.


Proprio la celebrazione dell'anniversario della suddetta strepitosa creatura, è il preteso del nuovo tour della celeberrima "sacerdotessa del rock", che appare sul palco del Vittoriale degli Italiani fra scroscianti applausi verso le 21.30 e, senza tanti fronzoli, attacca il primo pezzo dell'album: Gloria: In Excelsis Deo.

L'esecuzione di tutto Horses, dall'inizio alla fine, nel completo rispetto della scaletta dell'album, diventa nella sempre splendida cornice del Vittoriale esperienza profonda ed alla distanza travolgente. Patti Smith, che sfoggia una folta chioma bianca, rivela una forma smagliante, gigantesco carisma, ed un controllo della voce tutt'ora impeccabile nella sua aggressività. La band di navigati polistrumentisti che l'accompagna s'alterna scioltamente agli strumenti tra una canzone e l'altra. Un primo climax lo si raggiunge già durante i 10 minuti di Birdland, in cui la Smith ipnotizza il pubblico con un'interpretazione profonda ed avvolgente. Free Money, Kimberly and Break it up tengono alta la tensione, ma è la cavalacata Land a infuocare l'ambiente con potenza detonante, portando all'eplosione una platea fino a quel momento molto calorosa, ma piuttosto compassata.
Tutti in piedi, dunque, agitando pugni, battendo mani, e urlando a squarciagola sotto il palco. 

Il finale è per una cover al fulmicotone di My Generation degli Who, una ruggente versione di Summer Cannibals (suo noto singolo degli anni 90)  e per i classici intramontabili Because the night e People have the power.
Ci si saluta così? No, perchè imbracciata la chitarra Patti torna sul palco strapazzandola violentemente in un selvaggio crescendo noise che porterà alla rottura di tutte le corde della stessa. 
"This is not fucking poetry, it's life!" urla a pieni polmoni verso un pubblico ormai completamente ammaliato.
E' l'ennesimo picco di uno show che ha riproposto un'artista tonica, convincente, meravigliosa ed ancora perfettamente in grado di tenere testa al suo mito. Un mito che a 40 anni dall'uscita di Horses riesce ancora nell'impresa, non banale, d'apparire sorprendente.

14 commenti:

  1. horses,horses,horses...grande!!

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  2. Note a margine:

    la Patti ha sparato due tre sputi imperiali da mandare in fuga un lama e tutta la generazione punk degli anni 0 ad oggi. rocknroll!
    Grande quando ha visto alcuni bambini in mezzo alla bolgia nelle prime file e li ha tirati sul palco a guardarsi il resto del concerto da lì. Fortunelli
    Grande quando ha suonato People have the power invitando sul palco un ragazzino di 15 anni a darci dentro con la chitarra elettrica.
    My Generation devastante.
    Sciamanica e inquietante nel finale. Quando ha cominciato a sbraitare nel microfono e ditruggere la chitarra qualcuno ha giustamente detto che nell'anfiteatro sembrava di essere dentro la scena de I guerrieri della notte del discorso di Cyrus "VI SIETE CONTATI?"

    "THIS IS NOT FUCKING POETRY!" nella casa del Sommo Vate, impagabile.

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    1. Patti è sempre grande.
      Credo che, anche chi veda per la prima volta un suo concerto, non possa che esserne affascinato.
      Per me e la mia amica, da dicembre, era il quinto (gli altri non li contiamo nemmeno più...). Ogni volta ci regala gioia e commozione...al Primavera Sound abbiamo anche pianto.
      Sono la zia di due dei bambini saliti sul palco.
      Sono abituati a essere portari ai concerti (tra altri hanno ascoltato Battiato e Capossela, Caparezza tre volte nell'ultimo tour) ma erano felicissimi e si ricorderanno questo momento per tutta la vita :)

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    2. Queste sono storie che piacciono! I cani scondinzolano! Grandi!
      I nipoti fra qualche anno li vogliamo qui che gli passiamo il testimone, semprechè vogliano portare avanti questa baracca! scalcinata.
      Un saluto!

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  3. Brava Patti, bravo anche Johnny Clash

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  4. patti non propriamente un esempio di kalokagathia, comunque

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    1. Cazzo non si dice l'età di una signora, ma ha quasi 70 anni, chi se ne frega, credo che nessuno fosse lì per guardargli il culo.


      (...o sì?)

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    2. mmmmmm il culo della patti mmmmmm

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    3. Dai, per favore...

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  5. comunque complimenti per la foto ragazzi, che pelata il tipo. ;-D!

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  6. "This is not fukin poetry"
    deve aver trovato il tempo di leggersi D'Annunzio per avere un'idea così chiara della sua poetica

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