Dio del mese: B.B.King, king of the blues

del Duca


Quello che ha di bello il blues è che è semplice: si canta una frase, la si ripete, e infine si trova una frase che faccia rima con le prime due. Questa semplice forma si chiama twelve bar blues (blues in dodici battute), perchè ogni frase dura quattro battute, però in questa forma essenziale si possono infilare centinaia di storie, sacre e profane, che parlano dell' amore, spirituale e materiale, dei rapporti fra uomo e donna, della sofferenza e della gioia. Il blues non ci propone viaggi psichedelici o sonorità aliene, ci parla semplicemente delle persone, e insomma, se vuoi cantare il blues la sensibilità è fondamentale, e vale molto più della tecnica. 

Ad ascoltare B.B.King questa cosa la noti immediatamente, la sua voce non è mai impostata ma anzi sgorga in maniera istintiva e ancestrale, e ti riporta ad un mondo che sembra lontanissimo ma è ancora attuale, ci senti dentro il canto dei lavoratori nelle piantagioni, che usavano il blues per alleviare la fatica e sopportare il dolore alla schiena, ma anche l'entusiasmo del rhytm'n' blues, la Memphis degli anni Quaranta, l'ottimismo di chi vede finalmente riconosciuti i diritti civili e l' ironia di chi la vita l' ha vissuta sulla strada, letteralmente. 

Eh sì perchè il nostro Riley B.King, nato nel Delta del Mississippi nel lontano 1925, ha esordito cantando il blues ad un angolo di Church Street, a Lexington, dopo la giornata di lavoro nei campi, e sebbene durante la sua carriera abbia sfornato una buona ventina di album, oltre a svariati live, non ha smesso di tenere concerti fino a che le forze glielo hanno consentito. 



Ho avuto la fortuna di ascoltarlo pochi anni fa all'ippodromo di S.Siro a Milano, in compagnia degli ottimi Mr.Sgabello (batterista dei Saddamned) e Maurisio Seimani (servono presentazioni?). Sebbene fosse già provato dal diabete che lo ha consumato, ricordo quel concerto con grande felicità. 
La Leggenda, ha cantato con sincerità ed onestà, e quando magari non ricordava un passaggio di una canzone, allora flirtava con il pubblico, e anche quando le dita non trovavano la nota giusta sulla tastiera della sua Lucille, quella nota non era mai sbagliata comunque perchè era parte dell' imperfezione umana, qualcosa che c'è e che non ci deve far provare vergogna. 
Insomma una grande umanità ma soprattutto una grande semplicità, un uomo grande e semplice come una canzone blues, come la sua musica, anni luce lontano dalla boria di molte stellette del pop che mai potranno anche lontanamente avvicinarsi a quello che quest' uomo ha fatto nella sua carriera. I premi e le onorificenze ricevute parlano da sole: quattro lauree ad honorem, due grammy awards, miglior artista blues nel '75 '81 ' 86 '93, nella r'n'r hall of fame, miglior chitarrista per Guitar Player dal '70 al '74 … ha suonato con i più grandi dei quali fu amico stimato (Miles Davis, Dizzy Gillespie, George Coleman, Etta James, Eric Clapton, Keith Richards solo per citarne alcuni). Il 14 Maggio di quest'anno B.B.King ci ha lasciati, e con lui se ne va un irripetibile artista e una grande persona. Addio B.B., e grazie per la splendida musica che ci hai regalato.

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