Alessandro Alessandroni - Light and heavy industry (1984)

a cura di Joe The Dog
Testo di Thelonius Mork

Vi siete mai chiesti di chi fosse quel fischio? Quello che sta in alcuni pezzi che Ennio Morricone compose per Il Buono, il brutto, il cattivo o Per un pugno di dollari, intendo, quello che ricompare pressochè identico anche nel tema principale di Lo chiamavano trinità? Oggi siamo portati a pensare che, se in una canzone compare un fischio, questo sia senz'altro prodotto da un qualche aggeggio elettronico o comunque da un software o da una certa app specializzati in fischi. E invece no: sono composizioni di un'altra epoca quelle, un' epoca in cui dietro ad un fischio ci stava semplicemente uno che fischiava.
E allora segnatevi che in tutti i brani sopracitati quel fischio appartiene ad un polistrumentista che è in grado di suonare con superbia maestria: chitarra, pianoforte, fisarmonica, sax, flauto, mandolino e sitar. Quel fischio, cioè, ha un nome ed un cognome. Quel fischio è dell'uomo che Federico Fellini definì appunto "Fischio", da scriversi però con la F maiscola. Quel fischio...è Alessandro Alessandroni.

Il bello della nostra epoca, invece, è che a volte una domanda cretina come quella in apertura del post può avere per risposta la giusta chiave di ricerca, quella che inaspettatamente può aprire porte su paesaggi apparentemente infiniti. Ecco che dunque, parlando di Alessandro Alessandroni, io non so nemmeno da che parte cominciare. Forse si dovrebbe semplicemente consigliare a chiunque di inserire quelle due parole magiche su Google per poi perdersi nel viaggio che si preferisce affrontare.
Geniale compositore nato a Roma nel 1925 e tutt'ora in vita, Alessandroni non s'è infatti limitato alla stesura di brani spesso superlativi per colonne sonore di pellicole poliziottesche, spaghetti western e commedie all'italiana...approfondire la sua opera è sprofondare in un oceano di progetti, collaborazioni, interpretazioni, che vanno a comporre una sorta di culto fantasma che ad oggi sedimenta monumentale nei fondali del web


Con il grande maestro Piero Umiliani (cui prestò oltretutto la voce assieme alla moglie per il celeberrimo pezzo Mah-nà Mah nà, scritto per la colonna sonora del film Svezia, Inferno e Paradiso, e consegnato alla gloria da una travolgente interpretazione dei pupazzi del Muppets Show) ha pubblicato nel 1971 lo strepitoso Underground, bomba groove straordinariamente divisa tra psichedelia, kraut rock ed avanguardia, per anni attribuita ai misteriosi Braen's Machine (sigla sotto cui si celavano in verità gli stessi Umiliani ed Alessandroni). Precedentemente, andando a spulciare nei suoi anni 60, si scoprono invece I Cantori Moderni di Alessandroni, non solo esecutori materiali del celeberrimo brano già citato Lo chiamavano Trinità (scritto però da Franco Micalizzi e cantato da Lally Stot), ma anche collaboratori in moltissimi pezzi pubblicati in quegli anni in Italia dalla RCA, in moltissime colonne sonore, e straordinari protagonisti di canzoni nelle quali l'armonicizzazione delle parti vocali era capace di lasciare più che sovente l'ascoltatore a bocca aperta. 
Saltando negli anni 80 si scopre invece il capolavoro d'avanguardia Light and Heavy Industry, l'album che qui viene proposto, un gioiello sonoro in cui il genio d'Alessandroni si esprime in tutta la sua libera follia, miscelando con sconcertante disinvoltura industrial, ambient, elettronica, dark. Venendo a tempi più recenti ci si imbatte invece nelle sue collaborazioni col duo di produttori berlinesi Daniel Paul and DJ Honesty (conosciuti anche come Slope) con i quali il nostro realizza albums disco-lounge dal sapore vintage, che impreziosisce a sprazzi con classici inserti dal suo repertorio: le vecchie armonicizzazioni de I Cantori Moderni, fraseggi avvolgenti di strumenti a corda, interventi di strumenti musicali non convenzionali per il genere.

Queste solo alcune grandi linee di un viaggio che si compone anche e soprattutto di una miriade di piccole chicche musicali in mezzo alle quali, per dirla parafrasando le parole del poeta, è dolce il perdersi.

Qui sotto dunque Light and Heavy Industry, uno dei suoi grandi capolavori degli anni 80, ma sia ben inteso che non ha alcuna importanza, in verità, da dove intendiate partire. Solo, non mancate di inserire in un qualsiasi motore di ricerca il nome di Alessandro Alessandroni.

9 commenti:

  1. Il fischio di trinità e il marara tuturuttutu in un solo post insieme ad un disco industrial spaccaghigna. I complimenti...

    RispondiElimina
  2. Me è già arrivato luglio col suo dio del mese?

    RispondiElimina
  3. AHAHAHAHAH, andate a cercarvi "Coro a bocca chiusa - Azzurro" su You Tube. C'è una scheggia impazzita dei Nuovi Cantori di Alessandroni, tale Lorenzo Spadoni, che fa un'assolo di pernacchie su Azzurro di Conte...tra le cose che ho trovato accettando il vostro consiglio...Alessandroni come tana delle trigri!

    RispondiElimina
  4. Negramaro Negramaroni23 giugno 2015 alle ore 17:01

    I nuovi cantori di Alessandroni figurano anche nei credits del disco Non al denaro non all'amore nè al cielo di De Andrè e sono loro a suonare sotto molte celebri canzoni originali di Modugno, tra cui Meraviglioso, che ha un arrangiamento ineguagliabile (a cospetto del quale la recente cover dei Negramaro è un insulto)

    RispondiElimina