Sto soffrendo.
Sto scrivendo questa recensione inginocchiato sui ceci mentre un doloroso cilicio sta mortificando la mia carne e il mio spirito. Perchè soffrire? Perchè farsi del male? Forse perchè mai avrei voluto scrivere male del gruppo di Issaquah. Mai avrei pensato che la loro indole indipendente e alternativa fosse annacquata dalle morbidezze e rilassatezze commerciali d'alta classifica (si fa per dire, naturalmente). Intendiamoci, il nuovo lavoro Strangers To Ourselves non è un brutto album (vedete, neppure ora ce la faccio a parlarne male), forse troppo lungo e dispersivo, una migliore selezione avrebbe giovato sul risultato finale. Ma allora cosa non va?
Il topo modesto, dopo ben otto anni, si ripresenta sulle scene mondiali dopo il modesto We Were Dead Before the Ship Even Sank in cui la presenza del mitico Johnny Marr aveva garantito un migliore ritorno sulle vendite e una netta virata pop (tanto per rimanere nel concept nautico dell'album) nel sound e negli arrangiamenti. Strangers To Ourselves sembra mantenere la stessa lunghezza d'onda, musica "quasi" leggera per ascolti facili. E' totalmente sparita la ruvidezza aggressiva delle chitarre, quelle continue "slamate" che mi avevano fatto innamorare di loro (i primi tre album docent). Lo sproloquio vocale di Isaac Brock è a tratti la parodia di se stesso, è maniera più che sostanza.
Rimangono tante belle canzoncine slegate una dall'altra che ricordano i fasti passati, piccoli contentini per i fan duri e puri di vecchia data. Le sferzate indie rock di fine anni '90 sembrano sublimate in un composto gassoso impalpabile giusto giusto respirabile dai polmoni, non avvezzi alle alte quote, dei fan dell'ultima ora. Troverete le loro classiche ballate (Of Course We Know), le storiche cavalcate (Lampshades On Fire), canzoni più intime (Coyotes) e altre completamente brutte e fuori registro (Pistol).
Siete stanchi delle mie lamentele? Ci credo, perdonatemi. Sembra lo sfogo dell'amante tradito? Forse sì ma cercate di capirmi e pure di consolarmi. Di un topo così modesto, Tommaso il Gatto non sa proprio cosa farsene.
Tracklist:
01.Strangers To Ourselves
02.Lampshades On Fire
03.Shit In Your Cut
04.Pistol
05.Ansel
06.The Ground Walks, With Time In A Box
07.Coyotes
08.Pups To Dust
09.Sugar Boats
10.Wicked Campaign
11.Be Brave
12.God Is An Indian And You're An Asshole
13.The Tortoise And The Tourist
14.The Best Room 15.Of Course We Know
01.Strangers To Ourselves
02.Lampshades On Fire
03.Shit In Your Cut
04.Pistol
05.Ansel
06.The Ground Walks, With Time In A Box
07.Coyotes
08.Pups To Dust
09.Sugar Boats
10.Wicked Campaign
11.Be Brave
12.God Is An Indian And You're An Asshole
13.The Tortoise And The Tourist
14.The Best Room 15.Of Course We Know
Non ci siamo...
RispondiEliminaQuando i topi ballano, il gatto non è felice
EliminaAlbum in studio
RispondiElimina1996 – This Is a Long Drive for Someone with Nothing to Think About
1997 – The Lonesome Crowded West
2000 – The Moon & Antarctica (riedito nel 2004)
2005 – Good News for People Who Love Bad News
2007 – We Were Dead Before the Ship Even Sank
2015 – Strangers to Ourselves
Un topo che fa spazientire un gatto su un blog di cani...ma è il sito della hanna Barbera?
RispondiEliminaE venne il macellaio
Eliminache uccise il bue
che bevve l’acqua
che spense il fuoco
che bruciò il bastone
che picchiò il cane
che moorse il gatto
che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Chicco e spillo ve la dovete ficcare su per il culo.
RispondiEliminaDai Badangha fa mia isè...
EliminaComunque io ci tenevo a dire: meno Topolino e più Topo Gigio.
RispondiEliminaComunque la traduzione dei testi in inglese è sempre una delusione...spiegatemi che cavolo vorrebbe dire il testo dei PJ.
RispondiEliminaIn che cazzo di lingua lo vuoi tradotto per capirlo?
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